Ducumentu
Biennale di prosa - Angela Russo

Angela RUSSO

 

Erano passati mesi, stagioni, anni. Milioni di foghe sbiadite avevo guardato, disperse dal vento al tramonto; migliaia di discorsi erano scivolati via dai nostri pensieri, e le loro voci ci avevano appena sfiorato; centinaia di dolori ci avevano rattristato e cento gioie ci avevano allietato; decine di delusioni mi avevano gelato l'anima; un uomo l'aveva scaldata. Lui e lui soltanto. Per mesi, stagioni, anni, e anni ancora.

Li avevo intagliati, marchiati a fuoco su ogni fibra del mio essere, il suo coraggio, l'ardore della sua giovinezza generosa, il suo bel viso, il suo amore per me e per lei.

 

Lei chi era? Lei era sempre là, altissima e terribile, di mostruosa potenza, 'a Muntagna, croce e delizia della nostra esistenza, il vulcano, con i suoi fiumi di lava incandescente che scendono dalle bocche e si disperdono come serpentelli vermigli, con cenere e lapilli che tutto coprono e anneriscono, mentre un fumo scuro s'addensa in nube gigantesca: uno spettacolo davvero sublime ! Lui l'amava alla follia, voleva solo e sempre... camminare e salire... e ammirare e respirare... sentire e toccare... l'Etna, che si trasformava, in inverno, in una bella, candida signora... E io gli chiedevo: perché?

Perché hai dovuto lottare contro tutti... per lei? E con la sua risposta io vidi il mare in burrasca della sua vita: le lotte che aveva sostenuto, quelle che stava sostenendo e quelle che avrebbe dovuto ancora sostenere per lei, grande amore contrastato... e (mi si stringeva il cuore !) vedevo anche la tempesta che l'avrebbe sommerso...

Perché la devi lasciare... a causa della tua famiglia? Perché era una famiglia di capitani di Marina, di padre in figlio, sempre gente di mare... mai, per esempio, un alpino, o uno che praticasse lo sci, o magari, fra i più giovani, uno scalatore o, infine, qualcuno che amasse una semplice passeggiata domenicale... mai ! Mare, e navi, solo mare, e marinai, e sempre, e ancora mar ! E così, quando lui annunciò a suo padre che voleva dedicarsi allo studio di vulcani e terremoti, il terremoto lo scatenò suo padre l'ammiraglio...il quale poco mancò che fosse colto da ictus...e che gli rispose (vi lascio immaginare con quale tono di voce...) che non se ne doveva più neanche discutere. E uscì dalla stanza... alquanto... infastidito...

Ma, in coscienza, poteva egli aspettarsi che suo figlio si rassegnasse senza aprir bocca, senza muovere un dito, senza... scardinare porte e frantumare vetrate? Ero una ragazzina innocente, che ancora credeva a fate e principesse, re e regine, ma io sapevo che lui non voleva e non poteva fare ciò che suo padre aveva deciso per lui... No, suo padre non lo poteva allontanare da lei... eppure... lo allontanò da lei, da me, da se stesso, da tutti i mari del mondo, per sempre...

Era una mattinata limpida, lui stava passeggiando su in montagna... io non so come successe, ma posso immaginarlo... era tanto disperato che forse non guardava nemmeno dove metteva i piedi... e scivolò cadendo in un fosso profondo, il giorno prima della sua partenza per Livorno.