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Uriginale

Il Mustafa di Marika

La vetrata floreale del capanno del giardiniere,
non parlatemene, ve ne prego!
Li vidi tra le corolle dei fiori,
oh, si, li vidi, attraverso la floreale vetrata.

Mustafa esce fuori dal bagno nudo, gocciolante
si dà una stiracchiata, si dondola, ritto
di fronte a Marika  -
Mustafa dev’essere un tantinello pazzo
anche sua moglie quietamente comincia a spogliarsi !

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La casa morta

Bianco spazio privo dell'orologio del nonno
Tavolo di noce dimentico del tempo
Impronte digitali deterse dalla polvere
Chiavi smarrite da tempo
Cassetta postale bloccata dalla ruggine
Una vecchia che s'addormenta all'improvviso (in un bicchiere i suoi denti)

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Uriginale

Tempo di guerra

Avevo l’abitudine di parlarmi dentro perché nessuno potesse ascoltarmi,
e tutti sospettavano scaltrezza in quel mio silenzio!
Il turco era pericoloso, non doveva esser parlato,
ed il greco assolutamente proibito…
I miei vecchi, che volevano salvarmi, stavano aspettando,
ognuno di loro col dito sul grilletto di una mitraglietta.
E comunque, ciascuno d’essi era volontario soldato.
L’inglese restava in posizione mediana,
un esile tagliacarte per tagliare le pagine dei libri di scuola,
una lingua da parlare in certi momenti

Mehmet Yashin

Mehmet Yashin

YASHIN Mehmet

(Nicosia, Cipro, 1958), vive tra Nicosia, Instanbul e Londra. Nel 1985 il suo primo volume di poesia ha vinto il premio dell’Accademia Turca per la poesia. I suoi testi sono hanno avuto una larga diffusione sia a Cipro che in Turchia. Ha studiato scienze politiche, storia e letteratura nelle Università di Ankara, Istanbul, Atene, Birmingham e del Middlesex.

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Saldi

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

Lentamente son tornata a denudarmi davanti
quell'altro specchio dello spogliatoio,
le proporzioni perdute. Ho visto che alcune tue
tenere parole erano rimaste impigliate
all’orlo del mio reggiseno. Ed alcuni piccoli
sciatori sono scivolati a zig-zag facendo
un baccano d’orzata lungo le mie spalle: erano
i tuoi scherzi. E in quanto a ciò sono difficile ed
un paio di lazzi ancora sono rimbalzati sopra lo sgabello
con un rumore d’attaccapanni. Uno sull’altro i
tre vestiti discreti che con indolenza ho provato nel

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Icaro

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

Il padre ti insegnò a far le ali.
Per questo e perché fuggisti dal labirinto
le accettasti come una buona cosa.
Era bella, la terra dall'alto, con la ginestra fiorita.
Al tuo fianco le nuvole, sfilacciate come la lana di un gomitolo
con cui hanno giocato i gatti degli angeli.
Ed una fonte cantava: si vedeva la sua voce
quando il sole del meriggio le accarezzava l'acqua,
ed il fatto di non udirla, misura e leggerezza del piacere di volare.
Potesti qui riconoscere il quieto orgoglio dell'aquila ed il tuo,

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Fortune

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

Dice che l'amore è come un bicchiere:
si rompe se lo riempi troppo o
troppo poco.
Ronny Someck Pezzo di vetro

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Silenzio prima delle bombe

Poesie au pied de l’Etna

Una sirena. Il fuggi fuggi.
Dopo un gran silenzio, come una lastra tombale
sopra una torta di compleanno.
Riavvolgo parole per trovare quella mano
che portò via le candele della festa,
il malinteso che ti procurò la febbre.
Pesi trentadue chili e tua madre
sbuccia chicchi d'uva per te, ad uno ad uno.

"Spiegami storie di guerra, madre".
Una sirena, il fuggi fuggi.

Piove un silenzio intorno alla sera,
come se l'aria sudasse mentre spulcia
le léndini del ricordo fra i capelli
dei morti.

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Anne Sexton. In memoriam

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

Morire è facile se nella cesta vedi
tutte le cose facili che ci domandano
e non sappiamo come fare.
Morire è un'idea gradevole se la felicità
che han cucinato per te
stilla da un imbuto a cui non puoi sfuggire,
o la luna di marzo è soffice besciamella,
o la cipolla bruciata s'è infiltrata
come un'aroma d'Auschwitz
attraverso dei forellini, molto vicini,
come una comunità di proprietari.
Morire è una cosa pertinente
quando contando sappiamo che due più due fa uno
e che con questo non si può comprare

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Felicità

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

Non so quel che tu vuoi, da me.
L'istante felice? Questo gelo di tatto millimetrico che sigilla
quella pozza fra le pietre? Pensavi che era un occhio, e ti vedeva?
Al suo fianco le tue ansie sono arance di plastica.
Tu hai già saputo che la bellezza facile è una cosa triste, come tutte
le scuse, come la destrezza nel celare i detti
che fanno male.
Guardami: ancora sto lavando nell'acquaio la tortilla di patate,
ed indagando che cammino di nodi seguiron le formiche,

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