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Neil Armstrong

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

A lie will get you a long way, but won't take you home.
(Anonymous)

Una menzogna può portarti lontano; non potrà, però, condurti a casa.

(Anonimo)

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Orografia aerea

Poesie tradotte dal catalano da Giovanni Miraglia

In aria ci sono montagne ed altipiani
con i loro versanti, falde, piedi,
fenditure.
Le nubi li risalgono e li cingono. Non
raggiungono le vette e, per ciò, mai noi
vedendo le cime dei gas, pensiamo
che non abbiano picco.
Qualcosa di simile accade per quel che
riguarda l'anima. Molta poca gente
sa ben osservare la sua geografia;
ne sconosce i passi e le grotte.
Si arrischiano a volare sull'anima
come se fosse una pianura
sferica. A nulla serve avvertire che
la cosa è complessa a chi semplice
la desidera.

MIRAGLIA Giovanni

Anna Aguilar Amat

Anna Aguilar Amat

AGUILAR AMAT Anna

è una delle poetesse di lingua catalana più intense ed apprezzate al giorno d'oggi. Saggista e cattedratica (insegna terminologia e linguistica computazionale presso l'Università Autonoma di Barcellona) ha cominciato la sua attività poetica scrivendo poesie in castigliano.

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Allora quando l’amore non è strumentale

Allora quando l’amore non è strumentale
nascono mondi meravigliosi, si scompongono stelle.
Vibrano i colori in suoni d’immortalità
e in forme d’ogni specie, contenitore dell’universo
è l’amore
allora quando non è strumentale.

O Dio dove ti sei nascosto?
Ti dispiace forse?

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Delirium

Spezzato,
              incupito,
                           avvelenato,
resisto, spargo luce,
miele scorre dalle mie sorgenti.
Spezzato nel punto più debole,
il restare da soli
che non danneggia nessuno,
ma per me è la fine
dai dolori
che colano dolcezza
di sangue pigiato
in solitudine.

Oh, è geniale questa condizione, mentre capisco che ho perduto tutto, sento l’infinita felicità, dell’avere in mano
Il mio essere,
quello,
che non ha potuto donarmi
né lode, né corona.

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Ecco, ancora un poco

Ecco, ancora un poco, le febbri canteranno in me.
Si udiranno esili lamenti, tremendamenti sotili,
all’altezza del cervello, dall’imboccatura del cuore…
È l’ora della frattura.
Allontanatevi da me!
Non guardatemi.
Sono tremendamente bello.
Accecatevi…

Con le lacrime nude, dove la luce trema,
splende e cade
nel crepaccio del petto,
piange il mio volto
con occhi che guardano all’nterno.

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Nella feccia esistenziale, le stelle

Fino a quando continueranno a imporsi nella memoria
Nomi di re, mercanti, diplomatici?
Oh, questa folle storia non riesce a suscitare
Nelle progenie, nemmeno i più tiepidi sentimenti.
Io  lo so, l’amore per il passato, per i padri,
si concluderà nell’arroganza
fino a quando vorranno fissare i re nei nostri ricordi.

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Vuote nozioni

Vuote nozioni,
nella soitudine di spazio da voi formato
passo per inerzia insieme a voi,
nel mio spazio da me formato,
come in una città da  dove sono appena fuggiti tutti,
per sempre
con un sentimento assoluto di non ritorno
( cosa che, lo so, non può accadere ).

Vuote nozioni,
rimaste per aria, totalmente sconnesse,
per la ragione misera e drandiosa,
che non vi sento più.

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Senso, senso

Senso, mia prima vittima,
di nuovo ti sei aperto, di nuovo aspiri, puriificato
ritorni in vita.
Il cervello ti usa diabolicamente,
istigato a un crimine non perseguibile per legge.
Senso, mia sacra vittima,
così anche stanotte,
limpido,
( o dio, quanto sei bello,quanto sei limpido)
attiri e respiri ma non ti appaghi.
Niente ti risponde, niente ti riguarda
e tu, caro, nuovamente devi offrirrti.
Ma stanotte, nemmeno a darti a chi non ti aspetta,
nessuno ti vuole, mio senso.
E il cervello, questo magico diavolo

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