Versione :
Uriginale

da BRISCOLE AVVELENATE

2

La morte non ha barba, non ha scampoli.
Non ha sete la gloria, non ha svendite
E il cuore non ha sangue, non ha regole.

Non ha tempo la vita, non ha
più petali da spendere per te.
Questo il contesto storico, drammatico.

E in tale contesto agrario
l’hanno lasciato là il povero Bambacià.
Solo col cellulare in mano

tranciata, mentre straparlava in pista
piano piano, minchia minchia,
sotto il cielo pomposo, amaro.

Perché non ti ricordi più
di quelle notti scarrettate a Tindari
quando per un bacio d’amore

Versione :
Uriginale

da INFANZIE

16

Io avevo una madre e non voglio negarlo
Chissà da quanti anni è morta quella pavida

che a tutti diede tutto tranne la libertà.
Chissà da quanti anni il Fascio non c’è più

e non c’è più il termometro l’amante, la pomata.
La casa non c’è più il ragno, la tarantola.

Ma noi non ce ne siamo né accorti né pentiti.
Né ci siamo rivisti come all’epoca

sul ciglio del torrente bombardato.
Le cose sono andate in segatura e polvere,

mangiate da una tassa continua, inesorabile.
Chissà da quanto tempo non è più qui il quaderno

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ (Sicilia), è nato a Barcellona di Sicilia, 1937. Poeta visivo, pittore e scrittore, vive e lavora a Milano dal 1956. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz 1956), nel 1964 ha incominciato a produrre le prime Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1977 ha vinto il primo premio alla Biennale di San Paulo.
Versione :
Uriginale

Orario di un viaggio

Mezz’oretta prima di Pisino
La donna sul sedile vicino mi chiede
E Lei fin dove viaggia

Fiume
Scrivo con l’indice sul vetro

Anch’io fino a Fiume dice lei
Sebbene non le abbia chiesto niente

Traduzione di Eros Sequi

Versione :
Uriginale

22.VIII. 1976

Seguiamo la partita trasmessa
Borac-Partizan

Conduce il Borac uno a zero
Il Partizan è due volte migliore
E non fa che attaccare

In questo giorno nell’anno settantuno
Giocarono a Belgrado
Partizan e Borac

Quella stessa sera
Morì di cancro il mio secondo padre
Iljaz Kalčinić

Suo figlio ed io
Passammo la morte in prigione

Festeggiando il Partizan
Vittorioso per due a uno
Provocammo una rissa per la strada

Versione :
Uriginale

Il sangue limpido

Mia sorella Sadika
È stata rapita in pannolini
Durante la guerra

D’allora in poi
La madre partoriva solo figli maschi

Noi quattro fratelli
Ci raduniamo d’estate e dibattiamo
Dove potrebbe trovarsi nostra sorella

E nulla ci è dato di sapere

Passano gli anni
E il sangue diventa sempre più acqua

Traduzione di Sanja Roić

Versione :
Uriginale

Dalla raccolta Epigrammi romani

(traduzione di Sinan Gudzevic e Raffaella Marzano)

I
Ciò che da tanto bramavi, rimira, anima mia:
Roma che splende nel sol autunnale eterna città.
Anima, godi a fondo il giorno che vivi e Roma,
Anche se questo piacer domani dolore sarà.

IV.
Nelle terme a Roma c’erano una volta biblioteche:
Affinché fresco e pulito potessi leggere i libri.
Oggi fra libri polverosi, che sporcano e danno starnuti,
Sarebbero più salutari le terme nelle biblioteche.

V.
Ti lamenti, o Silva, che il cane Ulisse attacca la tartaruga.
Vuoi salvarla da lui, devi chiamarlo Achille.

Sinan Gudzevic

Sinan Gudzevic

GUDZEVIC Sinan

Sinan Gudzevic (Grab, Serbia, 1953). Ha studiato filologia classica e metrica antica all'Università di Belgrado e a Düsseldorf. Ha pubblicato versi nella raccolta "Gradja za pripovetke" (Materiale per i racconti), Belgrado (1978) e su riviste in Jugoslavia, Germania, Stati Uniti, Italia, Francia, Polonia, Romania. Nel 2001 ha pubblicato a Spalato un suo libro intitolato "Epigrammi romani", che comprendono più di 100 testi, scritti tutti in distici elegiaci, frutto dei suoi soggiorni a Roma. Ha viaggiato molto e soggiornato in paesi europei e sudamericani.

Versione :
Uriginale

Maqam

pourquoi la montagne
s'est-elle convertie en ombre
qui marche vers mon pied
en lui arrachant le chemin

perché siamo gli esclusi da quello che ci accade

pourquoi mon pied
s'est-il converti en parole
qui s'avance poussant
jusqu'à l'extrémité

è cammino di sintesi fra le voci impedite
scomparse disegnando queste assenze

et pourquoi la parole
s'est-elle convertie en sable
qui monte vers le ciel
comme la fumée

Versione :
Uriginale

Mutu

a volte l’acqua scende
e trasporta tutto
bisogna dire qualcosa
se si fa poesia

Viens ici

Contempler le passage des siècles sur la côte

les massives étendues d’interminables falaises de roche polie ou écrite en hyéroglifes de pierre et sable blanc et I’eau limpide jusqu’au fond et là bas des palmiers lointains et fins comme les doigts d’une main de sable qui indique des horizons jusqu’à la mer
Viens ici

où même les voix ont des racines et prennent couleur

Pages