Moncef Ghachem

Moncef Ghachem

GHACHEM Moncef

Moncef Ghachem (Madia, Tunisia) Nato in 1046 in una famiglia di pescatori; una brillante carriera di studente lo ha poi portato da Madia a Sausse, a Tunisi e a Parigi. Giornalista e scrittore è tornato a vivere in Tunisia nel 1981; risiede a Sidi Bou Said. é il cantore del mare e dell’antica tradizione marinara mediterraneo-tunisina. Considerato uno dei poeti più intensi della sua generazione, “dalla scrittura trasparente e vera” (A. Mesbah), “poeta della parola corrusca ed esigente” (J.

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Qualcuno dice

torno dal sogno, cado come pietra
nuda sul fango della mia carne.
il sudore mi sveglia in una vita
che non è di nessuno, arriva senza destino,
fino a che denti, fibre e ricordi
emergono dal nulla e danno la forma
a un dolore svegliato con la luce
e a queste mani, che si perdono sole
in labirinti di calligrafia.
ciò che viene dal mare sconosciuto
è la mia voce, dico per dire, la mia vita.
dico anche che sono vivo e che è falso
ciò che sospettano crudeli gli specchi.
per dire, dico anche che è poesia

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Regalo di compleanno per il bambino arcano

un sacchettino nuovo per mettere le biglie
ti lascerei accanto al sogno dove abiti,
…se potessi.
la stoffa a quadri
bianchi e rossi, come quello che una volta
ti cucì la nonna, con l’iniziale ricamata
con filo e un cordoncino a treccia, leggero,
per chiudere l’apertura.
potresti ascoltarne di nuovo il suono
nelle strade, il mare di vetro tenero,
affondarvi le dita, sentire
la superficie liscia e perfetta dei giochi,
il riso del cristallo nelle tasche,
miniplanetario dell’unico sistema

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Nettunaria

quattordici febbraio. le correnti
trascinano su di me macchie di carburante
come nuvole di gloria senza senso.
se mi fermo a sfiorare la superficie
intuisco brezze, luce dall’altra parte
a increspare la mia pelle
per il crepuscolo delle crociere.
aspetto ancora un navigante astuto
da odiare, marinaio di strategie
chiare, amato dagli dèi, rotte
oblique verso il faro di due trecce
per salvarlo, forse mio malgrado.
è odisseo la mia nostalgia, perché ormai
non vale la pena convocare tempeste:

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Inserzione a pagamento

oscuro, anni trentasette, stato
civile disalberato, residenza
antica nella distanza da sé stesso,
a roma d’altronde, con talento
per ascoltare sirene e fare notte
sui loro capelli, occhi puliti, cauto
come elefante che fugge dal circo,
inventore di fantasmi, un passato
che va verso l’oblio e ancora fa male,
amante delle nubi e degli alberi,
professione che non ama e non importa,
capelli che s’ingrigiscono, mani nude,
usa una stilografica indolente
per raccontarsi storie, fischia da solo,

Eloy SANTOS

Eloy SANTOS

SANTOS Eloy

Eloy SANTOS (Spagna) è nato a Salamanca nel 1963. Laureato in filologia italiana presso l'Università di Salamanca, ha vissuto a Napoli, Washington DC, Roma. Ha lavorato come giornalista. traduttore, insegnante, è stato lettore di lingua spagnola all'Università Federico II di Napoli. Ha pubblicato le poesie raccolte in Note di un giardino precario (Notas de un jardin precario, 2003).

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da BRISCOLE AVVELENATE

2

La morte non ha barba, non ha scampoli.
Non ha sete la gloria, non ha svendite
E il cuore non ha sangue, non ha regole.

Non ha tempo la vita, non ha
più petali da spendere per te.
Questo il contesto storico, drammatico.

E in tale contesto agrario
l’hanno lasciato là il povero Bambacià.
Solo col cellulare in mano

tranciata, mentre straparlava in pista
piano piano, minchia minchia,
sotto il cielo pomposo, amaro.

Perché non ti ricordi più
di quelle notti scarrettate a Tindari
quando per un bacio d’amore

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da INFANZIE

16

Io avevo una madre e non voglio negarlo
Chissà da quanti anni è morta quella pavida

che a tutti diede tutto tranne la libertà.
Chissà da quanti anni il Fascio non c’è più

e non c’è più il termometro l’amante, la pomata.
La casa non c’è più il ragno, la tarantola.

Ma noi non ce ne siamo né accorti né pentiti.
Né ci siamo rivisti come all’epoca

sul ciglio del torrente bombardato.
Le cose sono andate in segatura e polvere,

mangiate da una tassa continua, inesorabile.
Chissà da quanto tempo non è più qui il quaderno

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ

Emilio ISGRÒ (Sicilia), è nato a Barcellona di Sicilia, 1937. Poeta visivo, pittore e scrittore, vive e lavora a Milano dal 1956. Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz 1956), nel 1964 ha incominciato a produrre le prime Cancellature, esposte in gallerie e musei italiani e stranieri. Nel 1977 ha vinto il primo premio alla Biennale di San Paulo.
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Orario di un viaggio

Mezz’oretta prima di Pisino
La donna sul sedile vicino mi chiede
E Lei fin dove viaggia

Fiume
Scrivo con l’indice sul vetro

Anch’io fino a Fiume dice lei
Sebbene non le abbia chiesto niente

Traduzione di Eros Sequi

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