Versione :

Il-Wasla Mhux Mistennija

Fuq il-bankini
tal-posta jħoss d-dellijiet ma jidhrux
ta' dawk li jistennew bil-ħerqa l-wasla
ta' aħbar mhux mistennija
li tikser il-monotonija ta' l-għodwa tagħhom.

Versione :

Bexxqet il-Bieb

Naħseb li kienet ilha tistennieni.
Kienet ilh' hemm.
Meta rajtha wara l-purtella
kont għadni 'l bogħod.
Il-ħġieġ kien qed ileqq
u jitfa' xbieha fuq oħra.
Ratni niftaħ il-bieba tal-karozza,
bexxqet il-bieb,
u dħalt.
U bħal ħuġġieġ' għal vjaġġatur jirtogħod
għafsitni magħha.

Versione :

Distanzi

Lil Zing u n-neputi tiegħu Jean ta’ 10 snin

Fih sitt piedi u erba’ pulzieri
imma quddiem l-iskrin,
hu u jaqra l-ismijiet u l-konsonanti –
speċjalment il-konsonanti –
jinżel qisu tfulija quddiem il-cartoons;
u kull kelma – sħiħa – irid itegħemha,
qisha njama raffa jew tewma,
bħal memorja titħaxken mal-ġnub,
u quddiem,
u tagħti togħma dejjiema lill-kliem.

GRIMA Adrian

GRIMA Adrian

GRIMA Adrian

Nato nel 1968, insegna letteratura maltese all'Universita' di Malta. Ha ricevuto il Ph.D. con una tesi su cinque metafore che formano l'immaginario nazionale nella letteratura maltese.

Ha tenuto conferenze sulla cultura e sulla letteratura maltese, sulla metafora e sul Mediterraneo a Malta, Reggio Calabria, Palermo, Roma, Parigi, Delfi, Cipro, e Puerto Rico, e alle universita' di Yale e Colorado at Boulder negli USA. Ha scritto e pubblicato articoli sulla letteratura e sulla cultura a Malta e altri paesi.

Versione :
Uriginale

Patria

Patria

sogno

d'isola

isola

mito

di pietra

pietra

ansia

di polvere.

Versione :
Uriginale

L'Eden della pietra

Adam
scolpisce per l'ultima genitura
l'Eden della pietra...
e da segreti palpiti di carne
in profilo di conchiglia
da acque di cristallo velate di veleni
contro un cielo irto di silenzi
desesperada y sola
madrematrigna si staglia
eco d'ansia dal ramo di spume
che dispensano al vento sonagliere di festa
tu dolceamaro
sesso di madreperla
scavato nel mio abisso
a porgere presagio di tempesta.

Versione :
Uriginale

La casa degli avi

Forse la casa
è poco più grande di quanto
a malapena
era possibile a una dozzina
di servi dell'ultimo Capotribù
circoscrivere con le loro braccia annodate.
Tirata su di certo
con fango calce e pietra di nuraghe e di fiume
dentro un ventoso cortile
con il pozzo fra l'ulivo e il ginepro
dove s'essicca l'aglio
sotto il fico il basilico con qualche
ciuffo di prezzemolo e zafferano
qua e là malva cipolle e rosmarino
e in un angolo forse segreto
fra l'elleboro sparso fino al limitare
certo anche l'alloro

Versione :
Uriginale

Rabbia

Bisbigliano risacche del meriggio
dove schiuma la mia rabbia...
in sembianza d'onde
nel febbrile miraggio
approdano orde di maschere
che dalle rupi in eco propagano
calpestio di conquiste inappagate.
E sopra la spalla nuda
più mi pesa in luce di millenni
ombra di sciagure.
Delendapatria di nessuno
nel roteare dello sguardo
io vado cupamente
immaginando sibilo di fionda
con questa pietra d'isola
scagliata sulla fronte del sole.

Versione :
Uriginale

Inquietudine

Discesa pentecoste fallica
dall'altura del menhir
alla mia verticale
l'agguato dell'accorato assillo
dal diedro di semiaperte mani
emerso viso di stupore
barcolla l'angolare identità
fra la carnale pietra e l'albero di sangue
impavida torsione di colori
in una luce d'aprile sprofonda
sopra erbe inconsapevoli d'abisso
l'ombra di un'antica inquietudine.

Versione :
Uriginale

Il sonno della pietra

Il sonno della pietra di nuraghedolmenmenhir
ramifica nel compianto dell'edera
sopra il mio cippo infranto
che già mi attende ansioso
agli oracoli di un vento impensierito
sulle croci infiorate.
Nuotano in quel sonno
morti millenari di antenati
obliando obliando
sopra spine di lumi dentro calmi oli
pestilenze e disfatte
apologhi di pace e rituali d'ordàlia
e abissi di rose sopra letti
irti d'amore
e palpitano in balìa d'indolenza
vivendomi dentro questo relitto
dinoccolato di ossa

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