Versione :
Uriginale

Lo spirito di una donna cinese

Tu sei pallida,
Tu stai perdendo sangue e vita.
Tu prendi un taxi.
Il tassista guarda nello specchietto retrovisore.
Tu non ci sei.
Lasci una spada nella parte posteriore delll’auto
come pagamento.
Tu volgi verso l’acqua benedetta,
un  giallo aeroplano
ed un trenino giocattolo.
Getti via la maschera,
il bianco sogno.
Servi una colazione a Kung Yang
con le tue lunghe, anziane dita.
Tu scrivi lettere d’amore
in  scrittura minoica
e le lasci sul tavolo della cucina.

Versione :
Uriginale

Terapia del dolore

La clinica di Antifone
era in servizio.
I pazienti eran malati di malinconia.
Il bianco corridoio dell’ospedale emanava odore di sofferenza.
Il rimedio che i dottori raccomandavano
era il dialogo:
per detergere l’anima
per evacuare la pena.
Il tempo della felicità: l’argomento
della presente conferenza.
Comunque, questo tempo mai giunse.
La ragazza malinconica
si sporgeva alla finestra
chiedendosi,
peché viene la tenebra,
perché questo avviene e questo no,
una necessità divertente.
Non era la sola.

Marigo Alexopoulou

Marigo Alexopoulou

ALEXOPOULOU Marigo

Marigo Alexopoulou (Grecia) è nata in Aten in 1976. Ha intrapreso studi classici e filosofici. Dopo la laurea ad Atene ha studiato all’Università di Glasgow approfondendo gli studi sulla tragedia e la commedia greca. La sua prima raccolta di versi (Più veloce della luce, è stata pubblicata da Kedros nel 2000). Al suo ritorno in patria ha pubblicato una seconda raccolta intitolata (Qualche giorno sta mancando, nel 2004 sempre per i tipi di Kedros).

A memoria d'uomo (inedito)

Mano che voga sul mare senza capitano e senza mai dare materia alla barchetta di carta del poeta Nioclas Guillen. Primo saluto al sole e declino verso i colori immateriali.Garante delle proprie linee di fuga nella tempesta. Incrocio del respiro con i mostri marini, fidanzati insaziati  delle sirene. Voga anche nei bagni del ragazzo e il feretro del suo doppio abbandonato sul Nilo. E voga ancora sul taglio degli specchi  dove guadagna la libertà dai fantasmi. Zagaglia delle notti insonni, apre lo spessore del piumino dove piange la bellezza.

Michel Cassir

Michel Cassir

CASSIR Michel

Michel Cassir (Egypte) Né en 1952 à Alexandrie en Egypte, Michel Cassir passe sa jeunesse au Liban où il participe à des mouvements prônant le renouveau de la poésie. Après un long séjour au Mexique qui a terminé de forger son univers poétique, il vit à Paris où il poursuit une activité soutenue sur le plan de la création et de la diffusion de la poésie, parallèlement à ses activités de scientifique. Créateur et codirecteur de la collection Levée d’Ancre aux Editions l’Harmattan.

Versione :
Uriginale

Che caduta malvagia !

Che caduta malvagia !
O Madre di Ali,
Ti prego non ascoltare quello che dicono i vicini
Sono bugie
Non ti fidare ti prego
Di quello che è stato detto
E quello che sarà…

Non sono stato debole quel giorno lì
Non sta bene che mi tolgano il merito!
Essere vile – tu lo sai – non posso
Quante volte affermai il mio parere
Ma a cosa vale il parere?
Ho fatto dimostrazioni
Ho provocato il mio collega… il mio vicino
Il mio slogan era:
“Abbasso l’epoca dell’ignoranza!
Abbasso l’umiliazione e la dittatura!”

Paesi telematichi

Ùn ti vogliu spiicà
i penseri allibrati
i mandili asciutti
da voceri chì ùn ci sò ;
i campanili sì,
ma da chjocchi eletrichi nant’à quatrere mute.
I cuciombuli amari
asciuvanu à la sulana
e tolle di ricordi
di i tempi landani.
À un celu d’e-mail
si azzinganu e stelle.

A camera a sà

A camera a sà
i ferri di u lettu
trascaldati da e frebbe
subitanie e parolle sò false
ma noi innò
cù e raffiche
nantu à pianure dolce
à bioccule intrecciate
è l’idea rimpiana
trà l’eternu è u celu
chì ci feghja
à boccarisa
ancu u celu a sà
ma noi innò.

In dispensa

Hè sgrignata a to porta
è a zucca imbarbotta
parolle cusì lisce
in i piechi di l’ombra
u surrisu hè bagnatu
è l’ora ferma appesa
dui grombuli di acqua
a sciappittana pesa
u mandile di e mani
asciuva tutte e paure
è sgrigni u surrisu
chì mi accorta u fiatu
in dispensa
ci sò
tutte le nostre storie
cullane di pumate
rosse sarà peccatu
in l’ombra cusì dolce
aspetta torna à pena
a mergana si sbacca
scrizzu di mille perle
raconti urientali
fora di a dispensa.

Innu

Hè lampatu quellu voceru
Di tondu à li me sensi
Mi cusgite le primure
Mi mucidisce la mente
Mi lighjite libri arcani
Chì ciambottanu lamenti
Chì ellu pianti lu voceru

Hè lampatu u caracolu
Di tondu à lu me capu
È mi ne fate lu chjerchju
Di tantu sangue landanu
Duve li spavechji vechji
Vanu à ciambuttà l'umanu
À l’eternu
Chì ellu pianti lu caracolu

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