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La forma dell’anima

Se forma può l’anima avere, la forma
della mia è un albero
di pietra scura con una manciata
di foglie tremolanti nella luce odorosa
di rugiada, liquefatta in un cielo
che al mattino
è tanto tersa che pare si beva.
O è in quei lombi
verdi che come certe carni
sotto le mie dita avide,
discendono morbidi nell’acqua,
dove a volte la collera s’infrange
in schiuma tra gli scogli,
e grida di gabbiani
s’affacciano nell’azzurra
distesa, deserta come i cuori
vedovi di palpiti d’amore.

Se forma può l’anima avere, la forma
della mia è un albero
acceso nel tramonto da una manciata
di vertigini di tegole, che guardare
sembra le esili fiamme delle vele
e alle volte il mallo biancastro
di una nave in deriva
all’orizzonte, intanto
che getta il sole una rete d’oro
e luce e la ritira
spegnendosi dietro all’Asinara.