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Come brace soffiata

A volte ciò che si perde ritorna,
si canta. A volte può essere una spiga,
una mora, un guizzo di serpe
nelle erbe a comporre
accordi, note, strazi
dei ricordi delle foglie stese
sotto i passi di chi in fretta parte.
Forse sarà per questo che certe
notti odo, lieve, stormire
il tuo nome come nenia
di pioggia sopra i tetti, e il tuo viso
accarezzo e pare acqua che fugge tra le dita.
Tu, chissà dove sei,
cosa fai, a chi pensi. Eppure a volte
m’accendi la memoria
come brace soffiata
che il tempo né estingue né spegne.
La fiamma che labile si ravviva
ha freschezza d’anni che non abbiamo,
ma a me piace, e mi scaldo
lo stesso come allora al profumo
selvatico del tuo corpo
accalorato dall’amore
appena colto. Vibra tersa
una luce nell’attesa
di un tuo pensiero
che non so se mai per me ci sarà,
però lo immagino,
e addosso avverto come
un calore dolce di braciere.