L’ITINERAIRE INTELLECTUEL DE NICCOLO TOMMASEO

BERETTI Francis: « Adolphus Petri Palmedo: il buono e dotto tedesco ; une rencontre déterminante avec Tommaseo ».

THIERS Ghjacumu: « Adolphus Petri Palmedo- Niccolò Tommaseo  in Bastia : une entrevue décisive et ses prolongements « dramatiques » aujourd’hui ».

GHERARDI Eugène: « Stefano Conti, Giuseppe Multedo, Niccolò Tommaseo, échanges épistolaires, 1838-1839 ».

POLI Jean-Dominique: "Les représentations de la Corse en relation avec Prosper Mérimée (Colomba) et Francesco Domenico Guerrazzi ( Pasquale Paoli ossia la rotta di Pontenuovo"", et "l'avènement d'un sentiment illyrien".

TALAMONI Jean-Guy : «  La représentation de la Corse dans Fede e bellezza et celle que l'on trouve dans Colomba ».

CINI Marco: "L'invenzione della Corsica. Indipendenza nazionale e modelli di civiltà nelle opere degli esuli toscani (Tommaseo, Benci, Guerrazzi"

Nell’Ottocento l’immagine che in Italia viene recepita della Corsica è creazione quasi esclusiva degli esuli. Nelle loro opere, gli esuli plasmano un’immagine dell’isola che entrerà a fare parte in modo stabile dell’immaginario italiano (non casualmente sarà ripresa integralmente, anche se con altre finalità, nel periodo fascista). Questa opera di definizione di una specifica identità si intreccia, ed è condizionata, dal contestuale moto risorgimentale. I promotori di questa operazione culturale-politica sono, appunto, gli esuli italiani (e in particolar modo, toscani) che soggiornarono, fino all’unificazione della penisola italiana nel 1861, in Corsica. Indubbiamente, il contributo più importante fu dato da Niccolò Tommaseo, che nelle sue opere (dalle Lettere di Pasquale Paoli ai Canti popolari corsi, fino al romanzo Fede e bellezza) mise a punto un profilo identitario e culturale del popolo còrso che era funzionale alla sua idea del moto risorgimentale italiano. Prima dell’esule dalmata, il livornese Antonio Benci aveva scritto un romanzo (Piero d’Orezza) destinato ad essere pubblicato dopo la morte dell’autore, in cui aveva avviato un’operazione culturale che anticipava, almeno parzialmente, le chiavi di lettura che avrebbe successivamente adottato Tommaseo. L’ultimo dei grandi esuli toscani, cioè F.D. Guerrazzi, avrebbe invece dato dell’isola un’immagine parzialmente diversa, più in linea con gli sviluppi fallimentari del moto di indipendenza italiano (dopo cioè l’esito negativo della prima guerra d’indipendenza del 1848-49)

Nel mio contributo intendo fornire una comparazione fra le opere di questi tre autori, mettendo a confronto le diverse rappresentazioni della Corsica plasmate dai questi tre esuli in relazione alle diverse culture politiche del Risorgimento italiano. 

IVETIC Egidio

“Il Tommaseo e l'Europa mediterranea: un'altra modernità”

Niccolò Tommaseo compose a Corfù nel 1850 un ampio trattato dal titolo Italia, Grecia, Illirio, la Corsica, le Isole Ionie e la Dalmazia, uno scritto complesso e trascurato dalla storiografia, che rimane fondamentale per comprendere il mondo più intimo e sentito dello scrittore dalmata. L’Italia, l’Illirio, la Grecia, la Corsica, le Isole Ionie e la Dalmazia, le nazioni e le terre di confine, le piccole e le grandi patrie sono i contesti e le situazioni amate dal Tommaseo, e rappresentano il Mediterraneo del Tommaseo, una specie di collettivo unicum culturale. In questo scritto il dalmata aveva tracciato un imponente affresco di legami e richiami (Napoleone e Diocleziano), eredità e comunanze, concordanze e potenzialità tra patrie e nazioni solo in apparenza diverse, incontrate nel suo cammino esistenziale. In comune a tutte c’è il mondo classico; una classicità presente nelle arti e nei monumenti italiani e greci, e nei poemi popolari illirici/serbi. Il Tommaseo si spinse  a cercare una base comune di un mondo europeo meridionale inevitabilmente teso tra l’antichità e la modernità. Ne emerge una paradossale “pre-moderna modernità” dell’Europa mediterranea, che può essere sempre attuale.