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Grano

Traduzioni di Sarah Kaminski

Un campo di grano fluttua
sul capo della mia donna
e su quello della mia bimba.
Quanto appare banale descrivere così
il biondo,
eppure, là cresce
il pane
della mia vita.

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Rosalia

Traduzioni di Sarah Kaminski

(L'na bambina imbalsamata delle catacombe di Palermo)

Sulle sue labbra mormorano le ultime parole della nenia che amava
Un nastro giallo le acconcia i capelli
E le ciocche cadenti non hanno ancora dissolto l'impronta del bacio.
quando le ha sfiorato la fronte la bocca di Dio.
Nel 1920. a due anni.
La vita si fermo'. Imbalsamata in lei.
Qualcuno chiese: alla fine del Tempo
Ci sara ancora, forse, un quarto d'ora?

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Latte di Leoni

Traduzioni di Sarah Kaminski

Mio nonno è nato nei paesi dell’Anice
e sulle etichette del liquore c’erano leoni dalla criniera pettinata
in posa d’agnello.
“Questo è il re degli animali”; il dito gli tremava
e nei suoi baffi sottili il vento disegnava
meridiani e paralleli della giungla da me sognata.
Fortunatamente persi la strada,
altrimenti Jack Daniels avrebbe potuto essere mio padre
E Gin avrebbe cullato il tonic nella mia gola.

Così, nelle bottiglie vuote che volevo gettare in mare
Deposi, in sua memoria, un bigliettino
brillo d’amore.

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Il rosso catalogo della parola tramonto

traduzioni di Sarah Kaminski

Un poeta francese vede il sole rosseggiare
e spreme dagli acini delle nuvole il colore del vino.
Un poeta inglese intravede un giglio,
l’ebreo il sangue.
Oh mio paese, terra che affonda labbra cannibali nel candido collo
del tramonto,
pagaie di paura sono cucite alle mie braccia
e io, nell’arca della mia vita, remo come Noè
verso Ararat.

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Gelsomino lirica su carta vetrata

Traduzioni di Sarah Kaminski

Fairuz solleva le labbra
al cielo
perché piovano gelsomini
su chi una volta si incontrò,
ignaro di essere nell’amore.
La ascolto nella Fiat di Muhammad
in pieno giorno nel bel mezzo di via Ibn Gabirol.
Una libanese canta nell’automobile italiana
di un poeta arabo di Baq’ah al Garbya’a
in una via dedicata
a un filosofo ebreo vissuto in Spagna.
E il gelsomino?
Se cadrà dai cieli della fine dei tempi
per un attimo
sarà
il verde
del semaforo
al prossimo incrocio.

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Alla domanda : quando ebbe inizio la tua pace?

Traduzioni di Sarah Kaminski

Sulla parete del bar, vicino alla baraccopoli,
la baldanzosa chioma al vento di David Ben Gurion
e accanto, in cornice simile, il volto chantilly di Um
Kulthum.
Era il ‘55 o il ’56 quando mi dissi:
un uomo e una donna
così vicini,
in bellavista,
sono indubbiamente
una coppia.

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Baghdad, Febbraio '91

Traduzioni di Sarah Kaminski

In quelle strade bombardate avanzava la mia carrozzina.
Le ragazze di Babilonia mi pizzicavano le guanciotte, sventolando rami di palma
sopra la mia lanugine bionda.
I capelli rimasti si sono ormai imbruniti
come Baghdad,
come la carrozzina tolta dal rifugio
nei giorni in cui si attendeva un’altra guerra.
Oh Tigri, oh Eufrate! dolci sinuosità sulla prima mappa della mia vita,
serpenti d’acqua mutati in vipere.

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Paradiso del riso

Traduzioni di Sarah Kaminski

La nonna ci proibiva di lasciare del riso nel piatto.
Invece di raccontare della fame in India e dei bambini
dal ventre gonfio, che spalancavano la bocca per ogni chicco,
con lo stridio della forchetta e gli occhi velati spingeva i rimasugli nel centro del piatto.
Diceva che il riso avanzato si leva,
lamentandosi al cospetto di Dio.
Ora lei è morta e immagino il giubilo dell’incontro
fra la sua dentiera e i cherubini dalla spada fiammeggiante,
sulla soglia
del paradiso del riso.
Ai suoi piedi stenderanno un tappeto di riso rosso,

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Lavoro da arabi

Traduzioni di Jack Arbib

(Espressione idiomatica corrente per indicare lavoro mal fatto, lavoro mal pagato.)

Di che filo sarà tessuta la bandiera del corteo
delle operaie tessili di Dir Hana.
Nei ruvidi canali sul palmo della mano naviga una goccia di sudore
come nave di schiavi verso il golfo di unghie cicatrizzate.

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Il sacrificio di Sara

Traduzioni di Jack Arbib

Sulla forca del resto della sua vita
la memoria è annodata come una corda.
L’occhio cade sugli impiccati simili ad uniformi stese
dopo il bucato nella macchina delle lacrime per togliere
le macchie della battaglia.

La leggenda racconta, io le sussuro, che i giovani di un villaggio
solevano lasciare una pietra vicino al recinto, prima di andare in guerra.
Quelli che tornavano, gettavano le loro pietre lontano.
Con le pietre dei morti, si facevano i monumenti.

Lei tace. In questa leggenda le sue mani non sposteranno pietre.

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