Chì dicenu i vicini?

Che resta oggi

della lingua corsa?

Inchiesta e dibattito tv

(in francese)

Potete guardare l’intera trasmissione,

in francese, nel video a questa pagina.

 

L’emittente pubblica regionale France 3 Corse ViaStella ha dedicato l’altra sera uno speciale della trasmissione “Inchiesta” alla lingua corsa e al suo attuale stato di salute.

 Un servizio ha voluto fotografare la situazione attuale della lingua nustrale, partendo dal voto del maggio 2013 all’Assemblea di Corsica che decise di chiedere la co-ufficialità del còrso con il francese, in Corsica. Per poi aggiungere un detto còrso ma anche italiano: “Trà u dì è u fà…” Già, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E attraversarlo resta ancora un’impresa lontana dall’essere compiuta. Il servizio infatti ha raccolto alcune testimonianze non solo sull’insegnamento ma sulle iniziative, pubbliche e private, per mantenere viva nella società una lingua la cui trasmissione familiare ormai si è ridotta al 2% (cent’anni fa era stimata al 99%). Si è parlato di Praticalingua, del centro d’immersione linguistica di Loreto, e della decisione di due genitori di parlare còrso con i propri bambini. La madre di uno dei bambini parla con lui in francese e il padre in còrso, fingendo di non capire il francese, in modo da renderlo in grado di rispondere istintivamente in lingua corsa ad un corsofono e francese a un francofono.

 

Più del 90% dei coetanei di quei bambini però, non parla che francese, e questa è una realtà con cui presto si scontreranno.

Anche le istituzioni che hanno firmato la Carta della lingua corsa fanno fatica a metterla in atto. Il giornalista è entrato in un ufficio pubblico ufficialmente bilingue e ha detto all’accoglienza di avere “un appuntamento cù u direttore”. Ha dovuto ripeterlo in francese per farsi capire.

Al termine del servizio, un acceso dibattito in studio, dove oltre all’autore del servizio, c’erano il presidente del comitato Parlemu Corsu, l’ex rettore dell’Académie de Corse e il responsabile dell’esecutivo per la lingua corsa Saveriu Luciani.

La discussione ha chiaramente toccato l’aspetto politico, dove Luciani ha lamentato la politica del “lascià corre” praticata per 40 anni, che non si è interessata quasi per nulla alla questione della lingua o non ha stanziato mezzi finanziari per sostenerla, e quello educativo, dove l’ex rettore Michel Barat ha difeso il ruolo della scuola che all’insegnamento del còrso dedica tempo e finanze. Ricordiamo che tale insegnamento non è e non può essere, al momento, obbligatorio.

Il punto, dice, è che l’abbandono delle classi di còrso aumenta con l’età dei ragazzi:

Questo perché, dice, a una certa età si cerca non più il successo scolastico ma il successo sociale. Ed oggi il còrso non è una lingua che porta successo sociale.

La coufficialità – cui il rettore è favorevole ma con delle riserve – è stato il tema successivo.

Luciani ha insistito sul fatto che la co-ufficialità è desiderio democratico della quasi totalità dei Corsi e lo stato la rifiuta. Barat ha concordato, ma ha detto che l’errore di fondo è identificare la Francia con la Repubblica. Se la repubblica è una e indivisibile, la Francia è plurale e “bisogna far comprendere che l’apprendimento e la pratica di una lingua diversa da quella della repubblica sono comunque un arricchimento per questa lingua”.

Il discorso si è poi spostato sul modo di rendere in qualche modo ufficiale la lingua senza aspettare Parigi. Qui si sono ribadite iniziative come la Carta della lingua, le feste di a lingua e i più recenti cartelli stradali in lingua corsa, per renderla visibile nella vita di tutti i giorni:

Parlemu Corsu però invita i politici stessi a fare i discorsi pubblici in còrso, per rendere l’idea che ora anche la lingua corsa è lingua usata da chi esercita il potere.

Ancora molto franco Barat: “l’unico modo per imparare una lingua è parlarla. Più noi facciamo in  modo che il còrso si parli, più si parlerà. Altrimenti l’uso si perde”.

La Colettività per riportare appunto la lingua nella società vuole puntare su aziende e sui media. Un mezzo è la Cartula di a lingua corsa:

Tutti in studio concordano che il còrso debba essere una lingua di tutti e per tutti, e che ancora oggi impararlo è uno dei migliori modi di integrarsi per le persone che vengono da fuori.

Al di là di tutte le parole, un sintomo dello stato di diffusione attuale del còrso è che su 30 minuti di dibattito, 28 sono stati interamente in francese e 2 in lingua corsa. Pochi secondi al minuto 34 e 40 e poi due minuti dal 45 al 47, ma appena il conduttore dice una frase in francese, si ritorna tutti a quella lingua. Un fenomeno che tutti possono osservare in qualunque bar dell’isola.

Tamanta strada da fà per far tornare la lingua nustrale al centro della scietà.