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I RITORNI DI PASQUALE PAOLI: Texte

TABLEAU I

 

L’EXIL EN ANGLETERRE

NARRATEUR: Que de souvenirs à la vue de ces montagnes, de ces paysages et de ces murs. Jours de combats et d’attente angoissée: une Nation qui lutte contre le joug étranger, une Nation qui se construit: un Etat, des Lois, l’espérance d’une vie de bonheur… et puis! La guerre, les premiers succès sans lendemain, et pour finir la défaite… pour beaucoup, la mort!… l’exil pour le Général: l’Angleterre.

Texte première diapo: Ho passato la mia vita a ricercare la libertà: tutta la mia vita, oso dire, è stata un giuramento ad essa.

(A) PAOLI: …Vent’anni, venti lunghissimi anni: una vita, si potrebbe dire. Tanto è durato il mio esilio nella terra di Albione.

SAGOME : Cumu hè, Generale, l’Inghilterra? Si assumiglia à quì, à a nostra terra?

(B) PAOLI: No, non esistono montagne maestose come le nostre. Il suolo inglese è cosparso di piacevolissime collinette: somiglia perfettamente ad un mare leggermente agitato dal vento. La campagna, poi, è interamente coltivata, solcata da greggi numerose. C’è solo una grande umidità. Proprio l’umidità è riuscita a piegare un uomo della tempra del nostro padre Guelfucci. Per uno strano capriccio del destino, dove non sono riusciti i nostri nemici, è riuscita la grigia nebbia inglese…

GUELFUCCI: …C’est tout à fait ça. Mes pauvres os ne pouvaient plus endurer la pénétrante humidité de Londres. Je préfère de loin la douceur du climat de la Toscane où j’ai retrouvé, non seulement un peu de répit pour mes douleurs, mais surtout les nombreux amis qui y avaient émigré.

SAGOME: Sarà statu difficiule à staccà vi da a nostra isula?

(A) PAOLI: Certo! L’esilio equivale un po’ alla morte. Ho abbandonato a morte sicura, inevitabile, un passato fatto di gloria per il nostro popolo. Ho lasciato uno Stato ormai compiuto. Imperfetto, certo, ma costruito nelle sue parti essenziali. Cosa ne è stato del nostro governo, delle nostre consulte dove i rappresentanti del popolo si confrontavano liberamente, della nostra università, che in pochi anni aveva cresciuto i migliori talenti del paese? Tutto è stato cancellato. Morto. Ed io sono morto con loro.

SAGOME : È i paesi duv’è vo site passatu forse vi avaranu datu l’accuglienza…

(B) PAOLI: Assai generosa. L’imbarazzo che creava ai governi l’ospitalità data ad un “ribelle” non ha impedito che si riconoscessero a me – ed attraverso la mia persona, alla nostra rivoluzione – tutti gli onori che la nostra causa esigeva.

GUELFUCCI: Oui, mais cette idylle n’a pas duré longtemps. Nous avons dû supporté les attaques des nombreux opposants au roi, après l’enthousiasme des premiers jours. Il n’était pas possible, en effet, d’être en même temps amis du roi et de ses ministres et de ceux qui s’opposaient à leur politique.

(A) PAOLI: E’ vero. L’accoglienza avuta dalla Corte quasi mi attirò lo sdegno dell’opposizione, che cominciò a lanciar invettive contro di me. I nemici del re dicevano subdolamente che avevo venduta la Patria. Meschine menzogne. Pensavano di usarmi per eccitare il popolo contro il governo. Ma io, già prima di arrivare a Londra, avevo avvisato: “non sono inglese, ma corso: il mio unico scopo è la Corsica. Se volete farmi del bene, unitevi almeno alla mia causa”.

SAGOME: Dunque, a vostra vita hè stata in periculu! Ùn avete temuto a rabbia è a vindetta di quelli chì di prima vi avianu adulatu ma dopu ghjistimatu?

(B) PAOLI: Oh no! In quel paese, gli uomini, anche se agitati dalle fazioni politiche, vivono però come se fossero perfetti amici: sono umani e ragionevoli, e sono felici sotto una Costituzione che non può essere migliore. Non è come da noi: in Inghilterra, anche se nemici, ognuno vive in pace, e può portare perfino un cannone, se vuole.

GUELFUCCI: Il ne faut pas confondre les politiciens avec le peuple. L’enthousiasme et l’affection que la population a montrés à notre Général ont toujours été des plus larges et des plus chaleureux. Les premiers il fallait même inventer des stratagèmes pour aller à la messe ou rendre visite à un ami.

SAGOME: Dunque, in Londra, ùn avete pussutu fà nunda per a causa di a nostra isula?

(A) PAOLI: Al contrario! Molto ho fatto. Ho cercato di propagandare le ragioni della Corsica presso il re, ed ho aiutato a più riprese i nostri patrioti che erano fuggiti all’estero. Ero convinto che i Francesi non potessero governare a loro piacimento la Corsica, se non distruggendo lo spirito di libertà che avevamo introdotto negli anni del nostro governo. Ma, forse, questa prova era necessaria, per far conoscere quanto si erano ingannati coloro che avevano sperato di trarre vantaggio dalle promesse di Choiseul. Non sono stati Francesi o i Genovesi i nostri più grandi nemici, ma lo spirito di fazione mai sopito fra la nostra gente, che sempre ci ha divisi.

GUELFUCCI: Non, il n’était pas facile de soutenir notre cause. Aucun gouvernement, y compris celui du roi George d’Angleterre, ne se montrait disposé à engager une dure bataille à notre profit. Des guerres, trop de guerres avaient mis en pièces l’Europe, épuisé les popultations et vidé les caisses. Qui pouvait défier les puissantes armées du Grand monarque Louis XV et défendre la liberté de notre peuple ? Les temps n’étaient pas encore mûrs…

SAGOME: È allora, Generale, chì avete fattu in tutti issi anni custì…?

(B) PAOLI: Londra è un mondo, e l’Inghilterra è il più bel paese fra quelli che ho visitato. Nei lunghi mesi che vi ho trascorso ho viaggiato per le sue molte province, per conoscere i suoi costumi, le sue leggi, le segrete ragioni della sua prosperità.

SAGOME: Hè propiu u paese felice ch’è vo mi cuntate in stu mumentu?

(A) PAOLI: Vi sono più spiedi e pentole sul fuoco in Inghilterra, che in tutto il resto dell’Europa. In questi luoghi non si vede un uomo scalzo, o affamato.

SAGOME : È i Sgiò, i signori? Forse chì ùn ci sò differenze frà ricchi è poveri, frà pudenti è debbuli in Inghilterra?

(B) PAOLI : In uno Stato come quello inglese le distinzioni si fanno naturalmente. Un uomo in Inghilterra è apprezzato per quanto ha, e per quanto realmente vale.

SAGOME: Dunque esiste a Ghjustizia!

GUELFUCCI: Certamente più che altrove. Il popolo inglese è portato alla compassione. Un pover’uomo che cada in disgrazia è sicuro che il più angoli della sua città troverà qualcuno che solleciti per lui una colletta.

SAGOME: Tandu, da cosa dipende issa cundizione felice duv’elli si trovanu l’Inglesi? Chì sarà à rende ghjustu u so guvernu?

(A) PAOLI : Il fatto è che gli inglesi hanno le migliori leggi del mondo, e sono sotto la Costituzione di un governo la più felice, un sopruso e quasi impossibile.
Il loro buon governo è il riflesso di una società giusta e sobria. Da qui la loro virtù. Ed il popolo è morigerato: certo fazioso, come ovunque, ma mai violento.

SAGOME: Vistu cusì cum’è vo i descrivite, hè sigura chì l’Inglesi sò assai differenti da u nostru populu. Eppuru, un vostru amicu scuzzese, venutu ind’è noi parechji anni fà, hà scrittu parole chì ci facenu lode, ci facenu…

(B) PAOLI: Certo, il buon Boswell ha saputo cogliere il meglio del nostro carattere. Senza le sue descrizioni della Corsica, che tanto successo ebbero allora, difficilmente avremmo potuto godere di tanto credito fra la buona società inglese. Era molto legato alla nostra lotta per la libertà. Ricordo che una volta, al Dottor Johnson che lo invitava ad occuparsi di altre faccende, rispose: “Come posso smettere di occuparmi della Corsica? Come si può non essere solidali con una nazione oppressa che lotta per riconquistare la libertà? E non dovrà ogni spirito liberale schierarsi con loro?”.

GUELFUCCI: Des paroles courageuses : on n’en avait guère l’habitude en ces années-là. Depuis Boswell a beaucoup écrit à propos de notre île, de nos coutumes et du peuple que nous sommes. Si bien que les Anglais nous ont compris et ont approuvé nos raisons. Voici comment commençait son livre : “Comme j’avais résolu de passer quelques années à l’étrange, l’idée me vint de visiter la Corse. Cette île se présenta à moi comme un endroit que personne n’avait jamais vu et où je pourrais observer des choses que l’on ne peut voir en aucun autre endroit, c’est-à-dire un peuple qui combattait pour la liberté et qui était en train de transformer un pays misérable, insignifiant et opprimé en un état florissant et indépendant ”.

(A) PAOLI: È sicuramente grazie all’entusiasmo di questo nostro amico se molti influenti circoli di Londra si aprirono a noi. Il Club Letterario e la Società Reale ci accolsero grazie all’opera persuasiva del buon Boswell e di altri amici che nel frattempo avevamo conosciuto. In questi luoghi ho potuto passare ore meravigliose, che mi hanno aiutato a lenire l’amarezza per l’abbandono della mia patria.

SAGOME : Hè statu dunque un crepacore di vive luntanu da a Corsica.

(B) PAOLI : Sì, ma con il passare degli anni, come ti ho detto, ho potuto conoscere un popolo generoso, apprezzare le sue usanze, nutrirmi della sua cultura. Quante liete conversazioni sulla letteratura con Madama Montague, quante discussioni sui colori e sullo stile con il pittore Richard Cosway, quante disquisizioni sulla natura e sull’uomo con il Signor Reynolds. E quante dolci ore trascorse ad ascoltare la soave musica della mia comare Maria. Non avere più l’assillo quotidiano delle questioni del governo… un’altra vita. La ferita per il destino della nostra isola non si è mai richiusa, ma il mio spirito ha comunque finalmente conosciuto la serenità.

SAGOME : Ma allora, a spiccanza da a nostra isula è a a perdita di u pudere vi hà finalmente resu liberu?

(A) PAOLI : Già…

SAGOME: È avete cunnisciutu ancu l’amore?

(B) PAOLI: Beh, forse… ma ero troppo vecchio… (Paoli prend une lettre et commence à la lire) “Quando l’altro giorno la inquietai Ella mi apparve più bella. Desidero che questa lettera la metta un po’ in agitazione…”

Maria Cosway continue à lire la lettre de Paoli

MARIA: “…Non posso esprimere i sentimenti dell’animo. Il rispetto che ho per Lei mi impedisce di esibirli. L’agitata fantasia mille altri motivi mi avrebbe fatto vedere per i quali Ella ha diritto ad essere adorata, anche se i suoi devoti, come me, sono senza speranza di riacquistare la pace e la ragione. Stia attenta. Non si lasci ingannare. Sento di non avere il potere, né il merito per guadagnarmi il suo cuore. La sorte mi ha condannato ad essere infelice, e non è in mio potere di renderla contenta.
Parlando di Lei con gli amici comuni ogni sua qualità diventa più sensibile, ed arrivo a lodare i suoi capricci e le fantasie bizzarre con le quali tante volte mi ha fatto perdere la pazienza al cervello: non al cuore, perché non era più libero né in mio potere. Non so cosa scrivo. Sia buona con me, perché lo merito e perché la lodo sempre con tutti, ma dentro il mio cuore, spesse volte… Ah! Se lo avessi in mano lo sbatterei in terra. Rida di me, e se mi tiene ritto in gabbia, mi tratti almeno come un canarino. Non continuo. Fortunatamente manca la carta…”

TABLEAU II

LA REVOLUTION: PASCAL PAOLI A PARIS
(1789-1790)

(A) PAOLI: Tutto cambia, niente sarà più come prima… Oggi, Signori, la Storia accelera il proprio cammino… un “colpo di vitalità, si potrebbe dire. La Rivoluzione ha inizio in Francia. Una nuova èra si apre, e non solo in Francia. Una nuova Assemblea è chiamata a decidere del destino del paese, ed anche quello della piccola Corsica. Tutto cambia, niente sarà più come prima…

L’un après l’autre, certains personnages s’animent à mesure que se déroule le débat à l’Assemblée Nationale Constituante.

VOLNEY: Citoyens, la province de Corse est en effervescence à la suite des événements révolutionnaires. Il y a vingt ans que la Corse est française, mais elle représente pour nous une blessure qui n’est pas encore refermée. Que le député Saliceti prenne la parole pour nous rdire les requêtes de cette infortunée partie de notre territoire.

SALICETI: Honorables citoyens, vous savez que les Corses ont été conquis par les armées françaises en vertu d’un traité inique signé avec Gênes. Beaucoup de sang a été versé dans notre contrée, mais aujourd’hui la France s’ouvre à une ère nouvelle. Pour remédier aux torts que les Corses ont subis, il faut donc qu’ils puissent être français à part entière, et pour cela, il est nécessaire que cette Assemblée vote un décret déclarant français le peuple de Corse. Voilà l’espoir de tous les Corses. Votre réponse est attendue chez nous avec impatience.

VOLNEY: Beaucoup d’entre vous, Messieurs, ne connaissent sans doute que de nom cette lointaine province de notre territoire. Et pourtant, elle a pour nous et pour notre civilisation une signification de la plus haute importance. Rappelez-vous les paroles de Jean-Baptiste Rousseau qui écrivit qu’un jour la Corse devait étonner le monde. Et cette prophétie s’est réalisée, car l’île s’est librement dotée d’une constitution et d’institutions égalitaires. Les us et coutumes d’un peuple tourmenté par des décennies de guerre et de luttes intestines s’en sont trouvés étonnamment régénérés. Mais l’Histoire s’est montrée bien cruelle pour les Corses car leur étonnante émancipation s’est vue bientôt étouffée. Veuillez nous dire votre sentiment, citoyen Mirabeau…

MIRABEAU: Sans doute vous rappelez-vous comment le grand Voltaire a immortalisé le courage des combattants corses, engagés dans une lutte inégale contre les armées du comte de Vaux. Le combat épique qu’ils soutinrent à Ponte Novo, où une poignée de miliciens décidés a fièrement tenu tête à la puissante armée française a révélé à la face du monde la noble cause de ces combattants de la liberté. Quant à moi, j’ai pris directement part à ces funestes événements, et je puis vous dire aujourd’hui que je n’en suis pas fier du tout. Le tort subi par le peuple corse doit être réparé.

VOLNEY: Qu’il en soit ainsi! Que cette funeste blessure soit enfin guérie. Après avoir entendu les souhaits des députés de la Corse et les avis des députés ici présents, voici la proposition sur laquelle je vous demande d’exprimer votre vote : “L’Ile de Corse est déclarée partie intégrante de l’Empire français par l’Assemblée Nationale Costituante: ses habitants seront régis par la même constitution que les autres Français. Dès cet instant, le Roi sera prié de faire parvenir et de faire publier en Corse tous les décrets de l’Assemblée Nationale”

DE BONZON : Un moment, Messieurs! Je vous demande toute votre attention. Avant, pendant et après la conquête, il y a eu en Corse des actes graves de banditisme et d’insubordination qui devraient nous faire réfléchir sur le crédit moral que l’on peut accorder à ce peuple et à l’intention qu’il a réellement de se fondre dans le peuple français. Je vous demande de débattre de cette question avec davantage de sévérité.

MIRABEAU: Et vous seriez les défenseurs de la liberté? Ceux qui avec la Révolution, ont abattu le despotisme qui nous opprimait? Je vous le répète. J’ai pour ma part combattu les vaillantes milices du Général de’ Paoli, et je peux vous assurer que nous étions alors du côté de l’oppression. Aujourd’hui notre devoir est la réparation des torts. Une proclamation française avait établi la peine de mort contre les corses qui avaient défendu leur maisons et leurs terres et qui, par amour de la liberté, avaient décidé d’éigrer dans un long et douloureux exil. Ne croyez-vous pas alors qu’au nom de la justice cet acte d’infâmie doive être immédiatement révoqué ?

VOLNEY): Donc, que l’on ajoute au décret l’amendement suivant : “L’Assemblée Nationale décrète que les Corses qui, après avoir combattu pour la liberté, se trouvaient expatriés par suite de la conquête de leur pays, ces Corses aient dès cet instant, la possibilité de rentrer dans leur île et d’y exercer tous les droits des citoyens français”.

SALICETI: C’est aujourd’hui un grand jour de fête pour le peuple français et le peuple corse. Vous avez reconnu notre dignité et notre cause. Une blessure qui risquait de se gangréner a été enfin soignée et guérie. L’Histoire, grâce à vous, vient de réparer ses torts.

Clameurs de joie et d’approbation..

(B) PAOLI: La decisione se tornare in patria o restare in esilio non è stata facile a prendere. Il mio sommo desiderio era che in Corsica ogni inquietudine cessasse. Pensavo di rinunciare a rivedere la mia patria, perché prevedevo che la mia presenza avrebbe scatenato delle pericolose gelosie che avrebbero messo in pericolo la felicità della nostra povera Nazione.

(A) PAOLI: Ho seguito con grande trepidazione gli avvenimenti rivoluzionari che hanno abbattuto il regime dispotico che opprimeva la Francia. Ma non ho compreso fino in fondo le richieste che i deputati della nostra isola hanno fatto all’Assemblea rivoluzionaria. Noi avevamo già delle leggi semplici, la nostra costituzione era bella e fatta; perché non insistere che fosse rimessa in vigore? Tutti avevano visto che durante gli anni del mio governo, ed erano anni assai difficili, il popolo non era più portato alle violenze, e la ricchezza s’introduceva lentamente nel paese. La Francia ha meritato la sua libertà, e ciascun spirito libero spera che la confermi con ottime leggi. Ma come dimenticare che la Corsica già godeva di una sua libertà?! ed era costata tanto sangue!

(A) PAOLI : Avrei preferito che nell’Assemblea, almeno per una volta, i deputati fossero stati meno eloquenti e filosofi. La Magna Carta degli inglesi è composta di poche righe, ed il Bill of Rights è anch’esso molto breve: e questi monumenti posti alla base della libertà britannica non furono stesi che dopo poche ore di meditazione. I nostri deputati cercano l’ottimo, e temo che si espongano a perdere il buono che già c’è. I nostri rappresentanti hanno dimenticato l’antica costituzione di questa nostra isola, e hanno cercato di imitare goffamente quella degli americani…

(B) PAOLI: Badate, che queste non sono critiche assolute! Preferisco di gran lunga una sincera unione con le altre province francesi che una libertà indipendente, ormai fuori del tempo. Se fossimo tornati liberi, qualche grande e rapace nazione ce ne avrebbe nuovamente privato, sottoponendoci ancora una volta ad una odiosa tirannia. Siamo più sicuri della nostra libertà se legati indissolubilmente alla Francia.

(A) PAOLI: Fu a questo momento che i deputati della nostra isola insistettero affinché tornassi: “Illustre Generale de Paoli, sappiamo chi siete; e voi conoscete che il più caro dei nostri interessi è quello di eliminare i promotori delle fazioni, i dittatori perpetui, e i despoti di ogni sorte. Voi siete amato e desiderato da un popolo libero; non potete, dunque, meglio colmare la vostra gloria che cedendo ai suoi inviti, per fargli amare la sommissione alle leggi, fuori delle quali non esiste la felicità”.

(B) PAOLI: Dopo avere udito queste chiare parole ho risposto che se la mia presenza in Corsica fosse stata considerata necessaria, mi sarei reso più che volentieri “ostaggio” per la leale e sincera adesione del nostro paese alla nazione francese ed al suo governo. Ma ho specificato che in patria non avrei potuto più avere alcuna parte attiva nella direzione degli affari pubblici: non mi sarebbe stato decente.

(A) PAOLI :appena arrivato a Parigi, mi presentarono al re. Questi mi ricevé molto graziosamente, e mi parlò con molta benignità. Si informò di come si comportava la Corsica in quei giorni tumultuosi. Risposi che tutto andava bene, ed egli disse: “Gli ultimi dei miei figli, sono allora i più leali e lungimiranti?”.
Subito dopo tutti i principali membri dell’Assemblea vennero a vedermi: in generale devo essere contento dei francesi, come lo ero stato prima degl’inglesi. Capii chiaramente che essi avevano le migliori intenzioni per il nostro paese. Il nome Còrso era ora molto stimato. I Francesi sentivano veramente rammarico per i torti che ci avevano fatti, ed arrossivano per i modi oppressivi con i quali ci avevano trattato. Mirabeau, che molto aveva già fatto per la nostra causa, così mi accolse all’Assemblea…

On retrouve l’Assemblée en séance ::

MIRABEAU: Citoyen Général, dans cette Assemblée de nombreux députés ont déjà rappelé votre glorieux combat pour assurer liberté et indépendance à la Corse. Je veux rappeler ici l’œuvre importante que représente votre Constitution, premier exemple du genre, qui établissait des droits égaux pour tous les citoyens. En combattant pour l’indépendance de votre patrie, vous avez fait œuvre de grand législateur. Et aujourd’hui nous saluons en vous l’homme, le philosophe et le soldat qui a annoncé notre révolution. Puissent la France et la Corse vivre toujours unies dans l’ambition commune de servir le peuple et sa loi. Vive la Corse libérée de l’oppression d despotisme. Vive son glorieux chef Pascal de’ Paoli… Que le citoyen Panettieri vienne nous dire l’opinion des députés corses.

PANETTIERI: Citoyens, la Corse libre nous a chargés de vous remercier pour l’avoir affranchie du despotisme qui la tenait sous le joug. Seule votre Justice a pu nous conquérir et ce n’est que devant elle que nous nous inclinons. Pendant quatre cents ans nous avons combattu pour la liberté sans pouvoir l’acquérir pleinement. Mais vous vous nous l’avez finalement donnée en un seul jour. Vous voyez donc que nous ne pourrions être ingrats ni rebelles envers cette France-là. Nous étions une nation faible : devenus français, nous sommes une puissante nation. Messieurs, soyez sûrs d’une chose : la France n’aura pas peuple plus dévoué que le peuple corse, l’Assemblée Nationale soutiens plus zélés et le Roi sujets plus fidèles.

Paoli reprend la parole:

(A) PAOLI : Questo è il più bel giorno della mia vita. Io l’ho passata in ricercare la libertà, della quale qui vedo un nobile esempio. Lasciai la mia Patria serva; la trovo libera: che più mi resta da desiderare? Sciogliendo i còrsi dalle loro catene, voi gli avete resa l’antica virtù. Ora che io ritorno alla mia patria, non potete dubitare di me; voi che siete stati con me generosi, di me che non sono stato mai schiavo. La mia vita passata, la quale ebbe l’onore della vostra approvazione, è garanzia della mia futura condotta. La mia vita, oso dire, è stata tutta un giuramento alla libertà. Alla costituzione fondata da voi ho già, dunque, prestato giuramento. Ora mi resta di giurare dinanzi alla Nazione, dalla quale sono adottato, e al re che io riconosco: e questo favore chiedo all’augusta Assemblea.

Le président de l’Assemblée reprend la parole:

DE BONNAY : Un peuple né pour l’indépendance et dont la France admire le courage, un peuple qu’elle a combattu sans pouvoir le dominer sinon en lui rendant la liberté, doit assurément apprécier, plus qu’aucun autre, d’être uni à l’empire français dans un lien qui lui promet le bonheur, la prospérité et la gloire. L’hommage que vous rendez à l’Assemblée est conforme à la dignité de votre personne. Général de’ Paoli, l’Assemblée reconnaît en vous le héros et le martyr de la liberté. Fils adoptif de la France, recevez d’elle la liberté qui se prépare. Les Romains de l’Antiquité allaient chercher leurs fils dans les familles étrangères. La France les trouve dans une Nation voisine et ces fils d’adoption, qu’elle appelle à partager ses droits et son nom, elle les estime et les chérit tout autant que les autres. Voius avez la parole, citoyen Robespierre…

ROBESPIERRE: Le jour où la Société des Amis de la Constitution reçoit les députés corses est pour nous un jour de joie. Vous, Général de’ Paoli, vous êtes le plus illustre défenseur de la liberté. I fut un temps où nous opprimions le pays qui avait été le berceau de la liberté : la Corse. Mais le véritable oppresseur, c’était le despotisme. Le peuple français a désormais apporté réparation à ce crime. Vous avez défendu la liberté au moment où nous n’osions pas encore l’espérer. Vous avez souffert pour elle et aujourd’hui vous triomphez avec elle. Votre triomphe est le nôtre. Unissons nous désormais pour la défendre contre les despotismes à venir.
Ci fu un giorno in cui noi opprimemmo il paese che della libertà era stato la culla: la Corsica. Ma il vero oppressore fu in dispotismo. Il popolo francese ha ora riparato a questo crimine. Voi avete difeso la libertà quando noi non osavamo sperarla ancora. Voi avete sofferto per lei e ora trionfate con essa. Il vostro trionfo è il nostro. Uniamoci dunque per difenderla dai dispotismi futuri.

Acclamations et clameurs d’approbation. La scène tout entière s’anime: musique.

TABLEAU III

Le RETOUR EN CORSE
(1790-1792)

Un ballet rappelle les événements relatifs au retour du Général en Corse, à Macinaghju, le 14 juillet 1790.

Liesse collective, cris de joie : “Eviva a Corsica”, “Eviva a Nazione”.

(A) PAOLI: Già, così fu. Una grande festa mi accolse a Macinaggio e poi a Bastia. Fui perfino turbato da una tale accoglienza. Incontrai molti dei giovani. Grande impressione mi fece il giovane Napoleone Bonaparte, figlio di Carlo, amico e partigiano negli anni del mio governo. Il bravo giovane mi aveva accompagnato in Corsica fin dal mio imbarco a Marsiglia, ed avevo avuto così l’occasione di ben conoscerlo. Sono convinto che, se gli daranno il tempo, questo giovane farà parlare il mondo di sé e diventerà un eroe degno delle storie di Plutarco.

(B) PAOLI: Dopo il mio ritorno molti si scossero dal loro torpore. Ma la patria non era tutta concorde con quanto stava avvenendo. Alcuni Signori non volevano piegare la testa di fronte alla nuova Francia libera. Temevano per il loro potere e per le loro ricchezze. Per questa ragione, a Orezza, il popolo inviò i suoi delegati affinché le discordie venissero ripianate. I rappresentanti del popolo vollero che io guidassi la Guardia Nazionale e mi fecero il grande onore di nominarmi a capo della nuova amministrazione dipartimentale. Io raccomandai che restassimo uniti: in questo modo avremmo ottenuto ogni cosa dall’Assemblea Nazionale e dall’augusto sovrano. A Parigi, tutti erano ben disposti verso di noi.

(A) PAOLI: Nonostante gli intrighi di pochi, la concordia fra la nostra gente cresceva, l’isola si organizzava dandosi istituzioni sempre più giuste. Tutti i cittadini concorrevano ad eleggere nelle comunità nuove amministrazioni. I riconoscimenti nei miei confronti diventavano poi quasi imbarazzanti… Tutti erano sinceri e generosi, ma più toccante fu il tributo del dotto Pietro Paolo Pompei…

POMPEI: Général Paoli, vous voici enfin de nouveau parmi nous. L’horreur du despotisme qui menaçait votre chère patrie vous ont poussé à chercher asile en Angleterre. Voilà qu’est apparu le premier rayon de liberté sur notre horizon : il a dissipé les ténèbres qui l’obscurcissaient et vous a enfin rendus à nous, au milieu de nous. Pour construire notre bonheur, vous avez fait en vous le sacrifice de l’homme au profit du citoyen. Par conséquent la Patrie a l’obligation de donner, par des manifestations concrètes, le témoignage de la tendre affection qu’elle éprouve envers un fils qui a tant mérité d’elle, en renonçant à une existence faite d’aisance, de douceur et de sérénité !

1° RAPRESENTANTE: I nostri eredi ùn devenu esse spusessati di a memoria immurtale di u Generale Paoli. Ci tocca ad alzà li un munimentu eternu, pè a so gloria, attu à resiste à l’inghjulie di u tempu ed à tramandà à i tempi più futuri u ricordu vivu di e so virtù. A Storia hè un munimentu sicuru è fidatu di l’azzione di l’omi, ma quessa ùn pò esse in e mani di tutti. Sparghjinu un ghjornu i nostri purfiglioli à i pedi di a statula di u nostru eroe ste lacrime di tenerezza ch’è no sparghjimu oghje in a so presenza.

(B) PAOLI: Non è per orgoglio, signori, che rifiuto la generosa offerta che mi fate: il monumento per me lusinghevole è quello che mi avete innalzato nei vostri cuori. Non prodigate gli encomi, né i segni esteriori della venerazione ai cittadini la cui carriera non è ancora finita. Chi vi assicura che gli ultimi periodi della mia vita non eccitino sentimenti diversi e contrari a quelli che mi palesate in questo momento? La mia fine non è lontana: rimandate il vostro giudizio sui servigi da me prestati alla patria.

2° RAPRESENTANTE: U nostru Generale face vede un’altra volta quant’ellu hè saviu è assinnatu. Ùn ci hè da esse ottimisti troppu. In Parigi u tempu pare ch’ellu fussi cambiatu. I deputati corsi cuntrarii à e riforme approfittanu di a distanza tamanta per sparghje nantu à noi u so velenu. Avemu inviatu dui deputati strasurdinarii cù a missione di rimpiazzà li, à quessi custindi. Ma stemuò à sente issò ch’ellu hà da dì ci u sgiò Pozzo di Borgo…

POZZO DI BORGO: Cette noble Assemblée n’a certainement pas été indifférente au fait que les représentants de la Corse ne se conforment pas aux intentions du peuple. Certains s’acquittent scrupuleusement de leur mandat, mais d’autres sont malheureusement bien loin de nous donner les mêmes motifs de satisfaction. Ces gens tentent d’empoisonner le sentiment d’affection que nous nourrissons à l’égard du Général Paoli. Ils prétendraient convaincre la France que Paoli aspire à devenir le maître de la Corse ! Messieurs, les Corses ont refusé de se soumettre au despotisme : ils ont pour cela, versé des fleuves de sang et se toujours opposés aux menées des tyrans. Par bonheur tous les efforts des ennemis du bien public se brisent sur l’infrangible fermeté du peuple corse. Nous avons juré de vivre libres sous la constitution française et de défendre celle-ci jusqu’à notre dernière goutte de sang. Nous sommes ici, aujourd’hui, pour vous assurer et vous convaincre, au nom de notre loyauté et de notre courage, que nous sommes dignes de la confiance que vous nous avez faite en nous adoptant.

(A) PAOLI: Le nostre ragioni furono accolte dall’Assemblea, ma altri pericoli si profilarono all’orizzonte. La nostra pace era destinata ad essere turbata da altri e più gravi avvenimenti. Questo purtroppo sembra essere il destino della nostra povera ed infelice isola. I nostri affari pubblici andranno sempre male, perché i nostri patrioti non hanno piacere nell’eseguire i loro doveri se non sono mossi da una passione privata.

(B) PAOLI: La città di Bastia si ribellò, ed io fui costretto a spostare la sede del governo dell’isola da Bastia a Corte. Ma soprattutto fui costretto ad un gesto eclatante, che servisse d’esempio per tutti. Marciai dunque sulla città ed imprigionai coloro che si erano macchiati del misfatto di ribellione. Occorreva dimostrare che nell’isola esisteva una sola legge ed un solo governo, e che questa legge, questo governo, non potevano sopportare più gli interessi egoistici dei singoli o di consorterie ristrette. Una sola legge reggeva la Francia, e con essa la Corsica.

(A) PAOLI: E non era che il preludio al collasso della Rivoluzione, alla fine di un sogno… Nuovi e più gravi avvenimenti si profilavano all’orizzonte. La Francia rivoluzionaria stava per crollare, e la polvere alzata dal grande gigante avrebbe coperto anche la nostra povera isola.

(B) PAOLI: Le grandi nazioni mal sopportavano quanto stava accadendo in Francia, e stavano per attaccarla. Intanto, all’interno le cose correvano a precipizio: distruggere la monarchia, rovesciare il regno, consacrare il ladrocinio e l’assassinio, abolire i talenti e le virtù. A questo miravano gli anarchici che stavano assassinando la Rivoluzione. E quale miserevole fine spettò a Luigi, al Re… Tutto stava cambiando per la Francia. La rivoluzione era finita. La Corsica doveva ora fare da sé…

TABLEAU IV

RUPTURE AVEC LA FRANCE ET NOUVEL EXIL
(1793-1795)

(A) PAOLI: La Francia ha ora una Costituzione. Più di due anni sono trascorsi dalla presa della Bastiglia. Ma ancora non c’è pace per i popoli di Francia. Il Re è stato decapitato: la rivoluzione ha cambiato pelle; prorompe l’anarchia… la reazione alza la testa, tutto è caos… Il paese ha ora un nuovo parlamento: la Convenzione. Fra i suoi membri ci sono anche molti rappresentanti della Corsica, che saranno chiamati a decidere le sorti della Francia. E della Corsica…

(B) PAOLI: La nuova Assemblea, dopo avere abolito la monarchia e proclamato la repubblica, mi nominato comandante capo dell’isola. Fino a quel momento ero stato un uomo libero. Era stato il mio popolo a conferirmi gli incarichi di governo. Ma a quel punto io accettai di diventare un funzionario della Francia: non di quella rivoluzionaria che mi aveva accolto come un figlio, ma di quella convenzionale, che mi avrebbe messo sotto accusa.

(A) PAOLI: Era ancora presto per immaginare gli sviluppi futuri; gli avvenimenti si succedevano con grande rapidità, e grande era la confusione. D’altronde, la nostra isola, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, faceva gola a molti Stati stranieri nemici della Francia. Era dunque necessario, per meglio difenderla, avere il comando totale su di essa. Anche per questa ragione accettai la nomina della Convenzione.

(B) PAOLI: Ma poi venne l’infelice idea di conquistare la Sardegna. Non avremmo dovuto attaccare quell’isola, che in tutte le occasioni ci aveva soccorsi di viveri, di munizioni e di ospitalità per i nostri esuli. I nostri soldati non capivano il perché di questa folle invasione. Per quella spedizione mi impegnai, comunque, anche di più di quel che mi avevano chiesto. Avrei certo voluto che riuscisse, ma la stagione era troppo avanzata perché la flotta potesse tenere il mare e le operazioni militari furono male coordinate. L’impresa non poteva che fallire.

(A) PAOLI: Questo fallimento mi costò molto caro. I fratelli Bonaparte, Saliceti ed altri mi denunciarono alla Convenzione di tradimento. Ricordo ancora le parole taglienti di Saliceti…

On voit s’animer quelques personnages qui rappellent la dénonciation de Paoli devant la Convention.

SALICETI: Citoyen Robespierre ; j’étais en Corse lorsque ordre fut donné au Général Paoli d’organiser les bataillons destinés à expédition de Sardaigne. A mon grand regret je dus constater que Paoli n’appliquait guère de zèle pour exécuter les ordres reçus. On a même dit que Paoli aurait confié au Commandant des battaillons corses : “Je serais heureux de voir toute cette affaire partir en fumée”.

ROBESPIERRE: Mais c’est une trahison. Les rumeurs qui font de Paoli un ami des Anglais sont donc bien fondées !

SALICETI: Je suis peiné de devoir formuler ces accusations à l’encontre d’un homme aussi vénérable que Paoli, ma ce que je viens de révéler devant vous peut être confirmé par d’autres citoyens fidèles et loyaux.

ROBESPIERRE: Nous n’avons aucun doute sur ce que vous affirmez. Par conséquent, la Convention décrète que Pascal Paoli, et le Procureur syndic général, Charles-Andrée Pozzo di Borgo, sont convoqués devant cette Assemblée pour répondre aux accusations de sabotage et de trahison.

(A) PAOLI: Accusa infamante e ingiusta. Di quali delitti avrei dovuto giustificarmi? Nessuna prova reale fu portata contro di me, ma solo vaghi sospetti. Si è detto che io aspirava al trono della Corsica. Non mi sarei aspettato che i deputati di Parigi avrebbero accolto con compiacimento tutto ciò che poteva denigrare la reputazione di un popolo che per primo, in questo secolo, aveva lottato per quarant’anni contro la tirannia. Come si può pensare che dopo avere giurato fedeltà alla Francia, io abbia commesso uno spergiuro. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per alleviare le sofferenze dei bisognosi, per consolidare la libertà, per mantenere la pace e la tranquillità in questo povero dipartimento.

(B) PAOLI: Grande fu, in questa infelice occasione, la dimostrazione d’affetto del popolo còrso. Io dissi loro che amavo la connessione colla Francia, perché, per il patto sociale che avevamo sottoscritto, con essa avevamo comune ogni cosa. Io pregavo per la libertà dei francesi; poiché se fosse riuscito ai despoti di abbatterla, nessun altra nazione avrebbe potuto aspirare a conservare la propria libertà.

(A) PAOLI: Stando così le cose, era necessario convocare una consulta popolare per decidere la condotta da tenere. al convento di S. Francesco di Corte fu scelta fu chiamata l’adunanza, alla quale spettava un grave compito: decidere del nostro legame con la Francia. Così si espresse Pozzo di Borgo…

Projection des diapositives suivantes :

POZZO DI BORGO: Une accusation injuste à l’encontre de notre général trouble nos cœurs et nous remplit de colère. De toutes parts s’élèvent des voix pour réclamer la rupture de tout lien avec la France, car cette France-là, n’est plus celle à qui nous avons juré fidélité.

1° RAPRESENTANTE: U populu corsu ricunnosce in u citadinu Paoli u sustenitore più passiunatu di a libertà francese. Sta Cunsulta dichjara chì Paoli deve esse consideratu cume u “Babbu di a patria”; è chì l’accuse di a Cunvenzione devenu esse riiettate cume assurde.

2° DELEGATU: A perfidia di a Cunvenzione si hè mossa troppu in avanti. Cumplutteghjanu per strughje ogni pudere legale, diffamendu i funziunari pubblichi e sparghjendu a discordia trà a ghjente. À noi tocca à difende u populu da i so nemici.

Cris d’approbation dans l’assemblée.

(A) PAOLI: Per il mio cuore, la ferita più grande è stato il tradimento di Napoleone. Tentai di spiegargli che la Francia era ormai preda di una insanabile anarchia, che niente si poteva più fare per essa, e che l’Inghilterra avrebbe sicuramente protetto la nostra terra. Ma lui non volle ascoltarmi…

NAPOLEON: Abandonner la France? Jamais, au grand jamais. Nos intérêts, nos habitudes, l’honneur, la gloire et le serment solennel de fidélité, tout exige que la Corse soit française pour l’éternité. L’anarchie actuelle est fille des grandes révolutions; elle n’est que passagère. Tout doit changer, l’ordre renaîtra certainement et les lois se modéleront sur la base des idées nouvelles. Il est certain que la France s’élévera jusqu’au sommet de la gloire. Vous, Général, vous avez parlé de l’Angleterre, la vénale Angleterre qui deviendrait soudain la protectrice des peuples libres! Vous vous trompez! D’ailleurs la distance est trop grande entre cette île et la nôtre, trop grande la différence de nos langues et le caractère de nos deux peuples.

PAOLI: Che triste epilogo: alla vigilia della rivoluzione Napoleone mi aveva giurato fedeltà eterna, così come l’appoggio della propria famiglia. Ed ora i suoi fratelli mi denunciano come despota, chiedono la mia testa, e lui mi abbandona…

EPILOGU

Rumanza

Innò chì ùn sì abbandunatu
Chì sò tanti i to figlioli
Certi ùn sò ancu nati
Ma senti u battagliolu
Di a speranza chì canta
A to gloria è u to vantu.

Riturnellu
Corti sparghje in ogni chjassu
Una storia à gran’ fracassu
Ma scumettu, una matina,
L’aria sarà Paulina !
Un passu à l’infurcatura
Di issu omu ed a so cultura
O le barbare Furtune !
Fintantu chì sarà l’esiliu
Ancuratu à vechje lune,
In capu averemu un tigliu !
Mughjeremu ad alta voce
À rompe cannella è foce.

Pè a gloria è a ghjustizia
Diceremu cose atroce
Armeremu sempre milizie
Saremu guerrieri feroci…
Ma staremu sempre attenti
À dà sensu à i nostri stenti.

Fidati à a nostra idea
Saperemu puru vince
S’è no ùn circhemu epupea,
Ch’è no voglimu cunvince.
A parolla ghjusta in bocca
Vene l’ora chì si sbocca.

Ghjunghjerà l’epica bella
Duve nasceranu e paci
L’omu ùn sarà più ribellu
In l’avvene chì si face.
Scumettimu in u futuru :
U fruttu sarà maturu.