Il cervo in ascolto
Puesia
I QUADRO
La sposa stava al telaio e aspettava il giovane marito che era andato a cacciare il cervo. Lo sposo non poteva oltre ritardare il suo ritorno: e lei era impaziente di confidargli una gioia che aspettava un bambino.
Era già nata sotto la spola la selva che ora doveva ricevere e nascondere un ospite, un cervo in ascolto.
La tessitrice era tanto felice; solo la turbava di quanto in quanto un incomprensibile affanno, come di uno che le picchiasse al cuore. E diceva tra se “ deve essere il bambino”. Poi, a un tratto, sentì alla porta gente che bisbigliava: la porta si aprì ed entro un vento gelido.
II QUADRO
Da quel momento la sposa riprese a tessere e ad aspettare, e tessé e aspettò finché non ebbe partorito. La bambina aveva occhi di cerbiatta, e la madre per quella grande gioia usci dal silenzio della selva: celebrò il battesimo e prese il lutto. L’orfana crebbe al telaio aspettando lo sposo, e sua madre fece in tempo a vedersi nonna. Le nipoti si chiamavano Emmanuela, Giusta e Daniela e crebbero anche esse al telaio aspettando lo sposo.
III QUADRO
E gli sposi arrivano e se le portarono lontani con i loro telai. Ognuna fece nido quale in montagna, quale in pianura. I telai della montagna della montagna diedero tappeti folti d’ombre severe; i telai della Marmilla, dei Campidani feraci li diedero la festa, San Sperate gli accese di colori. E la consanguinee se li scambiavano alle feste, e ciascuna si guardava intorno e onorava le erbe e gli animali e i colori e l’anima della sua contrada. Ma nella libertà di guardarsi ciascuna intorno e di essere diversa, era Più forte di loro il dare testimonianza d’essere discese dalla stessa dinastia. E tutte mettevano in mostra trionfale vasi di palmizi, tralci di vite, melograni, garofani e rose, animali e angeli, coppie che danzano tenendosi per mano, re e regine, Lucrezia e Cristina, il cavallo alla fonte, il cavaliere o gli sposi a cavallo, gli asinelli e i cani e i cervi, le oche e le colombe, stelle innumerevoli di cieli inverosimili o suggeriti dalla natura.
IV QUADRO
E le nuove tessitrici stettero al telaio e aspettarono anche esse lo sposo, e gli sposi venivano ma sempre più di rado da contrade lontane. E di discendenza in discendenza qualcuna quasi si dimenticò dell’origine e volse gli occhi all’oriente. Così Nule diede il tappeto, e l’innalzò quasi insegna straniera per insoliti colori. E così Ploaghe col suo leone e il tralcio della vite. Morgongiori restò fedele all’aquila coi cervi e fantasticò castelli e torri e chiese. Mogoro diede cavalli quasi quadrati neri e rossi, Isili gli uccelli stecchiti, il guerriero che combattè coi cervi. Santa Giusta le confraternite d’angeli. La Marmilla il ballo tondo come gara di resistenza. La Barbagia la geometria che Nuoro alternò con gli uccelli. Gavoi, Bolotana e Oliena “il tapino de mortu” . E Ruinas diede gli asinelli in serie, il Bono garofani sanguigni, e Nulvi palme uccelli e cagnolini, Senis terra di pochi fuochi, cervi neri grecizzanti. E Terralba rose d’ogni colore. E Sarule calici e chiavi e clessidre. Tappeti antichi di ruvida lana che sfidano il sole di tutto agosto senza perdere colore. Nati dal dolore di un’antica sposa. Le nipoti, ancora fedeli ai miti e ai telai, credono che il tessere porti fortuna: il battere del telaio nel silenzio della casa e nell’ attesa e nella malinconia dei giorni non lascia infatti morire la speranza.
Legenda :
I QUADRO : ITALIA – ALDA MERINI
II QUADRO : SIRIA ……
III QUADRO : PORTOGALLO ….
IV QUADRO : SARDEGNA - PAOLA ALCIONI