IL LIBRO DI MUSTAFA
Teatru
Testo scritto nel 2001 su soggetto di Mariano Corda e utilizzato in un suo laboratorio teatrale con ragazzi di scuola media
Personaggi
SISSIENOSSI, il pastore
MUSTAFFÀ, il senegalese
GALDINO, figlio di SISSIENOSSI
GERVASIO, figlio di SISSIENOSSI
GESUINO, figlio di SISSIENOSSI
LIEDDA, moglie di SISSIENOSSI
GUGLIELMO, padre di SISSIENOSSI
MARISA, vicina di casa
DON FENICIO, il prete
MARESCIALLO
DOTTOR SECCI, il veterinario
SU LANERI, il mercante
NIATZIU STRANTAXIU E SETZIU, il vecchio saggio
LIOI, il cane
PEPPINA, la pecora nera
AQUILA La scena rappresenta un ovile particolarmente primitivo. Qualche asse a delimitare il recinto. Una massiccia porta applicata al piede di una collina. Un fico né grande né piccolo, con poche foglie e pochi frutti, ma tutto dipinto di nero.
1. LIOI e PEPPINA, poi LIEDDA, SISSIENOSSI, e poi GALDINO, GERVASIO, GESUINO.
La scena è nella penombra. Sotto l’albero il cane LIOI e la pecora PEPPINA si disperano ululando e belando alla luna.
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
Strappandosi i capelli e procedendo come impazzita entra LIEDDA.
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
Anche lui disperato, entra SISSIENOSSI.
SISSIENOSSI: Oi, oi, oi, oi, oi, oi, oiiiiiiiii!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
SISSIENOSSI: Oi, oi, oi, oi, oi, oi, oiiiiiiiii!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
SISSIENOSSI: Oi, oi, oi, oi, oi, oi, oiiiiiiiii!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
SISSIENOSSI: Oi, oi, oi, oi, oi, oi, oiiiiiiiii!
Pieni di incredulità entrano i figli.
GALDINO: Mamma mia, mamma mia, mamma mia!
LIOI: Bauuuuuuuuu! Bahuuuuuuuuuuuu!
GERVASIO: Che cosa è successo, che cosa è successo, Che cosa è successo!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
GESUINO: Lo dicevo io, lo dicevo io, lo dicevo io!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
SISSIENOSSI: Oi, oi, oi, oi, oi, oi, oiiiiiiiii!
2. Gli STESSI più GUGLIELMO, poi AQUILA.
Con passo deciso entra GUGLIELMO. La scena si illumina alla sua prima battuta.
GUGLIELMO (sbattendo forte il bastone per terra): Basta!
LIOI: Ba…
PEPPINA: Be…
LIEDDA: A…
SISSIENOSSI: Oi…
GALDINO: Mam…
GERVASIO: Che…
GESUINO: Lo dic…
GUGLIELMO: Allora, chi è che mi racconta tutto con calma?
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
PEPPINA: Beheeeeeeeeee! Beheeeeeeeeee!
GUGLIELMO: Basta così! (Al figlio:) Che cosa è successo al tuo gregge.
SISSIENOSSI: Oi, babbo mio se tu sapessi, oi, babbo mio se tu sapessi oi, oi babbo mio se tu sapessi, oiiiiiiiii!
GUGLIELMO: Solo una cosa so, che ho un figlio scemo…
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah!
GUGLIELMO: E una nuora pazza! (Ai nipoti:) E voi…
GALDINO: Mamma mia, mamma mia…
GERVASIO: Che cosa è successo, che cosa è successo…
GESUINO: Lo dicevo io, lo dicevo io…
GUGLIELMO: Da due genitori così, che figli mi dovevo aspettare? O sono scemi o sono cretini, in questa casa. (Al cane:) Parla tu, se ti è rimasto un po’ di giudizio!
LIOI: Bau, bauuuu!
GUGLIELMO: Non ti capisco, parli come un cane!
PEPPINA: Beeeeeeh!
GUGLIELMO: Zitta, tu!
LIOI: Ecco, io e Mustafà stavamo badando al gregge, quando all’improvviso è venuta l’aquila.
Entra AQUILA che si avventa su PEPPINA.
PEPPINA: Che ha cercato di catturare gli agnelli più giovani.
LIOI: Mustafà, porta il gregge al riparo, ho gridato, che per questa bestia basto io da solo.
PEPPINA: Ma cosa, ho detto io, senza di me non vai da nessuna parte.
LIOI: E insieme abbiamo lottato contro l’aquila.
PEPPINA: Mentre Mustafà fuggiva via col gregge.
I tre animali lottano tra loro mentre gli altri li osservano e fanno il tifo ora per uno ora per l’altro. Alla fine, un po’ spennacchiata, l’AQUILA è costretta a volare via.
TUTTI: Evviva!
PEPPINA (belando tristemente): Beeeeeeeeeeeh!
LIOI: Ma quando siamo arrivati all’ovile, le pecore erano tutte morte, e Mustafà non c’era più.
GUGLIELMO: Avesse avuto il libro sacro, con due parole magiche l’avrebbe fatta sparire in un amen, quell’aquila maledetta!
GALDINO: Ma Mustafà è un negro, e i negri non sanno leggere.
GERVASIO: Ignorante, Mustafà è laureato in Chimica, e parla benissimo inglese e francese.
GESUINO: Ma non sa leggere le parole sacre, che lui è musulmano!
SISSIENOSSI: Sì, e no. Sissi e nossi. E io, infatti, il libro delle parole sacre lo tengo ben chiuso nella grotta e non lo do a nessuno; e la porta della grotta la tengo chiusa con tre chiavi diverse.
GUGLIELMO: Bravo figlio mio, apri, adesso, che forse siamo in tempo a risolvere la questione se leggiamo insieme le parole giuste.
SISSIENOSSI: Si e no, sissi e nossi, io non ce l’ho, la chiave, ce l’ha Mustafà!
LIEDDA: Aaaaaaaaaaaaaaah! Aaaaaaaaaaaaaah! Mustafaaaaaaaaa!
GUGLIELMO: Dov’è Mustafà?
SISSIENOSSI: Non lo so, non lo vedo da ieri notte.
GALDINO: È stato lui, è stato Mustafà!
GERVASIO: Non bisogna mai fidarsi di nessuno!
GESUINO: Soprattutto di chi non parla la tua lingua e professa una religione diversa.
GUGLIELMO (ironico): E tifa per un’altra squadra di calcio!
SISSIENOSSI: Io non ce l’ho, la chiave, ce l’ha Mustafà? Sissi e nossi!
LIEDDA: Mustafaaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaaa!
3. Gli STESSI più MARISA, DON FENICIO, MARESCIALLO, DOTTOR SECCI.
Comportandosi da prefica consumata entra MARISA.
MARISA: Ahi cantu funtint bellas sas arveches mias! Una fit bella comente si stella pius manna de su notte. S’àtera fit bella comente sa luna. E sa piùs manna fit bella che sole…
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Ahhhhhh!
PEPPINA: Beeeeeeeeeh. Mustafeeeeee! Beeeeeeeeeh!
LIOI: Bauuuuuuuu! Mustafauuuuuu! Bauuuuuuu!
Benedicendo a destra e a sinistra, sopra e sotto entra DON FENICIO.
DON FENICIO: Ora pro nobis e vobis, custum e quellum. Sopras e sotus, tutus is pecurus mortus pro culpa de s’òmine nieddu! Amen!
GALDINO: Amen!
GERVASIO: Amen!
GESUINO: Amen!
SISSIENOSSI: Sì e no, sissi e nossi.
DON FENICIO: Tui non credis chi siat istatum su nieddu e feu a ti massacrare pecurorum, amen?
GALDINO: Amen. Mustafa è stato, come no!
GERVASIO: Nero come la pece era, e nero ha fatto l’albero di fico.
GESUINO: Nemmeno in una parabola del vangelo, così.
DON FENICIO: Justum est, figliolibus meius dilettissimus.
SISSIENOSSI: Sissi e nossi, che prima bisogna dimostrarle le cose, e questi figliolibus miei, se proprio non volevano che dessi il mio gregge a un povero nero emigrato, potevano loro venire a pascolare. Invece nossi, a fare i signorini al bar del paese.
GUGLIELMO: Bravu figliolibus mius, iscudili a conca a custos mandrones!
DON FENICIO: Non parlaribus cosis, che i figliolibus tuis servint benissimus a messam et sunt chierichettos digiligentissimus.
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Ahhhhhh!
PEPPINA: Beeeeeeeeeh. Mustafeeeeee! Beeeeeeeeeh!
LIOI: Bauuuuuuuu! Mustafauuuuuu! Bauuuuuuu
MARISA: Ahi cantu funtint bellas sas arveches mias! Una fit bella comente s’istella pius manna de su notte. S’àtera fit bella comente sa luna. E sa piùs manna fit bella che sole…
Armato di mitra entra MARESCIALLO, indossa un paio di occhiali da “ miope forte”.
MARESCIALLO: Che cosa succede, chi ha fatto questa strage? Io arresto tutti, eh! Fermi tutti, eh! Nessuno si muova, eh! (All’albero:) Tu, dove eri alle quattro di questa mattina, forza, parla eh!
GUGLIELMO: Marescià, da questa parte, e stamani alle quattro eravamo tutti a letto.
MARESCIALLO: E me lo dice così, eh? Ma lo sa che è severamente vietato dalla legge, eh? Che queste cose non si fanno più nemmeno al cinema, eh?
GUGLIELMO: Ma che cosa sta dicendo?
MARESCIALLO: Offesa al pubblico pudore, vi devo arrestare tutti, eh. E mica si può dormire tutti quanti insieme, grandi e piccoli, uomini e donne, vecchi e bestie, eh? Ma dove siamo?
GUGLIELMO: Marescià, alle quattro del mattino dormivamo tutti, e ognuno nel proprio letto, dogniunu in domo sua!
MARISA: Ahi cantu funtint bellas sas arveches mias! Una fit bella comente s’istella pius manna de su notte. S’àtera fit bella comente sa luna. E sa piùs manna fit bella che sole…
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Ahhhhhh!
PEPPINA: Beeeeeeeeeh. Mustafeeeeee! Beeeeeeeeeh!
LIOI: Bauuuuuuuu! Mustafauuuuuu! Bauuuuuuu!
DON FENICIO: Ora pro nobis e vobis, custum e quellum. Sopras e sotus, tutus is pecurus mortus pro culpa de s’omine nieddu! Amen!
GALDINO: Amen!
GERVASIO: Amen!
GESUINO: Amen!
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
MARESCIALLO: Fermi tutti, eh! Nessuno si muova, eh!
Entra DOTTOR SECCI.
DOTTOR SECCI: Lingua blu, lingua blu, sono morte di lingua blu. Sono sicuro, fatemi fare le analisi e vedrete che risolviamo subito il mistero. Lingua blu!
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
DOTTOR SECCI: Si lasci servire, lingua blu!
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
GUGLIELMO: Dottor Secci mio, io credo che mio figlio abbia un po’ di ragione, tutte le pecore hanno la lingua nera come il carbone, mica blu!
DOTTOR SECCI: Oh, capperi, questo cambia tutto. La lingua nera la fa venire la liquirizia, e di liquirizia le pecore non muoiono!
MARISA: Ahi cantu funtint bellas sas arveches mias! Una fit bella comente s’istella pius manna de su notte. S’àtera fit bella comente sa luna. E sa piùs manna fit bella che sole…
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Ahhhhhh!
PEPPINA: Beeeeeeeeeh. Mustafeeeeee! Beeeeeeeeeh!
LIOI: Bauuuuuuuu! Mustafauuuuuu! Bauuuuuuu!
DON FENICIO: Ora pro nobis e vobis, custum e quellum. Sopras e sotus, tutus is pecurus mortus pro culpa de s’omine nieddu! Amen!
GALDINO: Amen!
GERVASIO: Amen!
GESUINO: Amen!
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
MARESCIALLO: Fermi tutti, eh! Nessuno si muova, eh!
DOTTOR SECCI: La lingua nera era o la lingua blu fu?
GUGLIELMO: Che bella gabbia di matti!
4. Gli STESSI più NIATZIU STRANTAXIU E SETZIU.
Lentamente e con fare da saggio entra NIATZIU STRANTAXIU E SETZIU. Vedendolo gli altri smettono di frignare e lamentarsi e osservano attentamente ogni suo gesto. L’uomo si guarda intorno, accarezza il cane, osserva il fico, ne prende un frutto e poi si siede accanto alla pecora.
NIATZIU: E beh, Peppina, vorresti mangiare questo bel fico?
PEPPINA: Beeeeeeeh!
NIATZIU: Ahi fame, lo so, ma fossi in te non lo mangerei. Che ne dici, Lioi?
LIOI: Bau, bau!
NIATZIU: Dottor Secci, lo mangi lei, questo fico! (Gli lancia il frutto.)
DOTTOR SECCI: Ma le sembra questo il momento…
NIATZIU: Lo guardi, almeno.
GALDINO: Esci!
GERVASIO: Fai vedere!
GESUINO: Dammene uno!
NIATZIU: Attenti, ragazzi, che non è stagione.
SISSIENOSSI: Eh, sissi e nossi.
DOTTOR SECCI (dopo averlo esaminato attentamente): Ma cosa sì e no, questi fichi sono stati avvelenati, qualcuno li ha dipinti con una vernice tossica.
GUGLIELMO: E una è fatta, adesso sappiamo il come, ma non sappiamo ancora perché?
MARESCIALLO: Lo so io perché, lo so io. Vi arresto a tutti quanti, eh?
DON FENICIO: Dominus vobiscum, usque tandem.
MARESCIALLO: E cominciamo da lei, Don Fenicio. Altro che latinorum, eh!
DON FENICIO: E che cosa c’entro, io? Io sono un uomo di chiesa.
MARESCIALLO: Appunto, le pecorelle smarrite…
SISSIENOSSI: Ma che smarrite, morte stecchite.
MARESCIALLO: Confessi, lei non sopportava che il qui presente allevatore di greggi avesse assoldato un servo pastore di religione musulmana e ha organizzato tutto quanto per far cadere la colpa su Mustafà! Confessi, dov’è Mustafà?
DON FENICIO: Ma mi faccia il piacere, non la scomunico perché ho troppa stima di sua moglie e di suo figlio chierichetto. Buona sera a tutti, io me ne vado, tanto qui mi si lascia offendere. (Esce.)
GALDINO: Arrivederci…
GERVASIO: Don…
GESUINO: Fenicio!
MARESCIALLO: Allora è stato lei, dottor Secci. Ha infettato le pecore di Sissienossi per poter fare bella figura sulla rivista scientifica il Veterinario Moderno, riportando le analisi del caso “Lingua nera”, confessi!
DOTTOR SECCI: E secondo lei, per un articolo su quella rivistaccia, io mi sporcavo le mani a dipingere di nero un intero albero di fichi? ma mi faccia il piacere, mi faccia. E per il suo gatto si trovi un altro veterinario, maresciallo! Buona sera a tutti, meno uno (indicando il MARESCIALLO). (Esce.)
GALDINO: Arrivederci…
GERVASIO: Dottor…
GESUINO: Secci!
MARESCIALLO: È stata lei, signora Marisa, perché Liedda ha sempre fatto un bucato più bianco del suo, e questo lei non poteva sopportarlo, per questo ha dipinto di nero il fico e la lana di questa pecora.
MARISA: Oltre a non vederci bene, lei, se lo lasci dire da me, è tutto scemo. Questa pecora è sempre stata nera e io non ho mai avuto lenzuola bianche, che il colore preferito da mio marito è il rosso. Si faccia curare, marescià. Buona sera. (Esce.)
PEPPINA: Beeeeeeeh!
GALDINO: Arrivederci…
GERVASIO: Vicina…
GESUINO: Marisa!
GUGLIELMO: Lasci stare, Maresciallo, nella nostra famiglia ci vogliamo tutti bene, non abbiamo mai sottoscritto nessuna assicurazione sulla salute delle pecore e non abbiamo nessuna idea di chi possa aver dipinto il fico con questa maledetta vernice nera.
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
GALDINO: Babbo ha ragione…
GERVASIO: Anche secondo me…
GESUINO: È stato Mustafà!
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaa!
NIATZIU: Ma certo che è stato Mustafà, maresciallo, lo vada a cercare, si sbrighi.
PEPPINA: Beeeeeeeh!
LIOI: Bau, bau!
MARESCIALLO: Buona sera! (Esce.)
5. LIOI, PEPPINA, LIEDDA, SISSIENOSSI, GALDINO, GERVASIO, GESUINO, GUGLIELMO, NIATZIU STRANTAXIU E SETZIU.
NIATZIU: Lioi, portami quella pietra, bello.
LIOI: Bau, bau! (Il cane torna con la pietra.)
GUGLIELMO: Se solo sapessimo che fine ha fatto Mustafà.
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaa!
SISSIENOSSI: Basta, Liedda, basta, vedrai che quando ritroviamo le tre chiavi della grotta si sistema tutto. Non è vero, babbo?
GUGLIELMO: E, sissi e nossi, a trovarle le chiavi. Che altrimenti, con due parole ben dette del libro sacro!…
NIATZIU (rigirandosi il sasso tra le mani): Di che libro sacro state parlando?
GALDINO: Eh, una storia vecchia, si tratta di un libro molto antico.
GERVASIO: Scritto in una lingua che nessuno conosce.
GESUINO: È in mano alla nostra famiglia da generazioni e generazioni, e ci ha sempre protetto da pestilenze e siccità.
NIATZIU: E come mai questa volta non vi ha protetto?
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaa!
SISSIENOSSI: Perché lo tengo sempre chiuso nella grotta, addirittura con tre chiavi diverse, perché nessuno ce lo possa rubare…
GALDINO: E adesso…
GERVASIO: Quel negro musulmano…
GESUINO: Ci ha fatto questo per dispetto…
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaa!
NIATZIU: Io non credo. (Osservando la pietra:) C’è una tomba dei giganti, qui vicino?
GALDINO: Sì!
NIATZIU: E ci sapresti arrivare?
GALDINO: Certo!
NIATZIU: E magari c’è anche una domu de jana, poco più oltre.
GERVASIO: Sicuro!
NIATZIU: E tu sai dov’è?
GERVASIO: Certamente!
NIATZIU: E ancora più avanti c’è un pozzo sacro!
GESUINO: Come fai a saperlo, Natziu?
NIATZIU: È tutto scritto qui, in questo sasso che certamente Mustafà ha preparato per voi.
LIEDDA: Ahhhhhhh! Mustafaaaaaaaa! Mustafaaaaaaaa!
GESUINO: Che cosa significa?
NIATZIU: Che Mustafà ha nascosto le tre chiavi nei tre luoghi che ho appena detto, nella tomba dei giganti, nella domu de jana e nel pozzo sacro. Perché non andate a prenderle, ogni chiave è stata sistemata nella camera centrale.
GALDINO: Andiamo!
GERVASIO: Chi arriva ultimo paga da bere!
GESUINO: Aspettate! (Escono.)
6. A questo punto, si potrebbe seguire ognuno dei tre ragazzi fin dentro ai tre monumenti, oppure passare direttamente alla scena successiva.
7. TUTTI.
SISSIENOSSI infila la prima chiave e la gira, clang! Poi, sempre più circospetto infila la seconda, cling! Infine la terza, clong! La porta si apre cigolando. Un uomo tutto nero li investe correndo e urlando all’impazzata.
TUTTI tranne NATZIU: Mustafà!
NATZIU: Ma quale Mustafà e Mustafò, lo arresti, Maresciallo, è lui il colpevole di tutto!
MARESCIALLO: Fermati, eh! Sporco negro!
SISSIENOSSI: Sissi e nossi! Sporco già è sporco…
GUGLIELMO: Ma negro proprio no, non vede che si tratta di un bianco dipinto?
LIEDDA: Su Laneri!
PEPPINA: Bheeeeee!
LIOI: Bau, bau!
DOTTOR SECCI: Signor Timoteo, che cosa le è saltato in mente di dipingersi di nero e chiudersi dentro la grotta?
DON FENICIO: Dominus vobiscum totum nerus comente pecis!
MARISA: Lo sapevo che non ci si deve fidare di chi vuole arricchirsi sulle spalle degli altri.
SU LANERI: Non sono stato io, non sono stato io, è stato Mustafà!
NATZIU: E i quaranta ladroni!
MARESCIALLO: Non ti preoccupare di questo; adesso, arrestiamo te, e confessi tutto, poi penseremo anche al tuo complice.
SISSIENOSSI: Sissi e nossi, e alle pecore mie, chi ci pensa?
PEPPINA: Bheeeee!
LIOI: Bau, bau!
DOTTOR SECCI: E qui stiamo parlando di una perdita secca di alcune decine di milioni, mica spiccioli!
MARISA: Aspetti che le conto le pecore morte: una, due, tre, quattro…
SU LANERI: La lana la compro io, a metà prezzo, s’intende, la lana delle pecore morte vale di meno, si sa!
GALDINO: Ha ragione…
GERVASIO: Anche a me sembra che abbia ragione…
GESUINO: Anche a me…
GUGLIELMO: Nipoti scemi. Prima vi distrugge la roba e poi gli regalate anche quello che si potrebbe salvare?
LIEDDA: Datelo a me, datelo a me, che lo ammazzo con le mani mie.
PEPPINA: Bheeee!
LIOI: Bau, bau!
DOTTOR SECCI: Si calmi, signora.
DON FENICIO: Dominus vobiscum e hora pronobis, urbis et orbis.
MARISA: Perché non gli facciamo mangiare i fichi dell’albero nero?
SU LANERI: No, vi prego, i fichi no!
GALDINO: Ma sono buoni…
GERVASIO: Le pecore li mangiano sempre…
GESUINO: Sempre…
NATZIU: E sono morte.
MARESCIALLO: Appunto, le pecore sono tutte morte, come mai?
SISSIENOSSI: Parla, Timoteo lanaio dei miei stivali, che oltre a pagarmi la lana la metà di quello che vale mi presti i soldi per vivere con l’interesse del cinquanta per cento!
GUGLIELMO: Strozzino.
LIEDDA: Malefadadu!
DOTTOR SECCI: Lanaio e usuraio, interessante.
DON FENICIO: Laudatum sii mi Signore.
MARISA: Ammazziamolo, che nessuno se ne avrà mai a male!
SU LANERI: Basta, vi prego, dirò tutto.
MARESCIALLO: Era ora che ti decidevi a parlare, eh!
8. TUTTI.
Le luci si abbassano e TUTTI si accomodano per ascoltare; mentre SU LANERI parla, ciò che lui dice viene visualizzato dalle azioni di MUSTAFÀ.
SU LANERI: Sissienossi non aveva voluto accettare il prezzo che gli avevo proposto per la lana delle sue pecore, allora, ho pensato che se non potevo convincere il padrone, forse potevo convincere il servo. Ho mandato l’aquila a distrarre il cane e quando Mustafà è giunto tutto trafelato e spaventato sono arrivato subito al sodo, gli ho dato tutti i soldi che gli servivano per far curare suo figlio più piccolo e mandare a scuola quello più grande. Con due trecento mila lire, queste cose le sistemi, in Africa. Gli ho dato due bei barattoli di vernice nera altamente tossica e gli ho fatto dipingere il fico, così, gli ho detto, tutti penseranno nella maledizione del libro sacro di tziu Guglielmo. Mustafà ha dipinto tutto per bene e poi abbiamo preso il libro dalla grotta, per strapparne qualche pagina e metterla sotto l’albero. E invece, a quel punto, mi ha spinto dentro, ha dipinto anche me ed è scappato col libro e chiudendomi a chiave; che potevo morire, potevo.
GALDINO: Ci hai capito qualcosa?
GERVASIO: Chi, io?
GESUINO: Io no!
MARESCIALLO: Io, forse, forse…
SISSIENOSSI: Sissi e nossi.
GUGLIELMO: Ce ne fosse uno buono, in questo paese!
DOTTOR SECCI: Se vuole una cura contro il raffreddore delle pecore, quello sì, ma di investigazioni private… per favore, non sono Sherlock Holmes!
DON FENICIO: Amen!
MARISA: Io, comunque, un’idea ce l’avrei…
LIEDDA: Anch’io…
MARISA: Timoteo lanaio usuraio, intanto paga tutti i danni
DON FENICIO: Giustum est!
LIEDDA: E con gli interessi, che per poco non rimanevo pazza per sempre.
PEPPINA: Paga, lanaio!
LIOI: Paga, usuraio!
SU LANERI: Va bene, pago tutto.
LIEDDA: Con gli interessi.
SU LANERI: Va bene!
SISSIENOSSI: E il debito che ti devo te lo restituisco ai tassi bancari correnti.
SU LANERI: Va bene, ma qualcuno mi spieghi perché Mustafà è scappato in quel modo?
NATZIU (togliendo un libro dalla tasca): Guglielmo, era questo il tuo libro sacro?
GUGLIELMO: Sì, come fai ad averlo tu?
NATZIU: Guardalo bene, è davvero il tuo?
SISSIENOSSI: Sissienossi, il suo aveva la copertina più vecchia…
GUGLIELMO: E qualche pagina smangiucchiata… a furia di usarlo!
NATZIU: Infatti non è il tuo libro sacro, ma è il mio, o meglio è di Mustafà!
LIEDDA: Che cosa significa?
NATZIU: È semplice. Guglielmo, tu capivi il significato delle parole che leggevi per scacciare le aquile, i temporali e la siccità?
GUGLIELMO: No, però erano sempre efficaci.
NATZIU: Può darsi. Comunque, non capivi proprio nulla perché questo libro è scritto in arabo.
TUTTI: Arabo?!?
GUGLIELMO: La lingua di Mustafà!
NATZIU: Appunto. Quando Mustafà ha aperto il libro, ha capito di che cosa si trattava ed è scappato via, perché questo libro è la Bibbia, il libro sacro degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani.
TUTTI: E allora?
A questo punto ci vuole una bella trovata registica che accentui oppure attenui “la scoperta” dell’acqua calda: Jehova, Allah e Dio sono la stessa divinità!
NATZIU (canta):
Se vuoi davvero capire
devi stare a sentire
ciò che dice la gente,
che cos’ha nella mente.
Se vuoi davvero sapere
devi andare a vedere,
non fermarti a dormire,
il treno sta per partire.
Se vuoi davvero parlare
devi anche ascoltare
ciò che dicono gli altri
e non provare a fermarti.
Se vuoi davvero davvero
rivelare il mistero
del segreto del mondo
devi andare più a fondo.
Se vuoi sapere perché
sono diverso da te
stringimi forte la mano
e insieme andremo lontano.
Chiusura con un “ballu tundu” a cui si aggiungono MUSTAFÀ e AQUILA che entrano danzando in coppia.
F I N E