Dapoi a so creazione, l’Associu di Sustegnu di u CCU hà travagliatu cun tante istituzione, associi, servizii, gruppi o persone individuale, à prò di l’azzione culturale, di l’arte è di a literatura. Tutti ùn si ponu ammintà.
È puru ci vole à ammintà in primu locu l’aiutu è u sustegnu permanente di a CTC è i so servizii di a Cultura è di a Lingua Corsa.
Ci tocca dinù à insignà qualchì partenariatu corsu diventatu per cusi dì“strutturale”, oramai.

x due

Ispirato al racconto Duet per a dos, di Daniel Bagur

Pagine : 1 2 3 4 5

Personaggi

un uomo
una donna
un capofficina, un cameriere, un medico
Uno.

La scenografia è inesistente, soltanto qualche gioco di luci e ombre per sottolineare la presenza in scena di spazi diversi. Invece sono molto forti i rumori, da catena di montaggio; assordanti rumori meccanici frammisti a voci umane incomprensibili. un uomo, piccolo Charlot di Tempi moderni, lavora, frenetico, a una macchina inesistente. Così per qualche minuto. Poi, una voce da Vulcano chiama un nome incomprensibile. Finché non arriva il silenzio, e allora è chiaro che la voce vuole parlare con un uomo.

Voce di un capofficina: Ehi, tu! Sì, tu. Vieni di là. Lascia perdere il lavoro. Non devi lavorare più, adesso.

un uomo, titubante, va verso la zona più buia della scena. Finalmente, quando vi arriva, un cono di luce illumina una seggiola.

Voce di un capofficina: E' da molto che lavori con noi?
un uomo: Quasi un anno.
Voce di un capofficina: E ti trovi bene?
un uomo: Molto bene.
Voce di un capofficina: Siediti!

un uomo non si siede, perché ha sentito rumori di passi, perché entra un capofficina, il quale, energicamente, si appropria dell'unica sedia.

un capofficina: Perché non ti siedi?
un uomo: No, grazie.
un capofficina: Vuoi fumare?
un uomo: No, grazie.
un capofficina: Mettiti a tuo agio!
un uomo: Sì, grazie.
un capofficina: E così stai con noi da un anno.
un uomo: Undici mesi e due settimane.
un capofficina: Bene, mi fa piacere. E ti piace, questo lavoro?
un uomo: Sì, moltissimo.
un capofficina: Non lo trovi un po' troppo ripetitivo?
un uomo: No, anzi.
un capofficina: Uno come te, giovane, che ha studiato, dovrebbe aspirare a qualcosa di meglio nella vita, dico io.
un uomo: A me piace, questo lavoro. Mi piace molto.
un capofficina: Contento tu! Quanto guadagni?
un uomo: Dipende da quanto straordinario faccio quel mese.
un capofficina: Diciamo un milione e sei, un milione e sette?
un uomo: Sì, un milione e ottocentomila, lo scorso mese.
un capofficina: Ecco, lo dicevo, io, troppo.
un uomo: Ma siete stato voi a chiedermi di fare gli straordinari!
un capofficina: Lo so, lo so. Sono stato io.
un uomo: E voi stesso avete riconosciuto che non me ne sto con le mani in mano, che rendo lo stipendio che guadagno.
un capofficina: Lo so, lo so bene ciò che dico, io!
un uomo: Scusate.
un capofficina: Quanti figli hai?
un uomo: Nessuno.
un capofficina: Sei sposato?
un uomo: Sì.
un capofficina: E tua moglie che fa?
un uomo: Studia architettura.
un capofficina: Lo vedi, con un architetto in casa, che problemi vuoi avere mai! Sono contento. Proprio contento. (Prende un sigaro dalla tasca e se lo accende:) Ne vuoi uno?
un uomo: Non fumo.
un capofficina: Prendilo, dài, non si sa mai, nella vita. (Gli offre un sigaro:) Bravo, se non lo vuoi fumare adesso, puoi sempre fumarlo dopo.
un uomo: Grazie.
un capofficina: Anche a me sarebbe piaciuto studiare, sai, invece, mi sono sposato giovane, poi i figli. Pensa che mia moglie ha appena la licenza elementare. Anch'io, se è per questo, ma per un uomo è diverso. Un uomo sta fuori casa, impara sul lavoro, per la strada. Una donna, invece, sempre in casa, se non ha studiato a scuola, dove mai imparerà? Dico io. I miei figli, invece, tutti all'università. Tutti. E ne ho tre, tre universitari.
un uomo: E' importante, l'università.
un capofficina: E così hai sposato un architetto, o architetta? Ho studiato poco io, te l'ho detto, non ci capisco niente, di letteratura.
un uomo: Nemmeno io.
un capofficina: Bene, bene. E quanto guadagna, la tua signora? Un bel mucchio di soldi, dico io.
un uomo: Niente, non guadagna niente, per adesso sono soltanto spese, è appena al terzo anno ed ha ancora un esame del primo.
un capofficina: Comunque, sempre architetto è, e prima o poi, vedrai il denaro che vi arriverà, e allora... (Fa una smorfia di dolore.)
un uomo: Allora cosa?
un capofficina: Scusa, non farci caso. E' l'età. Senza che possa controllarlo o prevederlo, mi prendono degli attacchi, qui, al fianco sinistro. Il medico mi ha dato delle pastiglie, ma nemmeno lui sa che cosa sia veramente. Ormai non ci bado più, sarà l'età, dico io. Di che parlavamo?
un uomo: Non lo so, di mia moglie che studia per architetto, forse.
un capofficina: Dì, è bella tua moglie?
un uomo: Sì.
un capofficina: E le vuoi bene?
un uomo: Sì!
un capofficina: Hai tutte le fortune, sei giovane, istruito, una bella moglie che ami, ma allora...
un uomo: Allora cosa?
un capofficina: Allora non capisco perché tu ti ostini a fare il semplice operaio. Hai studiato, hai la tua istruzione, un domani avrai la moglie architetto. Ma riesci a immaginarti la scena? Signora architetto, o architetta, i miei omaggi, e lei, buongiorno ingegnere, le presento mio marito. E quello, l'ingegnere, oh piacere, e tu, piacere, e quello, che mestiere fa? avvocato, medico, professore come minimo, e tu, no, operaio alla catena. Non ci posso credere, non ci posso credere.
un uomo: Ma perché, no? A me piace il mestiere che faccio. Mi fa sentire vivo, mi piace il contatto con le macchine, con gli oggetti.
un capofficina: Tu mi prendi in giro.
un uomo: Non è vero.
un capofficina: Da quanto tempo sei qui con noi?
un uomo: Quasi un anno.
un capofficina: Hai figli?
un uomo: Non ho figli, ancora.
un capofficina: Perché ne vorrai, non è vero?
un uomo: Sì, certo, ne vorrò.
un capofficina: Bravo, e non aspettare i quarant'anni, per mettere al mondo il primo, dai retta a me. Comincia subito, adesso che sei giovane.
un uomo: Certo.
un capofficina: Io ne ho tre, ed ho anche due nipotini già. Ma forse tua moglie non ne vuole, gli architetti, si sa, sono mogli un po' così, dico io.
un uomo: Non capisco.
un capofficina: Che ore sono?
un uomo: Le undici.
un capofficina: Bene. Passa in ufficio e fatti liquidare.
un uomo: Non capisco.
un capofficina: Passa in ufficio e fatti liquidare. Ti paghiamo come se avessi lavorato tutto il mese. Quasi dieci giorni in più.
un uomo: Ma perché?
un capofficina: Sei licenziato, non l'avevi capito?
un uomo: No, non è vero! E' uno scherzo, mi dica che è uno scherzo.
un capofficina: C'è poco da gridare, sei licenziato, a qualcuno doveva toccare, e tu sei da noi da poco, non hai famiglia, prima o poi te ne saresti andato per fare il professore chissà dove, per cui, meglio tu che un padre di famiglia, dico io.
un uomo: Non potete farmi questo.
un capofficina: Sì che possiamo.
un uomo: Ho bisogno di lavorare.
un capofficina: Tutti ne abbiamo bisogno, ma non è questo il punto.
un uomo: Qual'è il punto?
un capofficina: Che a qualcuno doveva toccare.
un uomo: Ed è toccato a me.
un capofficina: Sì, a te.
un uomo: Perché sono giovane, non ho figli, sono istruito.
un capofficina: Esatto. Sono contento che abbia capito. E non ti preoccupare, intelligente come sei, vedrai che lo trovi subito, un altro posto.
un uomo: Grazie.

un capofficina si alza e scompare nella zona buia, il frastuono iniziale riempie il silenzio, un uomo lancia un grido di dolore, è di nuovo silenzio. un uomo scompare e poi riappare indossando una giacca, si siede sulla sedia con la testa tra le mani. Dopo qualche minuto un cameriere gli si avvicina per prendere l'ordinazione. In quel momento parte una base musicale, Pat Metheny, Antonia.

un cameriere: Prego?

un uomo non gli risponde, sta piangendo, un cameriere se ne accorge e va via.

un cameriere: Mi scusi, non mi ero accorto.
un uomo: Grazie. Anzi, aspetti!

un cameriere ritorna.

un cameriere: Mi dica?
un uomo: Mi porti qualcosa di forte.
un cameriere: Brandy, whisky, cognac?
un uomo: Sì.
un cameriere: Mi scusi, brandy, whisky o cognac, che cosa preferisce?
un uomo: Non lo so, mi scusi, faccia lei.

un cameriere si allontana.

un uomo: Senta, mi scusi.

un cameriere si avvicina.

un cameriere: Dica.
un uomo: Mi porti una birra.
un cameriere: Va bene.
un uomo: Grande.
un cameriere: Subito, signore.
un uomo: Non mi chiede perché piango?
un cameriere: Non mi permetterei mai.
un uomo: Sono stato licenziato.
un cameriere: Mi dispiace.
un uomo: Questa mattina.
un cameriere: Mi dispiace.
un uomo: Alle undici in punto, mi chiama il capo.
un cameriere: Ah!
un uomo: Tu, vieni in ufficio. Chissà che mi credevo, un cambio di reparto, un incarico di maggiore responsabilità, un aumento di stipendio. Si rende conto, credevo che mi avesse fatto chiamare per aumentarmi il salario, invece, mi aveva chiamato per licenziarmi.
un cameriere: Mi dispiace davvero.
un uomo: Non ti preoccupare, ce li ho i soldi per pagarti la birra, e anche per la mancia, se è per questo (Si fruga nelle tasche e ne estrae una busta).
un cameriere: Mi chiamano di là (Fa per allontanarsi).
un uomo: Non se ne vada, guardi qua. (Gli porge un foglio:) Legga.
un cameriere: Mi scusi, non vorrei essere sgarbato, ma la cosa non mi riguarda.
un uomo: C'è scritto che vengo messo in mobilità, che mi cacciano via.
un cameriere: Mi dispiace, che birra le porto?
un uomo: Quella che ti pare, basta che sia grande.

un cameriere scompare nella zona d'ombra.

un uomo: Da piccolo avevo grandi progetti, volevo diventare idraulico. Costruire dighe, spostare il mare e i fiumi. Allora vuoi studiare da ingegnere, mi dicevano, e io, no, voglio fare l'idraulico, per far scorrere l'acqua nei tubi e mandarla dappertutto. Che carino, dicevano le amiche di mia madre, ma forse intendevano dire: che scemo! Poi, sono cresciuto, a scuola non andavo male, così ho studiato, come tutti, fino all'università, giurisprudenza, o scienze politiche, l'ho già dimenticato. Ma non ero felice, volevo fare l'idraulico, per riuscire a incanalare il mare dentro i tubi. E una mattina l'ho incontrata, non la vedevo dai tempi della scuola media, l'avevo lasciata che era una bambina con le trecce, e adesso era una donna.

un cameriere rientra con un vassoio su cui regge una bottiglia e un bicchiere.

un cameriere: Prego.
un uomo (Occupandosi le mani con il bicchiere e la bottiglia): Aspetta, voglio pagarti subito. Non andartene, aspetta. (E' impacciato, finalmente si mette la bottiglia sotto l'ascella e il bicchiere nella stessa mano, riesce a prendere i soldi:) Tieni il resto. (La bottiglia gli cade:) Cazzo!
un cameriere: Non si preoccupi, gliene porto subito un'altra.
un uomo (Raccogliendo la bottiglia): Non importa, non si è rovesciata tutta, ce n'è ancora, guarda (Riempie il bicchiere di schiuma e beve).

un cameriere scompare e rientra con un altra una bottiglia e uno straccio, porge la bottiglia a un uomo e poi si china per asciugare per terra.

un cameriere: Prego.
un uomo: Volevo fare l'idraulico, da piccolo, ma anche adesso mi piacerebbe, non ti credere.
un cameriere: Capisco.
un uomo: Ho anche studiato Leggi, non ricordo se per fare l'avvocato oppure il giudice, ma la verità è che non me ne importava niente, davo gli esami perché mi avevano detto che bisognava fare così, ma non ero felice. Volevo fare l'idraulico. Poi ho incontrato lei, la mia ragazza, la mia donna. Tu non sei felice, mi ha detto, te lo leggo negli occhi. Mi è bastata questa frase per riconoscerla, per capire che era lei, la donna della mia vita.
un cameriere (Rialzandosi): Ecco qua, tutto sistemato.
un uomo: Tu sei felice?

un cameriere non risponde e si allontana.

un uomo: Io, invece, non lo so più se sono felice, questa mattina lo ero fino alle undici, fino a quando non mi hanno licenziato. Ero felice perché amo il mio lavoro, mi piace avvitare tubi, stringere bulloni e viti, sporcarmi le mani di grasso, saldare fra di loro i metalli. E' stata mia moglie a farmi ritrovare la strada, avrei potuto diventare un avvocato, oppure un giudice, forse anche bravo, sicuramente onesto, ma sarei stato un giudice o un avvocato infelice, perché io sono un idraulico, dentro, anzi, un tubista. Ma nessuno mi capiva, né i miei, né gli amici. Non vale un tubo, questa cosa dell'idraulico, mi dicevano, dici così perché non capisci un tubo, e poi ridevano, contenti dei loro giochetti di parole del tubo. Poi è arrivata lei.

Sull'altro lato della scena un cono di luce illumina una donna, ha in mano una spazzola per capelli, la utilizzerà per pettinarsi ogni volta che parlerà.

un uomo & una donna: Non devi fare ciò che non ti va, soltanto per una questione di facciata. Tu vuoi essere felice, io voglio essere felice. Per essere felice io ho bisogno di te, e di un lavoro che mi piaccia, non di uno qualsiasi, di uno che mi piaccia davvero, di un lavoro che possa amare così come amo te.
un uomo: E io ho bisogno di te, per vivere, perché ti amo, perché mi capisci.
un uomo & una donna: E di un lavoro, anche. Che cosa volevi fare, da piccolo?
un uomo: Il tubista.

una donna scompare e rientra un cameriere, porta un'altra bottiglia.

un cameriere: Ecco a lei.
un uomo: Non te ne andare, aspetta.
un cameriere: Mi dica.
un uomo: Ti piace viaggiare? Insieme a mia moglie facciamo sempre dei bellissimi viaggi. Siamo stati in Turchia, quest'estate. E l'estate prossima andremo in Sudamerica, in Honduras. E leggere, ti piace leggere? Io e mia moglie leggiamo moltissimo, per delle ore. Ai due lati del divano, lei da una parte e io dall'altra, trascorriamo le ore così, a leggere, senza parlare. E fare l'amore, ti piace fare l'amore?

un cameriere prende la bottiglia e sta per allontanarsi.

un uomo: Aspetta, voglio farti un regalo.
un cameriere: Mi dispiace, non posso accettare.

un uomo prende il sigaro dal taschino e lo mette in quello di un cameriere.

un uomo: Prendilo, per favore, o buttalo, o regalalo, ma quando io sarò andato via. Ti prego.
un cameriere: Grazie (Scompare).
un uomo (Dopo avere bevuto): Tornerò a casa alla solita ora e farò finta di niente. Non le dirò che mi hanno licenziato. Sono un bravo attore, io. Da piccolo, a scuola, avevo sempre la parte da protagonista nella recita di Natale. Sì, non le dirò niente, fingerò per tutto il tempo necessario a trovare un altro lavoro. Uno qualsiasi. Perché io amo mia moglie, e non voglio che soffra. Mi direbbe che anche lei smetterà di studiare, che si impiegherà in un posto qualunque. E io non voglio, l'amo troppo. (A un cameriere:) Dimmi che faccio bene a nasconderle la verità. Dì, anche tu faresti come me, non è vero? Non si accorgerà di niente. Ogni mattina mi alzerò alla solita ora e le dirò che vado al lavoro. Invece non ci andrò, a lavorare, ma a cercarlo, un lavoro nuovo, uno qualsiasi.

un cameriere, con in mano un vassoio su cui regge bottiglia e bicchiere, viene illuminato dal cono di luce e, a duo con una donna, che si spazzola i capelli, canta L'estudiant de Vic.

un cameriere & una donna (Cantano):
Una cançó vull cantar,
una cançó nova i linda,
d'un estudiant de Vic
que en festejava una viuda.

Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau.

Ella es volia casar,
el seu pare no ho volia,
i l'estudiant se'n va anar
a servir una rectoria.

Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau.

Però la viuda el va seguir
a Roma de pelegrina.
Quan es van tornar a trobar,
una basca ja en tenia.

Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau.

Nines que veniu al món,
no es fieu de gent de llibres,
tenint-ne quatre raons
a se'n van a cantar missa.

Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau.

La canzone è finita, una donna scompare, un uomo canticchia il ritornello.

un uomo (Canticchiando):
Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau.

Ti piacciono le canzoni popolari? A me e a mia moglie ci piacciono tanto. Soprattutto quelle di origine medievale. Abbiamo un mucchio di dischi, a casa nostra. In ogni viaggio che abbiamo fatto, abbiamo sempre recuperato un disco o due. Nelle lingue più svariate. Bretone, Gaelico, Sardo, Catalano. (Canticchia:)
Una cançó vull cantar
una cançó nova i linda.
Non capisci che dice? Non è difficile. E' la storia d'amore tra uno studente e una vedova. Ma il padre di lei non vuole e lui va a lavorare in una rettoria romana, lei lo raggiunge senza dirglielo e lo ritrova con un'altra donna.
un cameriere (Prendendo la bottiglia): Gliene porto un'altra?
un uomo: No, ho bevuto troppo.
un cameriere: Le porto il conto?
un uomo: No, portamene un'altra, è troppo presto per tornare a casa.
un cameriere: Come lei desidera.
un uomo: Non so fingere, non ho mai saputo fingere. Non appena mi guarderà negli occhi, capirà tutto. Che non ho più un lavoro, che non potremmo più andare in vacanza, che forse dovremmo cercare una casa meno costosa di quella che abbiamo adesso, che forse dovremmo vendere la macchina. Che non sarà facile, andare avanti nei prossimi mesi.

Buio.
Il cono di luce si sposta verso il centro della scena. un uomo lo insegue trascinando la sedia e tenendo in mano la bottiglia. Lascia la sedia sotto il cono, si allontana e ritorna senza più giacca e in ciabatte; ha un televisore portatile acceso che mette davanti a sé, per terra, si siede, beve. La tivù manda rumori e luci, un uomo si appisola. Entra una donna, gli sta dietro, tra le mani ha una grande busta bianca. Lo guarda innamorata. Spegne la tivù, raccoglie la bottiglia, esce, ritorna con un plaid che mette addosso a un uomo, per proteggerlo dal freddo. Lo bacia su una guancia. Lui si sveglia, si abbracciano, sale la musica di un tango di Piazzolla, Tanguedia III.

un uomo: Amore, sei tu?
una donna: Come stai?
un uomo: Sono felice.

Piangono abbracciati. Buio, Tanguedia III continua fino all'attacco della nuova scena.

Due.

La scenografia è inesistente, soltanto qualche gioco di luci e ombre per sottolineare la presenza in scena di spazi diversi. Suona una sveglia. Ha un trillo a crescere. Quando, dopo qualche minuto, diviene assordante, s'interrompe seccamente. Qualche istante di silenzio e appare una donna. Indossa una camicia da notte, è scarmigliata e assonnata. Ha in mano una tazzina di caffè e gira il cucchiaino. Beve. Ripone la tazza, si accarezza la pancia. Sorride. Pensa a qualcosa che la rende felice. Poggia la tazzina per terra. Mette tutte due le mani sulla pancia. Si guarda piena di felicità. Riprende la tazzina e scompare. Canticchia L'estudiant de Vic.

Voce di una donna (Canta):
Una cançó vull cantar,
una cançó nova i linda,
d'un estudiant de Vic
que en festejava una viuda.

Bon amor, adéu-siau,
color de rosa florida.
Bon amor, adéu-siau...

Suona un telefono. Dopo qualche trillo riappare una donna, non si è ancora vestita del tutto. La camicia non è infilata nella gonna, ha una scarpa in mano e il telefono in bilico tra collo e spalla. Finirà di vestirsi mentre parla al telefono.

una donna: Sì?
Ciao.
Sto bene, sì, tutto bene, grazie.
Già, speriamo.
Lui? Lui no, poverino. E' un vero tesoro. Sono giorni che sono strana, che non ci sono più con la testa. Ma lui non me lo fa pesare. Ci capiamo soltanto guardandoci.
Anche oggi, come ieri, e come martedì, non sono riuscita a svegliarmi, ma lui non mi ha disturbata, povero caro, si è preparato la colazione da solo ed è andato al lavoro senza svegliarmi.
Anzi, ha tenuto il caffè in caldo per me.
Sì, ti chiamo dopo, ciao.
A dopo.
Grazie, ciao.

una donna scompare. Tel Her You Saw Me, di Pat Metheny riempie il silenzio. Un cono di luce illumina una seggiola. Dopo qualche istante appare un medico, tiene in mano una grande busta bianca. Ancora qualche istante ed appare una donna.

un medico: Buongiorno, come sta?
una donna: Buongiorno (Ride).
un medico: Perché ride, è di buon umore, oggi?
una donna: Sì, no, non so.
un medico: Capisco.
una donna: Mi scusi, è che mi fa ridere il "come sta?" chiesto da un medico. Semmai, dovrebbe essere il contrario, il paziente chiede al medico "come sto?", e il medico gli risponde "bene" oppure "male"!
un medico: Ha ragione, devo dire che ha ragione. Peccato che non sempre sia possibile, anche se nel nostro caso, le assicuro, lei sta davvero bene. Complimenti. (Porgendole la busta:) Guardi qua, tutti valori perfetti. Lei scoppia di salute.
una donna (Rattristata): Davvero?
un medico: Davvero, sì, ma lei non sembra contenta. Avrebbe preferito che le dicessi che le va tutto male, forse?
una donna: No, non è questo.
un medico: Non è questo?
una donna: No, è che io speravo...
un medico: Lei sperava? (Si alza e la fa sedere sulla sedia:) Sperava che cosa?
una donna: Sì, anche se non sarebbe il momento più opportuno... Non ho ancora finito gli studi, sa?
un medico: Che cosa studia?
una donna: Architettura.
un medico: Bene, e le piace?
una donna: Molto, mi piace molto.
un medico: E allora?
una donna: Ecco, che se anche non potremmo permettercelo, la casa, l'affitto, la macchina, gli imprevisti, cominciava a piacermi l'idea di avere un figlio.
un medico: Bene. Il cielo l'ha accontentata.
una donna: Come dice?
un medico: Che il cielo ha esaudito il suo desiderio. Il cielo, o il destino, o il caso, o quello che le fa più piacere l'ha messa incinta, lei aspetta un bambino.

una donna non ha parole, guarda un medico esterrefatta.

un medico: Le faccio portare un bicchiere d'acqua?
una donna (Grida): Sìììì!
un medico: Un momento.
una donna: No, non se ne vada. Non ho bisogno dell'acqua, ma di champagne, di cioccolatini, di un abbraccio forte forte.
un medico: Non posso darle le prime due cose che chiede, ma per la terza, eccomi qua.

una donna e un un medico si abbracciano. Buio.
La luce di un proiettore crea uno schermo che acceca un uomo. Istintivamente si copre lo sguardo alzando il braccio. Un debole cono di luce illumina una donna che parla al telefonino, ride. Su un uomo vengono proiettati frammenti di Ciao Rudy, Mastroianni che balla travestito da Valentino. una donna canta Vuelvo al Sur, di Piazzolla/Solanas. Quando sente una donna cantare, un uomo si rilassa e cerca di imitare i passi e gli atteggiamenti di Mastroianni.

una donna (Canta):
Vuelvo al Sur,
como se vuelve siempre al amor.
Vuelvo a vos,
con mi deseo, com mi temor.
Llego al Sur,
como un destino del parasón.
Soy del Sur,
como los aires del bandoneón.
Sueño al Sur,
inmensa luna, cielo al revés.
Volco al Sur,
que el tiempo abierto hizo después.
Quiero al Sur,
su buena gente, su dignidad.
Siento al Sur,
como tu cuerpo en la intimidad.
Te quiero, Sur
te quiero, Sur
te quiero, Sur.

Vuelvo al Sur,
como se vuelve siempre al amor.
Vuelvo a vos,
con mi deseo com mi temor.
Quiero al Sur,
su buena gente, su dignidad.
Siento al Sur,
como tu cuerpo en la intimidad.
Vuelvo al Sur,
llego al Sur,
te quiero Sur,
te quiero Sur.

un uomo scompare. una donna è illuminata da un cono di luce che la segue nei movimenti che divengono un accenno di passi di danza. Continua a parlare al telefonino e adesso percepiamo qualche frase.

una donna: Non sono impazzita. Sto ballando per strada ma non sono pazza, ti giuro!
No, non voglio che vieni, andrò subito a casa, voglio che sia lui a saperlo per primo.
Sarà felice più di me quando saprà che cosa mi sta accadendo. Che cosa ci sta accadendo.
Se cambierà fra di noi? Certo, ma in meglio, non saremo più una coppia ma una famiglia.
Una famiglia, una famiglia, una famiglia una famiglia...

La luce si sposta da una donna e va a cadere sulla seggiola. una donna vi si dirige, si slaccia il soprabito si accomoda, "amoreggia" con la busta bianca. La scena è inondata dalle note di Antonia di Metheny. una donna si porta le mani al viso e piange di felicità. Dopo qualche istante appare un cameriere.

un cameriere: Prego?

una donna non gli risponde, sta piangendo, un cameriere se ne accorge e va via.

un cameriere: Mi scusi, non mi ero accorto.
una donna (Allegramente): Aspetti, non vada via.

un cameriere ritorna.

un cameriere: Mi dica?
una donna: Mi porti qualcosa.
un cameriere: Alcolico, analcolico?
una donna: Sì.
un cameriere: Mi scusi, alcolico, analcolico, che cosa preferisce?
una donna: Non lo so, faccia lei.

un cameriere si allontana.

una donna: Senta, per favore!

un cameriere si avvicina.

un cameriere: Dica.
una donna: Mi porti dello spumante, anzi, no, dello champagne.
un cameriere: Di che marca?
una donna: Mi fido di lei.
un cameriere: Torno subito.
una donna: Non mi chiede perché piangevo?
un cameriere: Non mi permetterei mai.
una donna: Perché sono felice.
un cameriere: Sono contento.
una donna: Questa mattina, anzi, poco fa, sono stata del medico, dal ginecologo...
un cameriere: Ah!
una donna: E mi ha detto che non ho niente, che sono sanissima.
un cameriere: Bene.
una donna: Aspetto un bambino (Gli mostra la grande busta bianca).
un cameriere: Benissimo!
una donna (Porgendogli la busta): Guardi. Legga.
un cameriere: Mi scusi, non vorrei essere sgarbato, ma la cosa non mi riguarda.
una donna: La prego.
un cameriere (Prende la busta): Sono contento per lei. Davvero contento (Si allontana).
una donna: Porti un bicchiere anche per sé, dobbiamo brindare.

un cameriere scompare nella zona d'ombra.

una donna: Che cosa vuoi fare da grande tu, bambina? Architetto, rispondevo io. Che bel mestiere? Ma non è troppo da maschi? Ma io sono un maschio. Rispondevo io. Ma ero bugiarda. Da grande volevo soltanto essere mamma. La mamma di un bambino da fare felice.

un cameriere rientra con un vassoio su cui regge una bottiglia e due calici. Versa elegantemente lo spumante nei bicchieri e poi brindano.

 

un cameriere: Tanti auguri.
una donna: Grazie!
un cameriere: Di solito non lo farei, ma questa è una occasione speciale.
una donna: Grazie!
un cameriere: Non capita spesso di festeggiare un così lieto evento, oppure sarebbe più opportuno dire "buona novella"?
una donna (Ride): Buona novella, anche se non mi sembra il caso.
un cameriere: E se mi permette, voglio ricambiare l'invito con un piccolo pensiero, forse un po' troppo in anticipo, ma certamente adatto, un bel sigaro per il papà!

un cameriere porge il sigaro e una donna lo prende.

una donna: Grazie!
un cameriere: E nuovamente tanti auguri.
una donna: Grazie!
una donna: E' da tanto che fa il cameriere?
un cameriere: Sì, molti anni.
una donna: E le piace?
un cameriere: Forse.
una donna: Forse non è una risposta.
un cameriere: Allora mi piace.
una donna: Non vuole sapere perché glielo chiedo?
un cameriere: Perché me lo chiede?
una donna: Perché sono curiosa. Sono curiosa come una scimmia, o come una donna, come una donna normale, una donna qualsiasi.
un cameriere: Le piace così tanto, essere una donna qualsiasi?
una donna: Sì, mi entusiasma.
un cameriere: Non capisco.
una donna: Nemmeno io lo capivo, fino a questa mattina. Ho vissuto tanti anni cercando di essere diversa, di distinguermi dalla massa, di essere soltanto io chi aveva perso il senso delle cose. Invece, cercando di essere diversa, ero proprio come volevano i miei genitori, i miei professori, i miei amici. Mentre, finalmente, adesso mi sento soltanto me stessa, una donna qualsiasi innamorata e, soprattutto, incinta.
un cameriere: Lei è molto simpatica, sa.
una donna: Grazie, anche lei è simpatico.
un cameriere: Non è vero. Con il mestiere che faccio, non si può essere simpatici. Sapesse che gente si incontra?
una donna: Davvero?
un cameriere: E non parlo di brutti ceffi o di ubriaconi.
una donna: A no?
un cameriere: No, mi riferisco a quelle persone che vorrebbero che noi camerieri ci sostituissimo ai preti o agli analisti, come se con il prezzo del caffè fosse compresa la confessione o la psicoterapia.
una donna: A no? (Versa altro spumante per lui e per sé.)
un cameriere: Mi scusi, chissà che cosa penserà di me, io che mi lamento di quelli che vorrebbero sfogarsi con me, e poi, con lei, mi comporto esattamente come quelli di cui ho appena parlato male. Mi scusi.
una donna: Ma no, a me piace ascoltare, gliel'ho detto, sono molto curiosa, e poi, adesso che sto per diventare mamma, devo anche abituarmi ad ascoltare, non crede?
un cameriere: E' fortunato, suo marito, ad avere una donna come lei.
una donna: Crede?
un cameriere: Ne sono sicuro.
una donna: Io non lo so più, invece.
un cameriere: Non dica così.
una donna: Adesso che c'è il bambino, dovrò obbligarlo a capire che non può fare soltanto ciò che gli piace, ma che dovrà assumersi altre responsabilità. Come per il lavoro, non può soltanto considerarlo come un gioco da grandi, ma come una responsabilità difronte alla sua famiglia. Dovrà cominciare a considerare il valore del denaro.
un cameriere: I figli costano.
una donna: Bravo.
un cameriere: Mi scusi.

un cameriere guarda verso un punto della scena come se lo chiamassero e si allontana. Un cono di luce illumina un uomo, ha le mani in tasca e il bavero della giacca rialzato, ha freddo.

una donna & un uomo: Non possiamo pensare soltanto alla nostra felicità. Tu vuoi essere felice, io voglio essere felice. Ma ci sono anche gli altri, che non stanno soltanto fuori di noi, ma anche dentro di noi. Abbiamo bisogno degli altri per vivere. Abbiamo bisogno di amare. Di amarci.
una donna: E io ho bisogno di te, per vivere, perché ti amo, perché mi capisci.
una donna & un uomo: Che mestiere volevi fare da piccola?
una donna: La mamma!

un uomo scompare e rientra un cameriere, porta un vassoio con dei pasticcini.

un cameriere: Sono compresi nel prezzo dello champagne, me n'ero scordato.
una donna: Davvero?
un cameriere: Ma certo!
una donna: La ringrazio. Senta!
un cameriere: Mi dica.
una donna: Se fossi sua moglie e le dicessi che aspetto un bambino, lei come reagirebbe?
un cameriere: Non lo so.
una donna: Non ha figli?
un cameriere: Sì, due.
una donna: E allora?
un cameriere: Sono separato da cinque anni.
una donna: Mi dispiace.
un cameriere: I miei figli li vedo un fine settimana ogni tre.
una donna: Davvero, non volevo.
un cameriere: Non si preoccupi, è tutto superato, ormai. E' stato colpa mia, e di questo mio mestiere impossibile. Rientravo a casa tardissimo e sempre insofferente, come se mia moglie fosse l'unica colpevole delle arrabbiature di tutta la giornata.
una donna: Non la capiva, sua moglie?
un cameriere: No!

un cameriere si allontana, una donna mangia nervosamente i pasticcini.

una donna: Mi farò trovare a casa e farò finta di niente. Non gli dirò del bambino. Mi crederà, crede sempre a ciò che gli dico. Sì, non gli dirò niente finché non capirò se sia pronto per fare il papà, non gliene parlerò, prima di allora. Lo amo troppo, per obbligarlo a un passo per cui sia impreparato.

Un cono di luce illumina un cameriere, il quale, ramazzando con poca, convinzione comincia a cantare, "distrattamente", Vuelvo al Sur. una donna si alza e va verso di lui sempre più allegra. Gli toglie la scopa dalle mani, la lascia cadere e insieme danzano e cantano.
Intanto un uomo gira intorno alla sedia tenendo in mano una bottiglia. Poi la poggia per terra, scompare e ritorna senza più giacca e in ciabatte, trascinando un televisore portatile acceso che mette davanti a sé, per terra, si siede, beve. La tivù manda rumori e luci, un uomo si appisola.
un cameriere è scomparso. una donna, che non balla e non canta più, "entra" stringendo tra le mani ha una grande busta bianca. Innamorata guarda un uomo. Spegne la tivù, raccoglie la bottiglia, esce, ritorna con un plaid che gli mette addosso. Lo bacia su una guancia. Lui si sveglia, si abbracciano, sale la musica di un tango di Piazzolla, Tanguedia III.

un Uomo: Amore, sei tu?
una donna: Come stai?
un Uomo: Sono felice.

Piangono abbracciati. Buio, Tanguedia III.

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