Versione :
Talianu

SU MERI DE SU MUNDU

(Il padrone del mondo)

 

Testo scritto nel 2002 su soggetto di Mariano Corda e utilizzato in un suo laboratorio teatrale con ragazzi di scuola mediaPersonaggi

MARCO, amico di LUIGI
LUIGI
LUISA, sorella di LUIGI
MARTA, amica di LUISA
PADRE di LUIGI e LUISA
MIRCO, amico di LUIGI e MARCO
LINO, amico di LUIGI e MARCO
PROFESSORE PAZZO
CLONE del PROFESSORE PAZZO
MOGLIE del PROFESSORE PAZZO
ASSISTENTE del PROFESSORE PAZZO
MOSTRI

La scena, in penombra, è illuminata soltanto dagli schermi di due computer posti su un unico tavolo ingombro di fili. I due sedili ergonomici sono vuoti, eppure le videate si susseguono una dietro l’altra. Sul tavolo, tra gli schermi e ai loro lati, e per terra, sotto il tavolo e tutto intorno, ci sono casse di altoparlanti. Uno dei due schermi sembra scoppiare di luci e, in quel momento, gli altoparlanti mandano una musica assordante. È l’attacco di La canzone degli hacker. Ad un certo punto del brano fanno la loro comparsa MARCO e LUIGI che entrano in scena a passo di danza e con due tastiere senza fili per PC tra le mani. Escono sulle ultime note e la scena riprende come se il rap non ci fosse stato.

VOCE DAGLI ALTOPARLANTI:
Hacker, hacker, hacker, hacker,
noi siamo hacker, i maghi del computer.
Hacker, hacker, hacker, hacker,
sappiamo tutto della tecnologia,
della sociologia, dell’antropologia,
del modo di pensare di quei politicastri
che speculano sempre, sul tutto e anche sul niente.
Hacker, hacker, hacker, hacker,
noi siamo hacker, i maghi del computer.
Entriamo nelle banche, nelle amministrazioni
dei centri militari, dei centri di potere.
Entriamo per guardare, entriamo per vedere,
entriamo per sapere, entriamo per conoscere,
per dire e per ridire che non ci potete
prendere per i fondelli, per i capelli,
per poveri imbecilli che non capiscono,
che si zittiscono, che accettano senza
mai dire basta. E invece no, diciamo no,
sappiamo tutto, sappiamo già che ci volete
togliere, ogni pensiero, ogni concetto,
senza rispetto. E vi diciamo no, e vi diciamo no.
Hacker, hacker, hacker, hacker,
noi siamo hacker, i maghi del computer.
Non c’è tecnologia che noi non conosciamo,
non c’è segreto che noi non riveliamo,
non c’è politica che noi non rovesciamo.
Niente politica, ma etica, etica, etica, etica.
Etica degli hacker, dei giovani per sempre,
che guardano negli occhi della gente e delle cose,
e vogliono le prove e non stanno sentire
quelli che parlano, parlano ma,
non hanno mai niente da dire.
Hacker, hacker, hacker, hacker,
noi siamo hacker, i maghi del computer.

Digitando su una tastiera per PC senza fili entra MARCO. Su uno dei due schermi appaiono le immagini di un video gioco interattivo di ambiente medievale.

MARCO: Con chi credi di avere a che fare, stupido drago alato? Non sono mica un pivello. Fammi prendere la termo spada infilata nella roccia di smeraldo e poi vedi dove puoi ficcarti le tue sette lingue infuocate.

Entra Luigi. Ha in mano un panino e una lattina. La tastiera la tiene a tracolla. Gli pende sulla schiena come una sorta di faretra.

LUIGI: Ancora con quel gioco? Ma non cresci mai? Gioca coi draghi, il pupetto!
MARCO: Tutta invidia. Perché io sono arrivato imbattuto fino al quinto livello e tu sei ancora in stallo al terzo.
LUIGI: Ti sei perso qualche passaggio, baby. Ho già in tasca l’investitura a difensore epico di sesto livello. Vuoi vedere la pergamena?
MARCO: Non ci credo?
LUIGI: Te la mando in stampa in un attimo, buffoncello. Tieni qua! (Gli passa panino e lattina e sgancia la tastiera.)
MARCO: Aspetta, non è giusto. Anch’io devo avere la stessa possibilità. Fammi finire la sfida del sesto livello e poi la stampiamo insieme, la pergamena del grande re mago.
LUIGI: Non credo che tu ce la possa fare.
MARCO: Perché no? (Mangia e beve il cibo dell’altro.)
LUIGI: Fermo, che cosa fai?
MARCO: Niente, non faccio niente, è tutto in stand by. (Continua a mangiare.)
LUIGI: Come, niente! Ti stai mangiando tutta la mia merenda!
MARCO: Scusa, non mi sono accorto.
LUIGI: E ite, tenes una fàmine tue, peus de su dragu de fogu.
MARCO: E acabamilla, dimò, po unu mussigheddu, chi bi appo donadu.
LUIGI: Raju, a ratza de mussigheddu, tiche ses coladu mesu sandwich!
MARCO: E como mi buffo finas sa coca. Abaida, mi! (Beve dalla lattina.)
LUIGI (avventandosi): Frimmu!

Lottano e la lattina si rovescia sul computer sul tavolo che comincia sfrigolare.

MARCO: Presto, disattivalo, prima che rovini tutti i circuiti.
LUIGI: Ma non eravamo in rete, non posso farlo con la mia tastiera.
MARCO: Sì che puoi, attiva la rete adesso, presto, e prepara un backup di tutti i software del mio hard disk, presto.
LUIGI: Ci provo.
MARCO: Non ci devi provare, devi farlo! Presto!
LUIGI: Okay! Como lu fatto. (Si mette ad armeggiare sulla tastiera e i due schermi si riempiono di barre colorate.)
MARCO (mangiando nervosamente): Sì, forse ce la facciamo, forse ce la facciamo.
LUIGI: Ce la faccio, ce la faccio, e prima che tu possa mangiarti tutto.
MARCO: Scusa, è la tensione.
LUIGI: Sa tensione ti la iscuddo eo a conca. Sa tensione.
MARCO: È partito, il backup è partito. Ce l’hai fatta. La stringa dice 30 secondi al termine dell’operazione, 10 percento completato.
LUIGI: 34 percento completato.
MARCO: 72 percento.
LUIGI: 96 percento.
MARCO: 100 percento.
LUIGI: Boh! Adesso puoi restituirmi il 34 percento rimasto del panino, smontare il barrasone e asciugare le parti che si sono bagnate.
MARCO: Speriamo che sia solo quello.
LUIGI: È solo quello, è solo quello!

MARCO prende un cacciavite e armeggia sulla torretta del computer. LUIGI ridacchia. Entrano MARTA e LUISA.

MARTA: Ciao!
LUISA: E bhe, non si saluta?
MARCO: Mh!
LUIGI: Ohe!
LUISA: E allora, dove siete entrati oggi, nella banca di 007?
MARTA: Non dire così, che se poi si offendono…
MARCO: Il saggio sconfigge i suoi nemici con l’arma dell’indifferenza.
LUIGI: Parola di Lao Tse Tsu, quarto secolo avanti Cristo. Malannu chi ti crepet!
LUISA: Non ho capito l’ultima parte, e che cos’era, cinese antico?
MARTA: Mandarino, per caso?
LUISA: Mandarino, clementino, mandarancio, tutto uguale è per loro, sono hacker, mi’! I più bravi d’Egitto!
LUIGI: D’Egitto non lo so. Ma di te sicuramente, fea che fàmine!
LUISA: Bel fratello che ho, troppo fine, troppo elegante.
MARTA: Eh, brutto brutto non è!
LUISA: Ohi o mamma, non dirmi che ti vuoi fare cognata mia, adesso?
MARTA: Ma cosa dici?
LUIGI: Come cognata, perché, Marta con chi si deve mettere, con nostro cugino.
MARCO: Non intendes nudda, pròpiu. Cun tecus si gheret pònnere.

LUIGI e MARTA ammutoliscono presi da improvvisa timidezza.

LUISA: Mancu male chi best maridu meu chi l’intendet totu!
LUIGI (infuriato): Cosa! A me mi avevi detto che mia sorella nemmeno ti piaceva…!
MARCO: E infatti è così…
LUISA: Così cosa?
LUIGI: Che non ti vuole a te!
MARCO: Aspetta…
LUISA: Brutt’imbriagone, majalzu, traidore, fizu de gattu
MARTA: Ferma, lascialo spiegare.
MARCO: Sì, lasciami dire.
LUIGI: Dire che cosa, che tu mia sorella non la devi guardare nemmeno con un cannocchiale?
LUISA: E perché, chi sei, tu, per dire chi mi può guardare e chi non mi può guardare?
LUIGI: Tuo fratello sono, e boh!
MARCO: Sentite, perché non ci calmiamo, eh? Magari tu potresti andare a passeggiare insieme a Marta e io sto qui con Luisa e richiudo per bene il tuo computer.
LUIGI: Manco morto, con quella scema di Marta ci vai tu, se vuoi, ma tu con mia sorella, solo, non ci stai.

MARTA scappa via in lacrime.

LUISA: Marta, aspetta, non li ascoltare, questi due scemi. Te l’avevo detto che mio fratello è troppo all’antica, ancora. (Esce.)
LUIGI: Hai visto cosa hai combinato, mi hai fatto litigare con Marta.
MARCO: Io?

In quel momento lo schermo di MARCO si “rianima”.

LUIGI: Guarda, è ripartito il tuo salvaschermo.
MARCO: Balla! E vai, vai vai vai vaiii!!! (Si abbracciano entusiasti.)

Entra il padre di LUIGI.

PADRE: Cosa le ha preso, a tua sorella e la sua amica?
MARCO: Buona sera.
LUIGI: Ma cosa ne so. Totu maccas, sunt sas fèmminas.
PADRE: Custu ja est veru, ma non è una buona ragione per trattarle male.
LUIGI: O ba’, quando ci vuole ci vuole.
PADRE: Anche tu la pensi come mio figlio?
MARCO: Io… Io… mi faccio sempre i fatti miei.
PADRE: Bravo, una bella educazione vi stiamo dando, noi adulti.
LUIGI: Non la fattas tràgica, o ba’, ite gheres?
PADRE: Io? Ah sì, devo fare una relazione per l’ufficio igiene con un mucchio di dati e di grafici, e mi è stato detto che invece che con calcolatrice, matita e righello, i grafici si possono fare direttamente al computer. Voi ne sapete qualcosa?
LUIGI: Quasi quasi mi vergogno, papà. Si tratta di un programmino per principianti.
MARCO: Già, si tratta di un programma tra i più semplici.
PADRE: Diagrammi a torta?
MARCO: Li fa!
PADRE: Istogrammi a barre tridimensionali?
LUIGI: Li fa, li fa!
PADRE: Sicuri?
LUIGI: Èia!
PADRE: Fatemi vedere?
MARCO: Mi dia qualche dato e le faccio vedere.
PADRE: Tieni, prendi le quotazione dei punti a. b. e c.
MARCO: Va bene… Fatto. Guardi!
PADRE: Non bi potto creere. A ratza de cosa bella!
LUIGI: Lo sai che ci sappiamo fare col computer.
PADRE: Buona educazione zero, ma elettronica…
MARCO: L’elettronica è tutto, al giorno d’oggi.
PADRE: Vabbé, vabbé… Ma non è che stavate navigando in Internet, adesso?
MARCO: Noi navighiamo sempre, in Internet!
PADRE: Bravi, bravi… ma non vi farà male? E non costerà troppo? (Si avvia all’uscita, si china, prende un filo:) Ma, per navigare in Internet, non bisognerebbe stare sempre collegati telefonicamente?
MARCO: Certo!
PADRE: E allora com’è che avete il telefono staccato? (Esce.)

I due ragazzi si guardano allibiti.

LUIGI (Facendogli il verso): Noi navighiamo sempre, in Internet! Ma non potevi stare zitto?
MARCO: Ma che ne sapevo!
LUIGI: Sei troppo intelligente, troppo intelligente… vai a collegare la spina, vai… vai…

Non appena MARCO attiva il collegamento gli schermi si riempiono della stessa scritta: Aidez Sardonium!

LUIGI: L’hai messo tu questo screen saver nuovo?
MARCO: Quale salva schermo?
LUIGI: Guarda!
MARCO: Non ne so niente. Ehi, questa cosa viene direttamente da Internet.
LUIGI (mettendosi alla macchina): È vero, è una richiesta d’aiuto scritta in francese, ma dubito che arrivi dalla Francia.
MARCO: Lasciami provare. Ce l’ho fatta, ho disattivato le protezioni del provider. Leggi anche tu. “Chircamus rapcker dae totu sa Sardigna pro sarvare su mundu!”
LUIGI: Questo è uno scherzo di mia sorella, ne sono sicuro.
MARCO: Io dico di no. (Prende il cellulare e fa un numero:) Mirco, sono Marco, dove sei in questo momento, a casa, per caso?
VOCE DI MIRCO: No, non sono a casa.
MARCO: Dì, ma cosa hai fatto al tuo cellulare, l’hai potenziato?, ti sento una meraviglia!
VOCE DI MIRCO: No, non ho fatto niente, anch’io ti sento chiarissimo. Che cosa vuoi?
MARCO: Voglio che veda sul tuo computer una cosa, dove sei adesso, puoi accenderlo?

Entrano LINO e MIRCO che continua a parlare al cellulare stando dietro le spalle di MARCO. LUIGI, non appena capisce che cosa sta accadendo, ride come uno scemo.

MIRCO: Non posso accendere il mio computer ma posso vedere ogni cosa ugualmente.
MARCO: Uau. Hai un wap e sei collegato in Internet col cellulare! Figo!
MIRCO: Quasi. Allora, qual è il problema?
MARCO: Capire da dove arrivi un certo segnale scritto mezzo in francese e mezzo in sardo.
LINO: A ratza de cosa bella!
MARCO: C’è Lino con te?
LUIGI: Poco poco che non hai ancora capito nulla?
MARCO: E de ite?
LUIGI: Ma non lo vedi che sono dietro di te, cretino!
MIRCO: Dà, fammi vedere questa questione, aiò!
LINO: E facela vedere, dà!
MARCO: E io che credevo che…
MIRCO: E spegni quel cellulare, che ti scarichi la scheda inutilmente, che sono qui, non mi vedi, boca ‘e bentu?
MARCO: Che stupido…
LUIGI: Ma veramente, mi’…
LINO: Ha parlato San Luigi, il protettore di Parigi. E bogadinde a fora, vai.
MIRCO: Allora, qual è il problema?
MARCO: Guarda!

LINO e MIRCO si mettono ai computer e sembrano essere perfettamente a loro agio.

MARCO: Vidu l’as?
LINO: Emmo, su matessi cosa che a nois.
LUIGI: Quale cosa?
MIRCO: Isculta, chi tu la naramus cantende. Attacca Li’!
LINO(cantando):
Rapcker, rapcker, eo so rapcker,
chi gheret nàrrere chi isco totu de s’ordinadore
elettrònicu i fatto tottu, onzi cosa ed onzi pensamentu,
semper semper semper semper
semper semper semper semper
semper semper semper semper
pensende, faeddende, cantende
in sa limba de sa Sardigna.
MIRCO(cantando):
Rapcker, rapcker, eo so rapcker,
chi gheret nàrrere chi isco totu de s’ordinadore
elettrònicu i fatto tottu, onzi cosa ed onzi pensamentu,
semper semper semper semper
semper semper semper semper
semper semper semper semper
pensende, faeddende, cantende
in sa limba de sa Sardigna.
TUTTI(cantando):
Rapcker, rapcker, noi semus rapcker,
semper semper semper semper
semper semper semper semper
semper semper semper semper
pensende, faeddende, cantende
in sa limba de sa Sardigna:
cantende rap, rap, rap,
cantende rap, rap, rap.
MIRCO: È chiaro, adesso?
MARCO: Già, cercano rapper…
LUIGI: Che siano anche hacker…
LINO: In limba sarda, però!
LUIGI: Bello!
MARCO: Ma perché?

Si guardano in silenzio.

LINO: Non lo so…
MIRCO: Per questa cosa del Sardonium, sembrerebbe. Tu a l’ischis ite est?
MARCO: No!
LUIGI: Aiò, ancora così siete. Attaccatevi ai motori di ricerca francese e digitate Sardonium. Lampu!
MIRCO: Sembra scemo e maleducato…
MARCO: Invece…
LINO: Lo è davvero.
LUIGI: Lavorate! Quanti record ti sono comparsi?
MIRCO: Zero!
MARCO: Cerca su un altro motore.
LINO: Millu, millu, millumì.
LUIGI: Fammi leggere, fammi leggere.
LINO: Il Sardonium, secondo la rivista Vox Populi, sarebbe un minerale alla base di alcune sperimentazioni biotecnologiche dello scienziato siberiano Alesseij Rostapopovich. Secondo la sua teoria, qualsiasi insetto, o piccolo mammifero, esposto alle radiazioni del sardonium, subirebbe strabilianti trasformazioni.
MIRCO: E allora?
LINO: È finito!
MARCO: Guarda, c’è un link.
MIRCO: L’ho aperto. (Leggendo in fretta:) Eee, eeee, gli effetti del Sardonium vengono esaltati dall’esecuzione di brani rap.
MARCO: Non ci credo.
LINO: Maggiori notizie nel sito personale del prof. Alesseij Rostapopovich. www.rapckers.siber.sardegn.com.
LUIGI: Cicca, clicca subito.
MIRCO: Fatto!
MARCO: Guardate, ci sta scaricando un programma.
LINO: Non è possibile!
LUIGI: Ite?
MIRCO: È l’ologram white files!

Entrano MARTA e LUISA.

LUISA: Luigi, ascolta!
MARTA: Ciao, Lino, ciao Mirco.
LUIGI: Cosa c’è?
MIRCO: Ciao!
MARCO: Ciao, Luisa!
LINO: Ciao, Marta!
LUISA (grida): Aaaaaaaaaah!
MARTA (grida): Aaaaaaaaaah!
LUIGI: E ite diaulu!

Proiettati dai computer entrano nella stanza decine di mostri incredibili: Ragni giganteschi e umanizzati. Topi bipedi e grandi come uomini. Lucertole che sembrano velociraptor. Coccinelle grandi come cavalli. Uomini con la testa da coniglio. Tutti questi personaggi si muovono su una danza rap.

MIRCO: Bestiale…
LINO: E io che pensavo che l’ologram white files fosse una leggenda metropolitana.
LUISA: Che schifo!
MARTA: Sono mostruosi!
LUIGI: Ma non sono veri…
MARCO: Sono ologrammi, sculture di luce.
MOSTRI (cantando):
Ma che colpa abbiamo noi, se non siamo come voi.
Dopotutto, dopotutto, non l’abbiamo voluto noi.
Se noi non siamo come voi, non abbiamo colpa noi.
Dopotutto, dopotutto, non l’abbiamo voluto noi.
Io me ne stavo nel mio buco in attesa della preda,
sono un ragno, una lucertola, un piccolo topolino.
Me ne stavo nella tana, al calduccio, in letargo.
Ed arrivato lo scienziato, quello pazzo, quello pazzo.
Dopotutto, dopotutto, non l’abbiamo voluto noi,
ma lo scienziato, quello pazzo, pazzo, pazzo, esagerato.
Col sardonium ci ha trasformato e ci ha fatto diventare,
così grandi, così strani, non l’abbiamo voluto noi,
e se non siamo come voi, dopotutto, dopotutto,
non abbiamo colpa noi, ma lo scienziato, quello pazzo,
pazzo, pazzo, pazzo. Hacher, rapper chi faeddades in sardu,
veniteci a salvare, truncade sa cadena.
LUISA: Ma che storia è mai questa?
LUIGI: Zitta, non hanno finito!
MARCO: Smettila, non trattarla così!
LUIGI: E perché, è mia sorella!
MARCO: Sì, ma è di più la mia ragazza.
LUIGI: Ite?
LUISA: Oi s’òmine meu balente! (Corre ad abbracciare MARCO.)
MIRCO: Smettetela, piccioncini, e guardate che cosa sta accadendo. I mostri si stanno schierando, sta per arrivare qualcun altro.

Entra ASSISTENTE.

ASSISTENTE: Salude a tottu sos zovanos de Sardinia, eu so Ivan Ivaniseivich. Assistente de su professore Alesseij Rostapopovich. Custa est una proietzione olografica e tando non mi podides faeddare nen eo bos potto rispondere a sas priguntas, pro custu, iscurtade su contu e dapoi, si setzis acker de a veru, già ischides ite fàghere.
Su professore Rostapopovich at iscoperridu sos poderes de su sardonium e como, dapoi chi at torradu sos animales comente a mostros cheret torrar mostros finas sos òmines. (S’interrompe come se sentisse qualcuno. Infatti un uomo gli arriva alle spalle e lo immobilizza. Una donna sopraggiunge felina e gli inietta un sonnifero. Entra un quarto personaggio, è il professore pazzo.)
LUISA: No!
MARTA: Poverino!
MIRCO: Fermi!
MARCO: Non possiamo farci niente, è soltanto una proiezione.
LINO: Stiamo vedendo qualcosa che è già accaduto chissà dove.
PROFESSORE: Imetad ottut li muinodras e ivetanihcni alla aim azneics, ilongidras icapacni.
MARTA: Che ha detto?
LUIGI: Non so che lingua sia, non l’ho mai sentita prima.
MIRCO: Io sì, invece.
MARCO: Anch’io.
LINO: È italiano rovesciato.
MOGLIE: “Datemi tutto il sardonium e inchinatevi alla mia scienza, sardignoli incapaci”. Questa è la volontà di mio marito. E vi conviene ubbidire se non volete che vi scateni contro il suo esercito d’insetti giganti. Mandateci tutto il vostro sardonium, prima lo farete e meno crudele sarà la vostra fine, non avete scampo. (La proiezione olografica “s’interrompe”, di mostri e professori pazzi rimane solo un’ombra scura.)
MIRCO: Ho perso il segnale.
MARCO: Ritenta la connessione, non mollare.
LINO: No, non l’abbiamo perso del tutto, è andato in standby, se proviamo a pensare a qualcosa d’intelligente, forse riusciamo a riprendere il contatto e…
LUISA: E che cosa?
MARTA: Cosa?
LUIGI: Salvare il mondo!

Entra il PADRE di LUISA e LUIGI, ha in mano il pacco e inciampa sul filo del telefono staccando la connessione.

TUTTI: Noooo!
MIRCO: Tutto perduto…
LINO: Non c’è più niente da fare…
LUIGI: Malaittu su dimoniu!
PADRE: Educazione zero, in questa casa!
LUISA: Oh pa’, candu bi gheret bi gheret!
MARTA: Ma lui che colpa ne ha se lasciate che il filo penzoli in mezzo alla stanza!
PADRE: Grazie, Marta, tu sì che saresti una bella nuora.
MARTA: Magari!
LUIGI: Oh ba’, puru custu bi gheret, como?
PADRE: Affari vostri. Sono venuto a portarvi questo pacco. È appena arrivato per corriere motorizzato superveloce della Transiberianxpres. Lo manda…
TUTTI: Ivan Ivaniseivich!
PADRE: Bravi, lo sapevate già?

LUIGI strappa il pacco dalle mani del padre e lo apre, subito dopo tutti gli altri si avventano su di lui perché si affretti.

PADRE: A ratza de prescia, oh! Educazione zero, pròpiu!
MIRCO: Leggi la lettera. Leggi la lettera!
MARTA: Su, sbrigati!
LUIGI: Non ci sono lettere…
MARCO: C’è solo un minidisck!
LINO: Passamelo, presto!
LUISA: Leggi sul monitor, forza!
LINO: Non c’è niente, a parte un indirizzo…
MARTA: È un link. Doppio clic, dai, muoviti.
LUIGI: Attivalo!
LINO: Non succede niente, non è in linea!
LUIGI: Uno scherzo?
PADRE: Ma, per entrare in Internet, non bisognava collegare il telefono?
MIRCO: Certo!
PADRE: Allora, se attacco la spina, magari funziona, che cosa ne dite?
MARTA: Che lei è un genio!
PADRE: E tu saresti proprio una brava nuora.
LUIGI: E basta, però!
MIRCO: Ci siamo. È un altro ologram file!

Entrano i MOSTRI che si muovono su una musica rap, dopo qualche istante entra anche l’ASSISTENTE, che questa volta si muove come uno zombie.

PADRE: E cos’è? Io ve lo rompo il computer, questa è stregoneria!
MIRCO: Non si preoccupi, si tratta di una specie di video gioco quadrimensionale.
PADRE: A ratza de jogu feu!
MARCO: È un gioco, sì…
LINO: Solo che se perdiamo…
PADRE: Se perdete?
TUTTI: Perde tutta la Sardegna!
PADRE: Ite?
MIRCO: È troppo difficile da spiegare, in poco tempo, adesso dobbiamo soltanto sbrigarci a capire come funziona.

Entra il PROFESSORE e i mostri sembrano spaventarsi. In realtà, come si scoprirà dopo, si tratta di CLONE.

MARCO: Malaittu mortu male!
PADRE: Marco, certe parole, dette da te…
MARCO: Mi scusi!
PADRE: Chissà cosa ne penserà Luisa!
LUISA: Oh ba’, no est cosa, como!
CLONE: Rapckers de tottu Sardigna, salvade, como, su mundu, aiò!
LUIGI: Sta parlando, zitti!
PADRE: In sardu, est faeddende?
MARCO: Emmo!
MIRCO: Ma non è il professore…
LINO: Quello parlava rovesciato.
CLONE: Iscurtademi, so sa còpia clonada de su professore, ma non so comente a isse. Non chelzo cumandare a supra de tottu su mundu, chelzo solu frimmare cust’òmine malu e sa muzere sua ch’est brùscia.
LUISA: E ite amus a fàchere?
LUIGI: Non può sentirti, zitta!
ASSISTENTE: Sì che può, sì che può. Quest’essere è un cloneciber, le sue parti ossee e nervose sono meccaniche ed elettroniche. Al suo interno ho installato un sistema che gli consente di interfacciare con chiunque sia collegato attraverso Internet. Le sue orecchie funzionano come altoparlanti, ed è per questo che io vi posso sentire, i suoi occhi funzionano come telecamere ed è per questo che voi potete vedere ogni cosa, mentre io non vi vedo, perché voi non avete installato nessuna web-cam.
LUIGI: È mio padre che non ha voluto comprarla.
PADRE: Non lo stia a sentire, signor zombie.
ASSISTENTE: Non ha importanza, ormai, ciò che dovete fare è aiutarci.
TUTTI: Come?
ASSISTENTE: Cantando un rap in sardo. In questo modo il clone arriverà al massimo della sua potenza e potrà attivare i processi di autodistruzione.
MIRCO: Non c’è un altro sistema?
ASSISTENTE: No! Il professore e sua moglie stanno per arrivare da voi.
LINO: Dove?
ASSISTENTE: Lì, a casa vostra. Sono partiti con il loro jet privato già da questa mattina e secondo me, saranno da voi entro… cinque secondi.
TUTTI: Chimbe, bàttor, tres, duos, unu, zeru!

Si ode una grande frenata di automobile e sportelli che si aprono e sbattono. Il gruppo dei RAGAZZI si divide, qualcuno esce seguendo il PADRE ed altri canteranno il rap. Intanto, in mezzo al pubblico, si scatenerà l’inseguimento tra il PROFESSORE e sua MOGLIE armati di pistole a raggi laser e i ragazzi e il PADRE armati di fionde. Sul palco si canta il rap e i MOSTRI, un po’ balleranno su, e un po’ scenderanno giù tra il pubblico.

PADRE: Io vado a fermarli, chi viene con me? (escono.)
ASSISTENTE: Presto, cantate.
TUTTI (cantano):
Amus a cantare tottus umpare,
amus a cantare in limba nostra sarda.
Amus a cantare pro nos salvare tottus
dae custa zente mala, dae custu mundu maccu.
Como eo so istraccu de atzettare tottu,
so istraccu e so buriadu de non poder pensare,
de non poder faeddare, de non poder cantare
tottu cantu su chi ghelzo, chi sa zente narat chi
non est bellu e chi est feu feu feu feu feu
si faeddu sardu chi est mezus istudiare s’ingresu,
s’ingresu americanu, a su mancu su frantzesu,
comunque s’italianu e su sardu sardu sardu sardu
narant chi est feu. Narant chi est feu.
Eo non bi creo, non bi creo mancu mortu
e su chi ghelzo fare est faeddare, mandigare,
istimare, amare, andare semper in limba mia,
sa limba de domo mia, sa limba de terra mia,
sa limba chi mi fachet òmine sardu de coro e pensamentu.
Proite eo ghelzo èssere como, inoghe, dae semper:
òmine sardu de coro e pensamentu,
òmine sardu de coro e pensamentu,
òmine sardu de coro e pensamentu.

Intanto che la canzone viene eseguita, il Clone si gonfia, si gonfia, si gonfia e, alla fine, esplode in una miriade di colori e, sui volti di tutti, torna la serenità. MOSTRI ed altri OLOGRAMMI scompaiono. Ridotti a due agnellini, la MOGLIE e il PROFESSORE, salgono sul palco.

MIRCO: Parlate, maledetti!
MOGLIE: Che cosa vuole sapere, dica pure.
LUIGI: Ci prende in giro!
PROFESSORE: Non mi permetterei mai.
MARCO: Ehi, non parla più specchiato! Forse sono guariti!
MOGLIE: Guariti, ma noi non siamo stati malati mai.
PADRE: E la conquista del mondo attraverso il Sardonium, allora?
PROFESSORE: Il Sardonium, ma certo, siamo qui per questo!
LUIGI: Lo dicevo, io. Puntagli la pistola laser.
PROFESSORE: Ma quale laser, è un termometro, non vede? Ci serve per misurare le esatte temperature degli elementi necessari per la preparazione della salsa con la salsiccia…
MOGLIE: L’impasto per i culigiones a la menta…
PROFESSORE: Il calore del forno di fango per la cottura del porcetto.
PADRE: Ma allora, voi siete i due cuochi russi che stavo aspettando!
PROFESSORE: Daddo Brodhoso, enchantée!
MOGLIE: Galina Cochimilova, per servirla.
PADRE: E io sono il titolare del ristorante WWW Punto Ristoro, nonché genitori di un paio di questi scalmanati, vi aspettavo, venite giù nel mio ufficio. (Escono.)

I RAGAZZI si guardano allibiti e, dopo qualche istante di assoluto silenzio, riparte il rap iniziale.

SIPARIO