Zucchero e Cenere
Puesia
però le margherite dalle labbra rosse, le violette zuppe di rugiada e i sonnolenti papaveri prendono la pioggia dell'imbrunire
(Oscar Wilde)
Cominci a scrivere, forse non
con le grida rotte, con albe che non ho potuto cercare
molto più in là della memoria e l'oblio,
indago le reti e i corpi sottili,
il perché della morte, o questa tomba di roma e vecchissima, piena di foglie che l'autunno vomita con lentezza,
ed è adesso che fa freddo, ancora più freddo,
e passano taxi per una sera senza pioggia,
che io, solitario corpo di legno e di cemento,
ho potuto fabbricare soltanto, di queste radici, alcuni ricordi:
ho lasciato i melograni
in un cielo fosco, li ho lasciati
e rimangono come un orizzonte senza scrittura.
Mai oserei dimenticare le serate amaramente,
le pagine così bianche e scritte,
o il suo corpo sereno, pieno di macchie, che ti evocano,
ed è proprio adesso che lo ricordo, né ieri, né mai,
quando cade solennemente il sole di questo gemito
tra l'asfalto unico di questa stanza,
nel suo oscuro disegno. Intravedo il paesaggio fosco da
quel buco tra le roccie, pieno di granchi che, più in là,m'attende,
come solamente una strada quieta della roma paradisiaca.
Con le pupille sgranate, li conto come ciliege, a due a due,
e adesso rotolano per gli angusti vicoli della città vecchia,
della vecchia città
in una strada di roma
in una strada di roma
e il suo nome non viene
soltanto tra le foglie d'un vecchio cimitero antico.