Zoéddu e Procò

 

-Svegliati, Procò ! Non riesco a dormire stanotte !Vieni a sdraiarti accanto a me: ho l'animo mesto !

Ascolta !Tutto è silenzio nella contrada. Quanti tristi ricordi mi mettono paura ! Nel porcile, la scrofa dorme con tutti i figlioletti attorno: hanno succhiato a sazietà,ed ora, forse, sognano seni traboccanti latte come fontane.

Domani è la festa di Tutti i Santi, è un giorno particolare; il giorno stabilito per ammazzarmi !

Che destino il nostro! Qui siamo nati e siamo stati nutriti, e quì ci hanno messo le pastoie. Di tutti i coetanei, siamo sopravvissuti soltanto io e tu. Ma tu vivrai almeno fino a Pasqua: ma non ti invidio, anzi sento pietà per tè, per chè dubito che sia una fortuna il vedere morire tutte le persone più care.

E' da diversi giorni che notavo certi cambiamenti: Lui e Lei mi vezzeggiavano, ipocriti, e mi dicevano: -Zoé, Zoé, Zoé ! -E' un brutto segno !- mi son detto. Mi lusingavano e sembrava che lo facessero a gara. Che cosa non mi hanno offerto ! Granoturco, ghiande, fave, scòtta; e tu, stimato fratello, ti facevi geloso, perchè non ne capivi il motivo... e mi credevi il più fortunato.

Avantieri, tu non ci hai fatto caso, è venuto il babbo di Lei, e ha preso a palparmi dappertutto. L’ho sentito con le mie stesse orecchie quel che ha detto al genero : -Domani, tienilo a digiuno e prepara la corda, la scala, le ramaglie ed i paiuoli... verremo dopodomani, all'alba; il coltelIo per trafiggerlo lo porterò io: è lo stesso di sempre. Guarda ! là, nel cortile, lo ammazzeremo !-.

Così dicendo, è andato via: a me si son drizzate le setole sul cuoio.. non riuscivo nemmeno a respirare, sembrava che il sangue mi si fosse rappréso nelle vene.

Procò, fratello mio stimato, calmati ! non piangere!

Sento, ora, di doverti aprire tutto il mio cuore, niente ti potrò nascondere: tu lo sai che siamo maiali all’ingrasso, per questo ci danno da mangiare e da bere.. ma ieri mi hanno lasciato senza mangiare un briciolo di nulla.

E' venuta la suocera di Lei: porta le setole come noi sul viso ! Mi ha accarezzato la schiena con una spazzola, e quando tu dormivi, hanno preso a lavarmi, ripetendo la solita cantilena: -Zoé, Zoé, Zoé!-.

La suocera mi ha anche sputato addosso, dicendo:

-Dio lo protegga !-.

Seambravano in pace, suocera e nuora, poi, all’improvviso, erano sul punto di litigare a causa dei sanguinacci.

Lei voleva prepararli in dolce: con l'uva passa, lo zucchero, il cioccolato, la panna, e non sò che altro. La suocera, che era « Bastian contrario », dissentiva, affermando che i sanguinacci erano più gustosi se confezionati solamente col sale.

 

Lei non mi toglieva gli occhi di dosso, e prima di andarsene mi ha nuovamente palpato.. pure quì..  guarda Procò ! Ma perchè non tocca le sue natiche, che ci vogliono due sedie per sostenerle !

Domani ne vedrai di gente ! Lei ha preparato il pane fresco. Verranno tutti a mezzogiorno: il Tale con la Tale, la Comare, l'Onorevole: quest’ultimo lo invitano dappertutto e lui va a pavoneggiarsi. Fu presente anche quando ammazzarono nostra madre. Non lo conoscevo, ma dal tipo ho capito che è dei nostri... assomiglia molto a zio Mannale. E' di buon appetito e dev'essere anche lui di una razza da ingrasso, come noi, però loro non vengono castrati...

Oh ! cosa ricordo, ora ! Il giorno di quell'offesa che ci fece Lui, tu, Procò, non riuscivi a tollerarlo, e per poco ne moristi, anche perchè ti eri invaghito di quella porcelletta... ti ricordi? Era un amore! Nera a macchie biannche e col codino tutt’arricciato. La rivedo come fosse adesso, quando si straiava vicino a te... Sentivo anch'io tanta dolcezza nel cuore: ma loro non vollero nemmeno a sfiorarla : la portarono via subite e la diedero a un vèrre del vicinato, e a noi ci castrarono.

Da quel giorno stavamo sempre sfossando nella porcilaia: col muco toglievamo le pietre più profonde, per nasconderci.., dalla vergogna.

 

Ma Lui, malasorte, ci mise il fildiferro al naso.

Dicevo, dunque, che domani ci sarà anche il farmacista, uomo avido, la moglie con i figli schifiltosi.

Non mancherà neppure il parroco e la sorella nubile: lui non beve molto, ma quando ne assaggia... sbotta con i soliti discorsi noiosi, che a poco a poco fanno -venire il sonno al farmacista...

Ma a l'ora di desinare sono tutti d'accordo !

Dopo aver mangiato e bevuto a sazietà, si mettono a cantare e fanno le ore piccole.

Allorchè si congederanno, ciascuno riveverà da Lei anche una porzione di carne.

- Procò! Zìtto,non piangere ! Non ha senso il pianto: nessuno sfugge al proprio destino. No ! non dirmi che sarebbe meglio non nascere ! Si nasce e si muore come è stato stabilito dalla sorte !

Osserva, ora, l'incanto cel cielo ! E’ notte fonda: le stelle e la luna sembrano occhi puntati su di noi, ma non ci piacono che cosa significhi piangere e soffrire... però, se mi capissero, stanotte la mia voce aprirebbe le porte dei cielo !

Ma non siamo solo noi a soffrire: ti ricordi di nonna Sue ?Meschina ! di tanti figli, ne le rimase soltanto uno: nostro padre. S’è vista spesso con la pancia grossa... li ha partoriti i suoi porcellini, come ogni mamma, con sofferenza e con dolore, e poi Lui e Lei glieli ammazzavano, una volta divenuti porcelli.

E zio Lardoso ? Vennero in tre: erano mascherati e armati di staffile e di roncola. Era una notte terribile; notte di rapina ! Pioveva a scrosci ed il vento staccava i razi da gli alberi, schiantando ogni cosa. Ma quelli, come anime dannate, fecero stràmazzare al suolo zio Lardoso, con due staffilate: lo rinchiusero dentro a un sacco e da quel giorno non se n’è avuta più alcuna notizia.

Nostro fratello Setoluto, quel fratello tanto buono che avevamo, infinitamerte docile, lo diedero al macellaio ; lo legarono come fosse stato un bandito, il più feroce, seppure non facesse male nemmeno ad una mosca. Lui piangeva... mi pare di sentirne ancora le urla.

Procò, di tutto questo noi siano stati testimoni! Ma sai che cosa mi affligge maggiormente ? E’ il fatto di dover morire senza aver vissuto un solo giorno di libertà.

Quante volte ho invidiato i nostri cugini Cinghiali: loro sì, che sono fortunati ! Vivono vagando di salto in salto, raccogliendo il cibo che a loro più piace, se e quando lo desiderano, e se qualcuno li minaccia... possono anch’essi mostrare le zanne. Vivono senza vincoli nè pastoie, e muoiono in libertà: una vita senza libertà è peggio della stessa morte !

Ed ora, perchè mi chiedi di nostra madre ? No, Procò ! di Lei no ! Ma perchè insisti ?

Oh Dio, che terrore quel giorno ! Ricordo quando la trascinarono là... nel cortile. Le sue grida mi rimbombano ancora nelle orecchie e nel cuore. Entrambi volevamo soccorrerla, ma eravamo rinchiusi...ed allora ci siamo messi ad urlare con quanto fiato avevamo, e poi, tu, hai nascosto la testa sotto di me.

Che sventura quel giorno! Il suocero di Lui le conficò il coltello nel corpo; affondandolo fino a toccarle il cuore.

La voce di nostra madre le si spense in gola lentamente, mentre dalla ferita il sangue schizzava a fiotti dentro il catino che Lui reggeva. Alla fine la gettarono sopra un gran fuoco; un fuoco senza fumo... solo fiamme per bruciarle le setole. Lui, assieme ad altri,la rivoltavano da una parte all'altra, col forcone, spargendole le fiamme sopra. Adesso ho la sensazione di bruciare anch'io in mezzo a quelle fiamme...

Dopo, l'appesero ad una scala e la squartarono con la scure ed il coltello: prima le recisero le orecchie e la coda, per darle ai loro ragazzi che le attendevano per rosicchiarsele, quindi, li tolsero le interiora... ed il resto. Procò ! Procò ! lo vedi? Io non volevo ricordarlo... Vienimi più vicino, stimato fratello, per piangere insieme come allora ! Forse il pianto allevierà il nostro dolore.

Ora, fatti coraggio ! La notte è quasi trascorsa... e trascorreranno i giorni... trascorrerà l'inverno e torneranno a germogliare le foglie verdi sui rami... allora ricordati di mè !

Di nulla mi lamento: tu sei stato per mè il fratello più caro... non ho niente da rimproverarti, nè mai hai tentato di togliermi il pane di bocca!

 

La luna è già tramontata e le stelle sono sparite: vedo Lui sull'uscio, che scruta il cielo. Prima che si levi il sole, si spegnerà la luce degli occhi miei...

Ecco che vengono a prendermi, coraggio Procò, la morte dura solo un istante !

Guarda sotto il muro. Dietro il truòlogo ho messo in serbo per te una manciata di fave... è tutta la ricchezza che ti lascio; non tanto per saziartene, quanto per alleviarti il dolore di quest'ora!

Vai a prenderle, ora ! è l'ultimo dono che ti faccio. Va, Procò! Va in quell’angolo... a prenderti le fave... Va! e copriti le orecchie !

 

 

Tradottu da Ghjuvammaria COMITI