Filumena Marturano - Trama

I attu
Napoli. Filumena, una donna matura cù un passato da prustituta, è stata per venticinque anni la mantenuta di Don Domenico (Mimì) Soriano, ricco pasticciere napoletano e suo cliente di vecchia data, di fatto amministrando i beni e la casa di lui come una vera e propria moglie.

Per costringere Don Mimì al matrimonio e ad abbandonare la sua condotta dissoluta, Filumena si finge morente, coinvolgendo nell'inganno un medico e ilprete che celebrerà il matrimonio "in articulo mortis" con Domenico che, credendola in fin di vita, la sposa con la falsa prospettiva di un breve legame. La scoperta dell'inganno sconvolge l'uomo che intanto aveva intessuto anche una relazione con una giovane donna di ventidue anni, Diana, addirittura affidando a questa le cure di Filumena falsamente agonizzante e incosciente che è così costretta ad assistere, durante la finzione, alle effusioni scambiate tra i due. Alla reazione di Mimì , Filumena mette le carte in tavola: gli racconta di avere tre figli, frutto di un giuramento fatto alla Madonna delle Rose di non abortire, di aver rinunciato a cambiare vita con un altro uomo che l'avrebbe sposata, sperando nella fine del precedente matrimonio di Soriano, che intanto aveva comunque provveduto gelosamente ad allontanare Filumena dal lupanare.

L'atto si conclude con lo sfogo di Filumena che allontana Diana in malo modo e che chiede a Mimì il riconoscimento della paternità dei tre figli, che aveva cresciuto sino allora sottraendo a Domenico piccole somme, per dare ad essi un futuro sereno. Ma Mimì infuriato si allontana con il proposito di voler fare di tutto per ottenere l'annullamento del matrimonio.

II attu
Domenico chiama in casa un avvocato che lo rassicura della nullità del matrimonio celebrato con l'inganno. Filumena, che nel frattempo aveva fatto chiamare i figli per sistemarli in casa per averli vicino a sé, davanti al trionfo di Domenico gli esprime il proprio disprezzo e gli rinfaccia l'ingratitudine verso di lei che si è occupata per tanti anni di lui e dei suoi affari. Racconta l'infanzia povera e infelice da lei trascorsa nel Vico San Liborio che l'ha portata per fame a prostituirsi e comunica ai tre giovani di essere la loro madre. I tre reagiscono sbalorditi alla rivelazione della donna ma uno di loro la accoglierà in casa sua.

Rimasti soli Filumena rivela a Domenico che uno dei tre è suo figlio e poiché questo non le crede Filumena gli ricorda di quando una notte volle amarlo di un amore vero che lui non capì, pagandola come al solito con una banconota che Filumena ha conservato e sulla quale ha segnato la data del concepimento di suo figlio: ora, dopo aver strappato la parte con la data restituisce il denaro a don Mimì «...perché i figli non si pagano» e va via di casa in un moto d'orgoglio.

III attu
Don Mimì e Filumena hanno deciso di sposarsi sul serio: ma l'uomo ancora non conosce chi è il suo vero figlio e cercherà inutilmente di scoprire quali di questi possa esserlo. Filumena non glielo dirà mai perché sa che don Mimì dedicherà solo a lui le sue attenzioni, favorendolo a scapito degli altri due.
Quindi, se don Mimì vuole essere padre di suo figlio, lo dovrà essere per tutti e tre indistintamente perché «E figlie so' ffiglie... E so' tutte eguale...». Sulle prime Domenico sembra allontanarsi nuovamente ed il matrimonio pare andare a monte ma proprio nel momento in cui l'uomo sta per spiegare la situazione ai tre giovani sente da questi chiamarlo per la prima volta "papà" facendolo commuovere e accettare rassegnato il matrimonio.