PUNTI SUSPENSIVI

    Cum’ellu a dice in altrò, Lino Angiuli face un usu alternativu di u talianu è di u “dialetto” chì ùn hà, à prima vista, altru valore chè variazione literaria chì si ghjoca cù u passa è veni trà l’universi mentali ch’elli ammentanu unu è l’altru i sistemi

   In stu puema intitulatu “Puntini Puntini” chì tene e pagine 9-28 chì aprenu a so racolta Un giorno l’altro (Nino aragno editore, Torino, 2005), emu rimpiazzatu e parte in “dialetto” cù a so traduzzione in corsu. Da scumette chì unu è l’altru anu voce chì si assumiglianu.

...dalla bocca mi cade per terra una
minutaglia di pensieri senz'arte né parte
crosticine della vecchia ferita
in odore di maltempo
che non s'asciuga e non s'asciuga mai
succede quasi sempre la domenica
a pancia bella piena
nomi cognomi svaporano mentre
il tempo morsica gli orli alle figure
battenti bandiera bianca sporca di sugo
la testa alla cieca contro
la parete del diaframma poverine
hanno da guadagnarsi un boccone di carne
per campare la settimana entrante
che traboccherà di click e okkèi

... ùn hè a prima volta innò
ch’ellu mi và lenu u spiritu è ghjoca
à cumbinà?
in i pantaloni taglia cinquanta
ùn vede l’ora di strappà tuttu
da u smog di i verba chì volant
sarpà sopr’à un penseru à vapore
quant’à esse una spezia legittima
di fiore
ghjuntu à casu dentru à a catacomba
chì ci si manghja cù e nustalgie di l’aria
un’altra faccia cunnisciuta da qualchì parte
quale sà cumu quale sà quandu...


...non è la prima volta no
che mi va lasco lo spirito e gioca
cornbinazione?
nei pantaloni taglia cinquanta
non vede l’ora di squagliarsela
dallo smog dei verba che volant
salpare sopra un pensiero a vapore
quasi fosse une specie legittima
di fiore
capitato a caso dentro la catacomba
dove si ciba con le nostalgie dell'aria
un'altra faccia conosciuta da qualche parte
chi sa come chi sa quando...

...il gas i rifiuti e altre saette
la luce l’acqua il telefono e la carezza
ma quanti chili quintali di bollette
ogni settimana minutoprimo e secondo
ma quanti
solo Tu non ti metti mai dietro il bancone
né esigi il dazio alla dogana delle pecore
ma hai pure voglia di regalarci un cesto
di parole scelte da dentro il mazzo
di quelle sai che saziano la fronte
e senza bisogno di trip e trap
aprono strade nel purgatorio ambulante
dove spesso comanda carnevale
dove si compra tutto anche i bambini
dove i figli di mamma gettano l'anima
e un orecchio bisogna pagarlo salato
figuriamoci il prezzo di una baghdad
chissà che noè non rifaccia le valigie...

... eppure appena accade giugno
il mese della mia incarnagione
tra io e me ricresce origano
in memoria di quando fui verdepisello
vado pure appicciando il fuoco alle albicocche
una bevuta di sole nativo
e via
e via nei campi mattinieri a fare primavera
mi basta un grillo qualità malandrina
e poi faccio altri miracoli coi fiocchi
da riempire tomoli e tomoli di carta
in modo tale da poter dire oohh
ogni ora punto momento ad alta voce
dall'alba al tramonto pure quando
un odore di cipolla svicola dalla finestra
e se ne va nastreggiando
per le stradine del mio feudo terrestre
allora all'improvviso si respira
un tepore di stalla quanto basta...

quandu pichja u sciloccu
è ingonfia u core cum’è
una palla chì vole schjattà
mi sente sempre a costa chì mi manca
una spezia di somalia andata di male
rumanzu di battaglia
un cantaru di viotu duve
ella stete ella una è doppia
una è dolce
a donna di i cameroni prima
mi invitò à ciuttà mi sanu
sanu in u so nome di lussu
è po un ghjornu nant’à dui pedi
marchja in daretu
mi face innò cù u capu “rien ne va plus”
u ferrachjone à l’altezza di u collu
è mancu quellu troncu di salutu
ch’ellu si rigala di regula à u mortu...
quando mena lo scirocco
e gonfia il cuore come
una palla che vuole schiattare
mi duole ancora la costola mancante
una specie di somalia andata a male
romanzo da battaglia
un quintale di vuoto dove a lungo
abitò lei una e bina
una e buona
la signora dei cameroni prima
m’invitò a inzupparmi tutto
quanto dentro il nome suo di lusso
poi un giorno su due piedi
dietrofront
mi fa no con la testa « rian ne va pliù»
il chiavistello all'altezza del collo
e nemmanco quel tozzo di saluto
che di regola si regala al morto...

... ma basta che Ti tengo alla costa
e io mi sento come una giumenta
fatta apposta senza stanghe
bretelle comodo redini lente
sia alla salita che alla discesa
tanto stai Tu a cavallo alla sella
pure se il cielo d'un tratto si smorfia
la ruota allenta l' asse e i raggi
dietro un odore di mangiatoia
all’angolo della sinfonia
in cerca del lievito giusto
o di quel file ancora rinchiuso
nella cassaforte dei concetti...
... che vuoi da me? mi piace
mi mette in corpo un prurito di pace
quella zolla di pane marrone
cresciuta al fiato delle mani giunte
un'adunanza di molliche sante
scaldate dal dio della fatica buona
e poi che vuoi da me?
per combattere la tibicì del globo
finito in mano a pensieri pirata
mi scappa spesso di mettermi addosso
le robe trasparenti dei morti
è come tornare al mestiere dell'angelo
le ali riparate dentro la giacchetta
il tanfo del tempo non regge alla luce...

... allora vai
piglia u saccu è a sporta amicu meiu
ch’è no andessimu inseme tremindui
à coglie qualchì ottobre purusangue
da e mani raspiose di u sorbu
parolla timica di signorecaru
ritirata si cum’è una lumaca
in un cunventu di alta mente
luntanu da a ghjelusia di l’agettivi
è da a rabbia di e mosche cavalline
à rifà l’auturnu di u medievu
a luna à passu d’omu
no comment
in drentu à u chjirchjone umidu di a sera
è puru peccatu…
... allora dai
piglia il sacco e la sporta amico mio
ché ce ne andiamo insieme tutti e due
a cogliere qualche ottobre purosangue
dalle mani aggrinzite del sorbo
timida parola del bendiddio
ritiratasi come un lumacone
dentro un convento d'alta mente
lontano dalla gelosia degli aggettivi
e dalla rabbia delle mosche cavalline
a rifare l'autunno del medioevo
la luna a passo d'uomo
no comment
dentro il cerchione umido della sera
però peccato...

... mi vedo quando stendeò i piedi
e morirò l'ultima volta per davvero
quando verrà pure qualcheduno
ad abbassarmi le serrande degli occhi
e qualche Altro me le riaprirà
i vestiti intirizziti nell'armadio
le carpe l’orinale sotto il letto
muti gli occhiali sulla colonnetta
tra libri carte dolori di giornata vedo
la scatola nera del cuore afflosciata
con l’uvapassa di quattro ricordi
hai voglia allore a trapassare il tempo
un pugno di terreno in mano
scambiare saluti coi paesani brutti e buoni
acciuffare qualche idea moscerina
e un bel tressette coi vermi con dio
ma che comodità che compagnia
abitare un po’ sopra un po’ sotto la terra
un piede qua un piede là il vizio mio...

... sa usarlo bene l'articolo il
il dio enorme taciturno
paternostro uno e trio
contadino che non è altro
a botta di zappa e fiat impianta un respiro
dentro il vulcano spento dell'ombelico
quindi nasconde la chiave d'architrave
tra le ramaglie e le moine delle foglie
adesso
vedi si sporge dal cappero a curiosare
quindi si accampa in pectore a guardare
dall’altezza profonda di ana bietolina
la bonaccia dei cieli manufatti
il cinema muto di un pino d'aleppo
le banderuole signorine della biada
insomma le sue parole predilette
altro che le chiacchiere dell'uomo sull'uomo...
... a sò a sò un bellu ghjornu
anderaghju à veste mi da settembre
u medicu di l’ore chì
ti guarisce un tramontu ogiemme
cù una sola ochjata
è a palla di u mondu
a mette in collu à cristu cum’è
in a figurina di a prima cuminiò
dopu videraghju s’o mi vestu da francescu
induvinu di mergane sante
capimachja di torduli cunfratelli sempre
zingaru chì batte l’universu
cù una brisacca di bone furtune
è di fiducia in l’alloru.
... lo so lo so un bel giorno
andrò a vestirmi da settembre
il medico delle ore che
ti guarisce un tramonto ogiemmne
con una sbirciatascola
e la biglia del mondo
la mette in braccio a cristo come
nella figurina della prima comunione dopo vedrô se mi vesto da francesco indovino di melagrane sante
capobanda di tordi confratelli ancora zingaro che bazzica l'universo
con una bisaccia di buone fortune
e di fiducie nell'alloro...

... corrono i malatempora a gettarsi
capofitto nel pozzo nero cieco
sfondato di mille acque marce che
s'accapigliano tra loro come nella pancia
ingorda di strani rumori ostrogoti
ma io
ma io tengo un piede incollato al tempo
e l' altro altrove per fortuna
menomale cosi posso spassarmela
presso le botteghe del maestrale
ad assaporare il vento semovente
mentre inventa litri e litri di pioggia
per la benedizione di tante sementi
che fanno finta d'essere assonnate
e poter entrare nuovamente
nella provincia delle seconde vite...

... giorni volatili minuti contati
le quattro stagioni si sorpassano in curva
praticamente non si spiccia mai
di spolpare il passato
e sfogliare il futuro
tutti e due fantasmi buonannulla se vogliamo
però
però quando questo certe volte succede
posso piegarmi corne un corsivo
a cogliere e suonare la margherita presente
bevendone i limpidi rosoli
e scompigliare una volta per tutte
i cambiavalute di vanitas vanitatum...

... à pedi
a voglia d’agguantà à volu
una manata di parolle di stagione
in una volta mi spunta tuttu davanti
quellu caminamondu di u ventu
u sposu di l’aria mi soffia in u collu
un’ala bianca di spiritu santu
dopu ch’ellu hà atturcinatu i capelli di arburi
cù e trecce sciolte di e zitelle
ma quante spezie di voce vanu girandulendu
in groppa à quellu nundatenente di u ventu
voce di tutte e misure è e manere
penseri pieni è puttachji vioti
rimori di mondi vanitosi o rozi
soni garbati o figliolidiputtana
cù a mo voce quella più bella
quella chì ghjoca à i quattru scorni
quella dimu puru stancapiazza
chì inghjotte è purga di gratisi
un saccu di parolle di ogni razza...

... a piedi
in sfizio d'agguantare a volo
una manciata di parole di stagione
tutto in una volta mi spunta davanti
quel camminamnondo del vento
lo sposo dell'aria mi alita sul collo
un'ala bianca da spirito santo
dopo che ha attorcigliato i capelli degli alberi con le trecce sfuse delle ragazze
ma quante specie di voci vanno gironzolando
in groppa a quel nullatenente del vento
voci di tutte le misure e le maniere
pensieri pieni pettegolezzi vacanti
rumori di mondi vanitosi o rozzi
suoni garbati o figlidiputtana
insieme alla più bella voce mia
quella che gioca ai quattro cantoni
quella diciamo pure stancapiazza
che ingoia e spurga gratis
un sacco di parole d'ogni razza...

... la none non è notte se
dietro la tenda non tiene almeno
un contorno di alberi e cagnolini
che fanno le mosse d' avventarsi
addosso alla cartapesta longilinea
dei sogni quali sogni?
la grotta regina della semenza
tanto per cominciare e il padre
reduce dal fronte delle vigne
sernpre sporco di terra sempre muto
seduto puntapunta al letto
che altro?
in mezzo a tanti pupazzi di pezza
parla giargianese un attaccapanni
poi si mette a sbucciare le parole
gettandone il frutto dentro una creta
poi fugge gridando venitemi a pigliare
madonna ragazzi e diamoci da fare
c'è da scrivere la musica per domani
prima di prendere il volo verso quel luogo
dove la notte non è altro che giorno
però attenzione gentilmente piano piano
e soprattutto puntini puntini...