Versione :
Talianu

Mariposa, la farfalla meccanica

di Giancarlo Biffi

Voir le texte original de Giancarlo Biffi

con il contributo di Mauro Mou e Silvestro Ziccardi

Chiodino
Callè
Rocco
Ricco signore
Presentatore
Giovanni l'elettricista

Un cantiere di lavoro, chiuso su tre lati da lamiere. Ai lati delle pareti di metallo vi sono due aperture da dove entrano ed escono gli attori.

Buio, Chiodino entra con in testa un casco da minatore da cui proviene una debole luce che illumina parzialmente la scena
CHIODINO- Callè! Callè! Callè! Non si vede niente! Dove sei? Tocca sempre a me fare queste cose... ma dov'è la luce? A eccola... (si avvicina a una torcia elettrica la prende in mano e l'accende ) Callè! Callè!
CALLÈ- (Callè si sporge da un bidone) Chiodino?!
CHIODINO-(Per lo spavento la torcia gli cade dalle mani andando a sbattere sulla lamiera) Callè! Ma dove ti sei nascosto?
CALLÈ- Chiodì cosa ci fai qui?
CHIODINO- Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu?
CALLÈ- Io sto sognando.
CHIODINO- Stai sognando?! Ma dove vivi?! Dai andiamo a casa!
CALLÈ- Da qui non mi muovo!
CHIODINO- Come non ti muovi?! Ma la vuoi finire con queste pazzie. Tu mi vuoi male! Dimmelo, dimmelo che mi vuoi male?
CALLÈ- No.
CHIODINO- Noo?! Ma sono io che sto male! Tu sei un egoista! Un egoista! Tu vuoi far morire di crepacuore tua madre. Tuo padre è tutto il giorno che non spiccica parola. Guarda, guarda quanta gente è venuta a cercarti, tutta gente che ti vuole bene!
CALLÈ- (guardando gli spettatori) O Chiodì ma io non conosco nessuno.
CHIODINO- Cosa c'entra. Guarda, guarda quanti bambini.
CALLÈ- Bambini?
CHIODINO- E bambine...
CALLÈ- (ribalta il bidone in cui era nascosto e ci sale sopra, intanto Chiodino cerca in tutti i modi di calmarlo) Bambini! Bambini! Un unico grande sogno: Mariposa! (salta a terra dal bidone) Chiodì!
CHIODINO- Che c'è?
CALLÈ- Chi c'è?
CHIODINO- Che c'è chi?
CALLÈ- Che c'è chi che cosa?
CHIODINO- Ma, cosa stai dicendo?
CALLÈ- Dimmi chi c'è! Dimmi chi c'è!
CHIODINO- Ci sono tutti, tutti che ti vogliono bene: carabinieri, vigili, giornalisti, fotografi... polizia...
CALLÈ- Anche i poliziotti mi vogliono bene?
CHIODINO- Si, anche loro.
CALLÈ- E' che sono innamorato, innamorato... Mi sento come Rocco! Sono uguale a Rocco!
CHIODINO- (Chiodino tira Callè per un braccio) Si sei uguale a lui, identico. Ma ora calmati, usciamo fuori e piantala! Ascolta: non ci si può innamorare di una fiaba...
CALLÈ- Chiodì! Lasciami stare! Lasciami qui da solo!
CHIODINO- Callè non ci si può innamorare di un sogno! Non si può! Non si può!
CALLÈ- Non si può?! Non si può?! Allora, sai cosa faccio? Mi faccio saltare in aria! Mi faccio saltare in aria! Aaaaa... (urlando si strappa la maglietta di dosso) .
CHIODINO- (Chiodino blocca l’improvvisato spogliarello di Callè) Smettila, che così spaventi tutti! Sesi un callelleddu maccu! Sempri prus maccu! Maccu!!!
CALLÈ- Chiodì...
CHIODINO- Che c’è?
CALLÈ- Sono sfortunato.
CHIODINO- E io cosa devo dire?
CALLÈ- Chiodì però Ziu Baignu, lui l'ha vista.
CHIODINO- Callè! Ziu Baignu è mottu! Mottu! Morto!
CALLÈ- Peccato, che non c'è più Ziu Baignu.
CHIODINO- Meschinetto, era ancora giovane...
CALLÈ- ... aveva solo centoquattro anni...
CHIODINO- ... e li portava bene, perché lui era giovane dentro...
CALLÈ- Però è morto felice, contento, perché lui l'ha vista, diceva: "deo l'aglio vista"
CHIODINO- Siii l'aglio, le cipolle... L'aggiu! L'aggiu ista!
CALLÈ- Eee, l'aggiu ista.
CHIODINO- Ziu Baignu era gallurese, diceva sempre: "Veni kinci, veni kinci"
CALLÈ- Chiodino, ricordi quando ci parlava del laghetto?
CHIODINO- Si, il laghetto di Rocco...
CALLÈ- E ricordi laggiù, i binari della ferrovia...
CHIODINO- ...che correvano vicino alla sua vigna.
CALLÈ- Quando i nonni erano ancora tutti bambini.
CHIODINO- Piccoli, piccoli.
CALLÈ- E la piazza?
CHIODINO- Si! La villa!
CALLÈ e CHIODINO- Del ricco signore.
CALLÈ- Soldi, soldi...
CHIODINO- A quel tempo i sentieri portavano alla cime che toccano il cielo e le farfalle parlavano agli uomini.
CALLÈ- Mariposa... Dovete sapere che aldilà dei boschi, dopo i binari della ferrovia, poco dietro le sponde del lago, sull’altopiano delle terre di confine, prima della grandi torri metalliche, un giorno era comparsa una farfalla con il corpo di ragazza. Il suo nome era Mariposa. Pochi l’avevano realmente vista, ma tutti ne parlavano, per la gente era una leggenda, una...
CHIODINO- (parlando come parlava Ziu Baignu) Mì chi non è faula, mì chi non è una storiedda. Eu l'aggiu ista!
CALLÈ- Chiodì Ziu Baignu diceva di averla vista!
CHIODINO- (parlando come parlava Ziu Baignu) Eu l'aggiu ista! Era trabaddendi in la igna, kand’a un celtu puntu li cidditti ani spostu di cantà ed eu aggiu intesu una musichedda curiosa, e dappoi è arriata...
CALLÈ- Chi?
CHIODINO- (parlando come parlava Ziu Baignu) Mariposa! In li soi ali briddaani tutti li culori de lu mundu: lu mari, lu cielu, lu soli e li monti, e falaani un bé di pitriceddì d’oru, chi s’abbracciaani come sureddi e faciani kidda musichedda, lena, lena, maraigliosa.
CALLÈ- Il solo vederla donava una sensazione di leggerezza, d’armonia.
CHIODINO- (parlando come parlava Ziu Baignu) Licceri e cuntentu, mi socu intesu, come un agnoleddu.
CALLÈ- Ma armonia e libertà, a quel tempo erano parole proibite, bandite da un ricco signore che imponeva la sua legge...
CHIODINO- Aveva iniziato come uno dei tanti allevatori della zona, ma poi gli era venuta un'idea: aveva fatto prendere tutti i suoi vitelli dai pascoli, li aveva fatti rinchiudere in stalle e schiacciare in celle piccole, piccole. Gli animali non uscivano mai, mangiavano e ingrossavano, mangiavano e ingrossavano, fintanto che non riuscivano neanche più a muoversi, e solo allora...
CALLÈ- E solo allora... lui li liberava, trasformandoli in fettine, bistecche, filetti, ossibuchi... li caricava in grossi camion...
CHIODINO e CALLÈ- ...che andavano lontano, lontano...
CALLÈ- In breve tempo era diventato ricchissimo, comprando tutto e tutti, era diventato sindaco, vice sindaco, tutta la giunta comunale riunita. Si era impossessato delle terre, delle miniere, delle fabbriche, era capo della polizia, giudice, medico-chirurgo, stregone, parroco.
CHIODINO- Affilato, spigoloso e aguzzo da pungere chiunque gli si avvicinasse. Schizzinoso, schifiltoso al punto, da non toccare mai nulla con le mani: per fare la pipì si teneva il pisello con delle lunghe mollette di legno.
CALLÈ- La bocca era una grande trincea di denti che scricchiolava, scricchiolava...
CHIODINO- Una gialla barriera senza sorriso.
CALLÈ- La sua voce però era vellutata...
CHIODINO- ...suadente...
CALLÈ- ...carezzevole.
CHIODINO- La sua lingua ti avvolgeva, ti faceva sentire importante.
CALLÈ- Sicuro e sereno!
CHIODINO- E quando eri nel pieno della fiducia....
CHIODINO e CALLÈ - Zac! Ti coglieva.
CALLÈ- Lui aveva il potere di dare, dare disgrazia e di togliere felicità. Tutti, ma proprio tutti, in città, lo temevano.
CHIODINO- Un giorno...
CALLÈ- Mentre era a caccia con alcuni amici, dopo la vigna di Gerra Perdosa, arrivati alla vecchia cava abbandonata. Il ricco signore aveva sentito uno strano silenzio che aveva fatto eco ad una musica mai udita, dalle acque cristalline di una sorgente, si era sollevato un qualcosa...
CHIODINO- Immediatamente il padrone aveva portato il fucile alla spalla, presa bene la mira, stava per sparare. Quando, quando...
CALLÈ- “Si fermi signore! Quella è Mariposa.”
CHIODINO- “Mari... cosa?!”
CALLÈ- Abbassata la canna del fucile il ricco signore vide...
CHIODINO- Vide qualcosa che non aveva mai visto prima, una farfalla radiosa, pareva che il cielo, il sole e il mare si fossero fusi nelle sue ali. Però la cosa che lo lasciò veramente... "ma quella farfalla ha il corpo di fanciulla."
CALLÈ- Che bella ragazza!
CHIODINO- Un attimo poi la canna del fucile si rialzò di scatto: Pam! Pam!
CALLÈ- E Mariposa?... Niente. Lei volava libera, in mezzo a margherite, papaveri, ciclamini, viole...
CHIODINO- “Ei tu garzone, avvicinati, vieni, vieni... Come ti chiami?"
CALLÈ- Chiodì, cosa fai?
CHIODINO- Come cosa faccio? Io faccio la parte del ricco signore.
CALLÈ- E io?
CHIODINO- Tu invece sei Rocco!
CALLÈ- Rocco?
CHIODINO- Rocco!
CALLÈ- Rocco!
CHIODINO- Rocco!
CALLÈ- Rocco!
RICCO SIGNORE- Rocco, sei finito! Hai capito io ti rovino! L’avevo nel mirino, sarebbe stata la preda più incredibile che uomo avesse mai preso, e tu me l’hai fatta scappare. Vattene via prima che mi venga voglia di spararti addosso, vattene via!”
(da questo momento ogni volta che comparirà RICCO SIGNORE o ROCCO , Chiodino interpreterà la parte del Ricco Signore mentre Callè quella di Rocco)
ROCCO- Ma quella era Mariposa, la ragazza con le ali di farfalla, non vi è niente di simile sulla terra. Perché ucciderla?
RICCO SIGNORE - Non vi è niente? E tu! E tu me l’hai fatta scappare! Ascoltami bene Rocco se entro una settimana, ti do sette giorni e sette notti, tu non porti quella farfalla nella mia villa, viva o morta. Io non solo rovino te ma anche tua mamma, tuo babbo, tuo fratellino, i tuoi parenti, i tuoi amici. Siete tutti rovinati. Resterete tutti senza lavoro e senza casa! Senza casa e senza lavoro!
CALLÈ- "Senza lavoro?... E senza casa?..." Rocco non sapeva cosa fare, il padrone non scherzava, tutti in città dipendevano da lui. Allora prima allungò una gamba poi l’altra e si mise in cammino. E cammina, cammina era giunto a un laghetto...
CHIODINO- ...l'acqua era fresca...
CALLÈ- ...faceva caldo...
CHIODINO- ...e Rocco desiderava fare un bagno...
CALLÈ- ...era tutto sudato e puzzava un po'.
CHIODINO- Allora si era tolto la maglietta e...
CALLÈ e CHIODINO- Ciuff
CHIODINO- Ciaff ciaff ciaff, fatta qualche bracciata si era poi disteso sull'acqua con gli occhi chiusi a fare il morto. Quando ad un tratto, un venticello leggero gli aveva accarezzato la pancia. Rocco aveva aperto gli occhi, e in riva al laghetto con i piedi nell'acqua, gli era sembrato di vedere una farfalla col corpo di fanciulla e un bellissimo sorriso sulle labbra. Ma quella...
ROCCO- Mariposa, Mariposa! Ciao Mariposa!
CHIODINO- Si, era lei, Mariposa. E tra Rocco e Mariposa da quel momento, ci furono solo sguardi, solo pensieri.
CALLÈ- O Chiodì? Solo sguardi, solo pensieri? Ma quando mai. Rocco...
CHIODINO- Era un bel ragazzo...
CALLÈ- No, non proprio. No, lui era...
CHIODINO- Carino?
CALLÈ- Diciamo ss... sensibile.
CHIODINO- Simpatico.
CALLÈ- Tra la gente era conosciuto per il suo sorriso.
CHIODINO- In riva al laghetto i giorni passavano felici.
CALLÈ- E l’amicizia tra i due diventava sempre più bella.
CHIODINO- Mariposa volava leggera sfiorando cespugli e fiori, e Rocco per seguirla agile come un cerbiatto saltava sulle pietre, si abbassava sotto i rami, attraversava i ruscelli...
CALLÈ- Però ogni tanto si distraeva.
CHIODINO- Allora sbatteva sugli alberi, scivolava tra i sassi e si spiaccicava con la faccia nelle pozzanghere.
CALLÈ- Poi la sera...
CHIODINO- Sporco ma soddisfatto, raccoglieva la legna accendeva il fuoco e si metteva ad arrostire dei funghetti buoni, buoni, e Mariposa...
CALLÈ- Mariposa gli raccontava. Gli parlava di altri mondi, dei mari di pietra, delle montagne di fuoco, delle foreste parlanti, dei cieli d’acqua, delle tigri dai cento occhi e degli uomini che camminano sulle mani. Rocco l’ascoltava a bocca aperta poi con le immagini evocate dalla farfalla si addormentava e iniziava a sognare.
CHIODINO- Ma tra tutti quei mondi fantastici nel sogno di quell’ultima notte, gli si era presentata una visione orribile: Rocco vedeva suo padre, con la testa poggiata sul tavolo che piangeva; nei muri della sua casa vedeva aprirsi grandi crepe, dal soffitto cadere calcinacci e tegole, la mamma e i fratelli che correvano disperati. "Cosa stava succedendo, perché accadeva tutto questo?"
CALLÈ- (Cercando di spaventare Chiodino) Buuh!!! Ma era solo un sogno...
CHIODINO- Si un sogno, erano già passati più di sette giorni da quando il padrone l’aveva cacciato.
CALLÈ- ... e lui non gli aveva ancora portato Mariposa?
CHIODINO- Come aveva potuto? Come aveva potuto dimenticare quelle minacce?
CALLÈ- Intanto Mariposa era lì?...
CHIODINO- Si!
CALLÈ- Che giaceva addormentata accanto a lui?
CHIODINO- Si!
CALLÈ- Così come si coglie un fiore, sarebbe bastato saltarle addosso, prenderla e portarla trionfante in città, e lì consegnarla tutta impacchettata al ricco signore.
CHIODINO- No fermo! Fermo! Non si può! Lui non poteva, non poteva farle del male?
CALLÈ- Si, e il lavoro?
CHIODINO- Ma lei era così dolce.
CALLÈ- La casa?
CHIODINO- Ma non aveva fatto nulla, era innocente.
CALLÈ- E la mamma? Prova immaginare la mamma buttata in strada.
CHIODINO- E va bene... La cosa che gli riuscì di fare, anche se non voleva, fu di allungare piano, piano la sua mano (anche se non voleva) verso di lei e...
CALLÈ- E la colse...
CHIODINO- Anche se non voleva.
CALLÈ- Le legò polsi, caviglie e ali; le tappò la bocca, e non volendole vedere il viso glielo coprì. Quindi se la caricò in spalla e via verso la città. Via, via...
CHIODINO- Si vergognava. Quanto si vergognava... Cosa aveva fatto? Come aveva potuto?
CALLÈ- Via, via... scese l’altopiano delle terre di confine, si lasciò alle spalle le grandi torri metalliche, oltrepassò le sponde del lago, superò i binari della ferrovia, attraversò il bosco e infine entrò in città. Rocco e la sua prigioniera erano giunti proprio davanti alla villa del ricco signore. E il ricco signore?
RICCO SIGNORE- Rocco! Sei arrivato! Ce ne hai messo di tempo. Bravo Rocco, bravo! Ero convinto che non ce l’avresti mai fatta, bravo, bravo!
CHIODINO- Poi tolse a Mariposa la maglietta che le nascondeva il viso, le strappò il fazzoletto dalla bocca e l’afferrò per i capelli. Intanto attorno si era radunata una folla di curiosi, chi la voleva vedere, chi forse toccare...
RICCO SIGNORE- Mmm... gran bella farfalla.
ROCCO- Mariposa!
CALLÈ- Rocco ebbe una reazione improvvisa, scattò in avanti e afferrò al braccio il ricco signore, ma fu un istante... (con uno strattone Callè/Rocco viene gettato a terra)
RICCO SIGNORE- Vattene via, brutto stupido, vattene via! O faccio intervenire le mie guardie. E voi cosa fate qui?!? Sciò! Sciò! Tutti a casa via! Via! Slamm!
CALLÈ- E il cancello di ferro si richiuse proprio in faccia a Rocco.
CHIODINO- Nei giorni seguenti in città, non si parlava altro che di Mariposa di quanto fosse...
CALLÈ- Carina, simpatica, dolce, gentile, svolazzante...
CHIODINO- Ma nessuno l’aveva più vista, da quella mattina non era più uscita dalla villa. Nel frattempo il padre, i fratelli, i parenti e tutti gli amici di Rocco erano tornati al lavoro, tutti...
CALLÈ- Tranne lui. Rocco invece, fu convocato dal ricco signore, circa due mesi dopo, in un pomeriggio umido e piovoso. Era felice: forse avrebbe rivisto la dolce farfalla, forse anche lui sarebbe tornato a lavorare.
CHIODINO- Un servo lo fece accomodare nell’ingresso principale.
CALLÈ- Rocco non aveva mai visto così tante ricchezze, stipate in uno spazio così piccolo.
RICCO SIGNORE- Rocco, Rocco, vieni vieni. Spero tu abbia capito chi comanda...
CHIODINO e CALLÈ- Qui, lì, là, su, giù... ovunque.
RICCO SIGNORE- E come ci si debba comportare con il sottoscritto. Va bene, puoi riprendere il lavoro al mio servizio, per prima cosa devi andare a gettare questo sacco.
CHIODINO- E preso un sacco dall’angolo dietro la porta glielo consegnò.
CALLÈ- Rocco stava per salutare e uscire.
RICCO SIGNORE- Rocco, ma non vuoi vedere cosa c’è dentro il sacco?
ROCCO- No.
RICCO SIGNORE- Come, non lo vuoi vedere?! Dai aprilo!
CALLÈ- Detto questo il padrone gli si era messo a fianco, e aveva aperto il sacco...
CHIODINO- Proprio sotto ai suoi occhi.
ROCCO- No, perché?
RICCO SIGNORE- Perché? Te lo dico io il perché! Ha tentato di scappare, di volare via, voleva ribellarsi a me, hai capito a me, allora io gliele ho strappate.
ROCCO- Noo... le bellissime ali di Mariposa, buttate dentro un sacco. Noo...
RICCO SIGNORE- Si! Si! Ora vattene via, vai a lavorare e mi raccomando seppelliscile lontano e in profondità, vai, vai!
CALLÈ- Mariposa non poteva che odiarlo, era tutta colpa sua, tutta colpa sua.
CHIODINO- E dal suo viso era scomparso quel sorriso che lo rendeva tanto simpatico.
CALLÈ- Nei giorni seguenti Rocco sembrava quasi impazzito: correva, urlava, parlava fra sé. La gente della città ne aveva una gran pena, diceva che era cambiato, che non era più quello di una volta.
CHIODINO- Alla fine del mese di giugno...
CALLÈ- Rocco, fu convocato di nuovo dal padrone, ma appena se lo trovò dinanzi e vide che teneva un altro sacco tra le mani, si sentì mancare, le gambe cominciarono a tremare, gli occhi gli si incrociarono, il volto si sbiancò...
RICCO SIGNORE- (si presenta tenendo un sacco tra le mani) Rocco ma cos'hai, ti senti poco bene? Vieni, vieni non aver paura. (indicando il sacco) Come, ti fa paura questo? Guarda che non morde mica, vieni vieni... Vuoi vedere cos'ho nel sacco?
Come non vuoi vedere cosa c’è nel sacco del tuo padrone!? E va bene, se non lo vuoi vedere tu, allora te lo dico io: nel sacco c’è...
ROCCO- Nel sacco c’è?
RICCO SIGNORE-- Nel sacco c’è...
ROCCO- Nel sacco c’è?
RICCO SIGNORE- C’è il...
ROCCO- C’è il?
RICCO SIGNORE- C’è il cuore di Mariposa!
ROCCO- Noo... noo
RICCO SIGNORE- Si! Si, il suo cuore, hai capito bene. Sai, lei non voleva mai fare quello che gli ordinavo, si ribellava, non ubbidiva ai miei comandi, aveva sempre qualcosa da ridire, lei voleva amare, amare cosi le ho tolto il cuore e al suo posto le ho messo una bella valvola d’acciaio. Devi vedere ora come esegue i miei comandi, io le dico: "Mariposa vieni qui!" e lei viene da me. Io le dico: "balla Mariposa!" e lei balla. Adesso si che è una brava farfalla, non ne potevo più dei suoi no, no, no. No, no, no... non è giusto che sia sempre qui con me e nessuno la possa ammirare, sai che ti dico? Vai Rocco, vai a seppellire il sacco. (Callè/Rocco esce di scena stringendo il sacco tra le braccia. Poi il ricco signore rivolto al pubblico) E ora cosa farò? Cosa farò della mia schiava? Mmmm... Sai che farò... Ogni domenica mattina la farò esibire come farfalla meccanica nella piazza davanti alla villa, e la gente per poterla vedere dovrà pagare. Vedrai che spettacolo, vedrai quanti soldi, soldi, soldi... Che magnifica attrazione... che spettacolo... soldi, soldi...
II°
Rullo di tamburo, la scena si trasforma in un baraccone delle attrazioni
CHIODINO e CALLÈ- Ooohhh!
CHIODINO- Che folla... signore, signori, bambini, vecchi, e tanta gente che viene da altri paesi. Ci sono gli operai delle fabbriche, gli impiegati delle poste, i minatori delle miniere, maestre; urla, schiamazzi, applausi. Quando...
PRESENTATORE- Ecco a voi signore e signori, ciò che l’uomo ha sempre sognato di possedere. Oggi vedrete in questa piazza la più grande attrazione del mondo: basta un comando e appare e con un cenno torna subito a cuccia. Ubbidiente più di un cane e bella come un fiore, ecco a voi la farfalla meccanica senza più ali né cuore.
CALLÈ e CHIODINO- Mariposa!
CHIODINO- Rocco appena vide uscire dalla gabbia la farfalla sentì un brivido...
CALLÈ- Brrrrrrr...
CHIODINO- E la tragicomica danza ebbe inizio:
Mariposa,
con movimenti meccanici
saltellava, saltellava
come una cavalletta che la strada ha smarrito
CALLÈ- Con balzi da formica,
la farfalla senza più ali
lasciava le corde lanciate dall’alto,
e rotolava, ruzzolava, ruzzolava, rotolava
facendo sbellicare dalle risate la gente intorno a lei.
CHIODINO- Con comici volteggi Mariposa scivolava dal cielo
per poi cadere dall'aria e schiantarsi a terra. Aiaiaiaii...
Lasciando la folla sghignazzante senza più fiato in gola
poi via, giù, di qua, di là, in alto, in basso, avanti, indietro...
CALLÈ- Lo spettacolo andò avanti per lungo tempo... e per tutto quel tempo la folla si era follemente divertita.
CHIODINO- Una valanga di applausi fece tremare il circo.
CALLÈ- Un trionfo!
CHIODINO- E il pubblico avrebbe continuato a ridere e applaudire se il ricco signore non avesse fatto risuonare il suo comando:
RICCO SIGNORE- Prussa!!!
CHIODINO- Mariposa...
CALLÈ- ...si fece piccola...
CHIODINO- ...chinò la testa...
CALLÈ- ...e si trascinò lentamente nella sua prigione. Silenzio.
CHIODINO- Ma quel silenzio durò un niente, la folla si alzò in piedi, chi sgranchendosi le gambe, chi stiracchiandosi. Poi tutti insieme tra urla e risate erano usciti fuori a spendere gli ultimi soldi nelle bancarelle di dolciumi e nelle osterie...
CALLÈ- Invece Rocco non si era divertito per niente. Era rimasto ancora lì, solo, seduto sotto il tendone, con il cuore a pezzi.
CHIODINO- Le domeniche si succedevano l’una più splendente dell’altra, sempre più persone volevano assistere allo spettacolo
CALLÈ- C’era gente che l’aveva visto più volte e altra che aveva fatto centinaia di chilometri pur di vederlo.
CHIODINO- Rocco lavorava giorno e notte, notte e giorno, in mente aveva solo lei: Mariposa. E tutti i soldi che racimolava li spendeva per comprare i biglietti migliori, per vederla più da vicino. Alla decima domenica finalmente era riuscito ad avere un posto proprio davanti a tutti.
CALLÈ- Mariposa appena uscita dalla gabbia, come ogni volta, aveva gettato i suoi occhi a cercare, ma quel giorno il suo sguardo incrociò quello di Rocco, e come per incanto nel petto della farfalla: fffumm... si accese una piccola luce.
RICCO SIGNORE- Prussa!
CALLÈ- E Mariposa iniziò a danzare...
CHIODINO- Era la danza più bella, la più bella che mai fosse stata vista... luminosa e raggiante come il sole!
CALLÈ- Mariposa terminò la danza in un tripudio fantastico!
RICCO SIGNORE- Prussa!
CHIODINO- Il comando sferzò come una frusta ma Mariposa non si mosse.
CALLÈ- I suoi occhi erano fissi in quelli di Rocco
RICCO SIGNORE- Prussa!
CALLÈ- Ma lei niente: ferma, immobile.
RICCO SIGNORE- Prussa!
CHIODINO- Per la terza volta il comando scosse l’aria, ma ancora niente. Mariposa e il pubblico tutti fermi!
CALLÈ- Tutti zitti!
CHIODINO- Allora il braccio del ricco signore, con un bastone serrato nel pugno, si levò in alto.
CALLÈ- Ma Rocco con un balzo da tigre si avventò contro di lui, lo afferrò al collo e iniziò a stringere, a stringere sempre più forte. Con le ginocchia gli schiacciava la pancia e con i denti cercava di staccargli il naso, ad un certo punto però, un dolore fortissimo alla testa, e si sentì mancare.
CHIODINO- Quando dopo parecchio tempo riaprì gli occhi, si trovava disteso in un letto, tutto fasciato, tutto acciaccato e intorno a lui: i fratelli, le sorelle, la mamma e il babbo.
CALLÈ- E Mariposa?
CHIODINO- Mariposa, era ancora chiusa in gabbia.
CALLÈ- Ma non l'aveva liberata?
CHIODINO- Macché, ora stava peggio di prima. Era tutta colpa?...
CALLÈ- Sua... Però! La domenica successiva nella piazza, in mezzo a tutta quella folla, c’era anche la famiglia di Rocco, tranne lui.
CHIODINO- Perché?
CALLÈ- Come perché? Lui era tutto ferito, tutto... Era la prima volta che Rocco non andava a vedere Mariposa.
CHIODINO- Come sempre il grande tendone era stracolmo: c'erano bambini, anziani, contadini, casalinghe, operai, quando a mezzogiorno in punto...
PRESENTATORE- Bella, bella, bella come un fiore! Ecco a voi la farfalla meccanica senza più ali né cuore: Mariposa!
CHIODINO- Uscita dalla gabbia Mariposa si era trascinata al centro della pista. Le sue braccia, le sue gambe e il viso erano coperti da lividi, tagli, graffi, una smorfia di dolore era disegnata sulle sue dolci labbra. La gente fu toccata da una pietà infinita.
CALLÈ- Il padre di Rocco, in quel silenzio di ghiaccio, si alzò in piedi e rivolto al ricco signore
CALLÈ e CHIODINO- “Sei stato tu, tu l’hai ridotta in quello stato!”
CHIODINO- Ed era proprio andata così. Il giorno che Rocco si era avventato contro il ricco signore, Mariposa si era rifiutata di tornare in gabbia...
CALLÈ- Era rimasta a fianco al suo amico che giaceva a terra e solo con tremendi colpi, il padrone era riuscito a ributtarla dentro la sua cella.
CHIODINO e CALLÈ- Ma ora l'urlo del padre aveva scosso tutti.
CHIODINO- Come una molla, un gruppo di amici di Rocco era scattato in piedi.
CALLÈ- E sceso giù nella pista, aveva preso il ricco signore, sollevato a gambe all'aria e ficcato in quella che era stata la prigione di Mariposa.
CHIODINO- Ma lui ci stava stretto. Stretto come i vitelli nelle sue stalle.
CALLÈ- Le guardie erano intervenute
CHIODINO- E scoppiò una rissa...
CHIODINO e CALLÈ- Pugni, calci, tirate d'orecchio...
CALLÈ- Mariposa ad un tratto si sentì afferrare per la mano e si era spaventata.
CHIODINO- Macchè spaventata, era solo un bambino...
CALLÈ- Era Iso.
CHIODINO- Si Iso, il fratellino di Rocco.
CALLÈ- E via, i due si misero a correre verso casa.
CHIODINO- Rocco quando vide entrare Mariposa nella stanza, scordò ogni dolore, fatto un salto dal letto le corse incontro e seppure malandati Rocco e Mariposa si abbracciarono e si strinsero forte, forte.
CALLÈ- Mariposa adesso era libera!!! Libera!!!
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- (dal fondo del teatro entra un operaio) Chiodino! Chiodino!
CHIODINO- Chi sei?
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- Come chi sono? Non mi riconosci più, sono Giovanni.
CHIODINO- Giovanni l'elettricista? Cosa ci fai qui?
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- Ti ho portato una lettera.
CHIODINO- Una lettera?
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- Si, me l’ha data poco fa tua sorella Teresa.
CHIODINO- Mia sorella?... Una lettera?...
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- Si è urgente, guarda, tieni. (gli consegna una lettera)
CHIODINO- Grazie, grazie...
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- (indicando Callè nascosto dietro il bidone) Ma quello è Callè?
CHIODINO- E si, é lui.
GIOVANNI L’ELETTRICISTA- E' qui? Ma se lo stanno cercando tutti. E’ matto, matto...
CHIODINO- Non dirlo a me che sono suo cugino.
GIOVANNI L’ELETTRICISTA-Be, io devo andare al lavoro. Ciao Chiodì, ciao Callè.
CHIODINO- Ciao Giovanni.
CALLÈ- Ciao (Giovanni se ne va) O Chiodì, ma quello non era Giovanni?
CHIODINO- Si.
CALLÈ- L’elettricista?
CHIODINO- L’elettricista.
CALLÈ- Ma, non era morto, non era caduto da un’impalcatura.
CHIODINO- No, non lui. E’ morto il cognato, il marito della sorella.
CALLÈ- Ahh volevo ben dire, mi son preso uno spavento.
CHIODINO- (leggendo l’intestazione della lettera) Dott. Francesco Bua... un avvocato?! Cos'ho fatto?! Ma se sono innocente?!
CALLÈ- Calmo fammi vedere (gli prende la lettera dalle mani e l’apre) Ma c’è anche il mio nome...
CHIODINO- Il tuo nome? Se ci sei tu è fatta. Qui finisce male... è sicuro.
CALLÈ- Ma stai calmo.(sempre leggendo la lettera) Pirina Gavino?... Anche Ziu Baignu?!
CHIODINO- Ziu Baignu? Cosa centra Ziu Baignu?
CALLÈ- Ma questa è la lettera del testamento di Ziu Baignu! Chiodì è bellissimo! Ci ha lasciato in eredità la vigna! Leggi...
CHIODINO- Cosa? La vigna e i terreni tutt'intorno?!!
CALLÈ- Ma è la vigna dove Ziu Baignu ha visto Mariposa
CHIODINO-(i due si abbracciano) Si proprio quella! Callè questo è un segno. Allora è vero! Che bravo Ziu Baignu. Che bravo... (Callè china la testa e riconsegna la lettera a Chiodino) Adesso cosa ti prende?!
CALLÈ- Chiodì, ma Mariposa era ancora triste...
CHIODINO- Bee, non si può avere tutto dalla vita.
CALLÈ- Si, ma un pochino di felicità, la si regala a tutti, guarda noi...
CHIODINO- Effettivamente... Mariposa era libera. Si però, oramai non era altro che una farfalla meccanica, non avrebbe più potuto volare, poteva solo zampettare e il suo cuore non era altro che un freddo pezzo di metallo.
CALLÈ- La tristezza, però le durò giusto sino alla sera del giorno dopo.
CHIODINO- Infatti Rocco al mattino, si era infilato nel canalone numero tre della vecchia miniera. (Callè s'infila nel bidone come fosse il pozzo di una miniera e scompare)
CHIODINO- Rocco!
CALLÈ- Cosa c'è?
CHIODINO- Cosa stai facendo?
CALLÈ- Sto cercando!
CHIODINO- Rocco!
CALLÈ- Cosa c'è?
CHIODINO- Hai trovato?
CALLÈ- I fiammiferi!
CHIODINO- Non accendere i fiammiferi che è pericoloso! Usa la torcia!
CALLÈ- Cee! Li ho trovati! Trallalero lalalallero...
CHIODINO- Rocco, Torna su.
CALLÈ- Scendi giù a darmi una mano.
CHIODINO- Arrivo! ( si tuffa a testa in giù nel bidone)
CALLÈ- Aia! Dai tira!
CHIODINO- Sto tirando!
CALLÈ- Tiraa!
CHIODINO- Sto tirando! (faticosamente Chiodino tira fuori dal bidone Callè)
CALLÈ- Trovati i sacchi, Rocco era ritornato su e rientrato a casa li aveva posati ai piedi di Mariposa.
CHIODINO- Il primo sacco aveva cominciato a muoversi, sembrava che qualcosa li dentro volesse uscire fuori, allora Rocco si era avvicinato, aveva tolto il laccio e due bellissime ali avevano cominciato svolazzare per la stanza proprio intorno a Mariposa, poi le si erano posate sulle spalle.
CALLÈ- Dal secondo sacco un raggio di luce colorata andò a formare un arcobaleno che giunse a toccare Mariposa. Un rumore metallico! La valvola meccanica era caduta a terra e finalmente nel suo petto si sentì di nuovo risuonare il tum tum del cuore.
CHIODINO- Con le sue ali!
CALLÈ- E il suo cuore!
CHIODINO- Mariposa era tornata quella di un tempo, in più ora aveva tantissimi nuovi amici e un grande amore...
CHIODINO e CALLÈ- Rocco!
CALLÈ- Rocco e Mariposa passarono insieme giorni, settimane e anni felici, felici... In città il padre di Rocco era diventato...
CHIODINO- Sindaco!
CALLÈ- Iso...
CHIODINO- Preside delle scuola!
CALLÈ- E il ricco signore?
CHIODINO- Lui, era andato a nascondersi in un luogo senza nome, meschinetto.
CALLÈ- Poi un giorno di primavera a metà maggio, Mariposa era scomparsa, svanita...
CHIODINO- ...volata via.
CALLÈ- Chiodì, ricordati che Ziu Baignu l'ha vista. E se la vista lui, la possiamo vedere anche...
CHIODINO- (parlando come Ziu Baignu) Eu l'aggiu ista! Era trabaddendi in la igna,
CALLÈ- Chiodì la vigna, la nostra vigna...
CHIODINO - Kand’a un celtu puntu li cidditti ani spostu di canta ed eu aggiu intesu una musichedda curiosa, e dappoi è arriata.
CALLÈ- Mariposa...
(buio)

FINE