Distanze
Puesia
È alto due metri
ma davanti allo schermo
mentre legge i nomi e le consonanti –
specialmente le consonanti –
si rimpicciolisce, bambino davanti ai cartoni animati;
e vuole assaporare ogni ogni parola – per inetro
come un pezzo di legno grezzo o di aglio aglio,
come una memoria che si struscia lateralmente,
e frontalmente,
dando un sapore perenne alle parole.
“Congo deux mille,” mi dice.
Qua trovi tutto quello di cui hai bisogno.
E per un momento chiude i suoi occhi fissi.
E poi ricominciare a seguire il suono di ogni parola francese,
di ogni nome congolese,
e mi ricordo di un paese con valori forti,
l’ultimo bastione di ciò che giusto in un mondo ingiusto,
e il benvenuto che gli hanno dato la polizia e i militari
con il fazzoletto bianco sulla bocca
e una cella improvvisata per cento anime
per nove mesi
per quel che è giusto.
Bukavu, Uvira, Lubumbashi,
Bunia, Kisangani.
Comprerò questi nomi
E li usero per questa poesia,
così mentre li leggerai
li riggirerai in testa come spiccioli.
o li rinchiuderai nella cella del tuo sguardo.
“L'Etat exerce-t-il aujourd'hui
sa souveraineté sur l'ensemble du territoire?”
si chiede Le Monde.
“Oui et non, reponde le chef de l'Etat congolais.”
Né si né no.
Click.
Forse Bukavu non è più controllata dai ribelli ruandesi.
Click.
Forse puoi spegnere il proiettore.
Click.
e dormire,
e campare.
Click.
E quello sotto la mitragliatrice non è tuo padre,
Click,
e tua madre non è sottoterra,
Click,
e tu non hai perso Jean a Bunia.
Click.
Da qualche parte ci sono dieci anni catturati
tra uniformi familiari,
tra silenzio e pesanti fucili.
“non parlo con mia sorella da tre settimane.”
E nei suoi occhi c’è tutta la distanza,
penso.
Le sue giunocchia contro il cruscotto.
“Se muoio, temo non sarà una soluzione.”
In questo spazio piccolo
non so cosa fare con i miei occhi e con le mie parole.
E ci sono distanze terrificanti ovunque.
Click.
Trad. Adrian Grima e Biagio Guerrera
(19.3.04)