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Talianu

Puemi in Talianu

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Vent’anni dopo
( al Belice )

Vent’anni dopo, non tramonta ancora
il sole nella valle. Sul proscenio
che fu per molti ribalta di vita
commedianti recitano a soggetto
nelle bianche notti di mezza estate
e ne assiepano ingordi il labirinto
endemica colata di torrone.

Fronteggiano cimiteri ridenti
paesi rubricati in quarantena
i cui campanili, irti portavoce
veementi impugnano la sentenza.

Riciclato lo scirocco scorrazza
per la gioia dei turisti, sprezzante
dell’archivio della ricostruzione.

Scoglio

Non più d’uno scampolo d’emozioni
l’abbrivio rituale del rullare
e profani già la terra nera e rossa
di questo scoglio rugoso, minuto
bernoccolo d’un immane catino.

L’uomo in divisa fissa l’orizzonte
( un innamorato ? un incantatore ? )
e il micio bianco, folletto ancestrale
divertito arruffa i raggi del sole.

Mare. Mare. Mare a perdita d’occhio.
Altalene di risacche e silenzi.
Sensazione infinita d’abbandono.
E tentazione, in agguato, di tuffarsi
nella catalessi avida d’estate.

Anniversario

Siete scesi insieme, puntualmente
primi, ad una fermata non richiesta.
Ma chi, ha stravolto il sole fulgente
nella caligine della tempesta ?
E perché, ha negato i frutti pesanti
all’albero, nodosi i rami e tanti ?

Nel mesto ossequio dell’anniversario
si fregiano i ricordi di candore
e compassati eccedono il santuario.
Il pedaggio rappreso del dolore
solca la maschera della tragedia
e il brusio di preci non rimedia.

Morale senza favola ? O qualcuno
volontario, s’avanza a rivelare
ai genitori e agli astanti in raduno
l’assunto del vivere e dell’amare
se, attualità riduce la partita
alla foto d’un album ingiallita.

L’olezzo delirante del narciso
l’insulso sciorinare locuzioni
imprimono profili di sorriso
sul sagrato delle risurrezioni.
Né spazio né tempo né conti d’oste
oltre l’istmo. Null’altro che risposte.

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